Vecchie cadenze e nuove | Page 7

Emilio de Marchi
entro il suo solco?L'opra dell'uomo, che non dorme al rezzo:?Sai come, esempio al pigro, anzi rampogna,?Il miel dall'arnia che più freme fili:?Rompe il sasso la stilla e schiude il ferro?Alla marmoree ninfe il passo e il volo:?Sai come scorra, spola entro il traliccio,?L'umana volontà dagli aurei fili.
Già di natura tra i più fitti arcani?Leggesti fanciulletto, allor che in traccia?Dei boschi andando e dei deserti monti,?T'era saggia maestra la formica.?Allor ti apparve l'inquieto affanno?Delle cose operanti ed il segreto?Della Vita, che a palmo invidia a palmo?Il campo al ferreo piè della Nemica.
Fu tuo dolor la stretta onde si duole?Nella viscida ragna il moscherino?E del morente grillo entro la tana?Miserasti tu placido la sorte:?Tu non del tuo, ma del dolore altrui?Doloroso ti muovi e guardi e temi?Non il tuo danno, ma l'ingiuria e il fato?Che all'umil giusto fa men giusto il forte.
Già con medica man indi mirasti?Degli anni in sul fiorir (quando più scorre?Amore ai sensi rugiadoso e molle)?A far incontro al Mal colpi leggiadri:?Sì che l'opra si spande, e come il sole?Spazza la nebbia in fondo alla palude,?è luce ove tu scendi, è vita, è pace,?è perdono, è sorriso almo di madri.
E a te letizia corre incontro e ride,?Se dal palagio tra gli scossi campi?Al lavor de' tuoi servi arrechi il dono?Della parola che le voglie esorta.?Oprar con loro anche t'è bello e senti,?Quando poi siedi co' tuoi figli a mensa,?Uscir dal pane un pio savor di fame?Ai denti ignoto della gente morta.
IL CANTONIERE
Col suon corrente la muta frangono?notte le ruote. Accusa il fischio?spaventevol la macchina che arriva,?che brace e fumo vomita.
Passan sui piani, ove la candida?neve dimora, le calde macchie?del sangue, che dall'orbite i fanali?biechi nell'ombra versano.
Passa ed il lento sonno e la tiepida?dolcezza rompe dei baci, o tenera?sposa, che voli al sospirato amplesso,?un bianco lume vivido,
che getta un rapido saluto e rapido?cade nel perso aere.... Morbida?reclini in seno al tuo diletto e sogni?nella rapita immagine,
una casetta sogni di candide?nevi coperta e un fuoco e un palpito?d'amor nella silente erma campagna?e senza fine un giubilo;
una casetta che april di glicini?circondi e irraggi il sol di fulgidi?eliotropi sull'orlo d'una verde?ombrosa solitudine!
Stan nelle valli coi bruni vertici?al ciel le chiese; lucenti si aprono?agli oz? dei palagi l'alte porte;?le ville ai poggi ridono:
Gridano i borghi vivi del fremito?dell'arte: Invidia agita ed Odio?le case sparse nel fecondo piano,?che al mio fuggir s'involano:
Tu, guardiano, pago alla povera?capanna, al segno fisso, propizio?genio custode dei destini erranti,?ai nostri sogni vigili:
ai nostri affanni vigili: e principi?rendi e tesori securi ai popoli,?tu la coscienza che giammai non dorme,?tu dell'amor un palpito.
Passan le genti innanzi e sfuggono?come ombre labili in acqua tremula:?nei carri alati van gemiti e canti,?vanno le cure e tornano;
pazze alla meta le voglie corrono,?corron sdraiate molli e trionfano?le viaggianti vanità più stolte;?tu sol, tu resti assiduo.
Al raggio fervido del sole, al perfido?urlar del vento, ai geli, al piovere?dell'irte nevi, a te pur sempre eguale,?la tua bandiera sventoli.
Non gloria il drappo ne l'aria sventola?(non è di sangue lordo e di lagrime)?non rauca stride la cornetta a segno?di morte.... Al ben degli uomini
sacra d'un uomo sta la miseria,?sacro il dovere che sorge rigido?contro la fame. Ignoto ai vivi e al tempo?di te che resta?--Un numero.
A UN VECCHIO CROCIFISSO
O buon Gesù, che invecchi sulla croce,?Scendi, ripiglia la tua veste bianca;?Vedi l'umanità, che a te la stanca?Mano distende e stanca alza la voce.
Il morto capo sgombra dall'incenso?In cui ti celi all'occhio dei meschini;?Dalle valli, dai monti e dai confini?Ultimi ascolta un singhiozzar immenso.
Scendi dal legno e le stecchite braccia?Sciogli, a stringere il mondo un'altra volta,?La tua greggia, o pastor, che va disciolta,?Teneramente al cor stringi ed allaccia.
Non vedi il nembo presso all'orizzonte?Già grave d'odio annuvolar la terra??Dall'odio seminato urla la guerra?E volge sangue della vita il fonte.
Indarno il lento cantico di pace?Mandano i sacerdoti alla tua croce,?Chè rauca è fatta al chèrico la voce?E ignoto il libro tuo nel tempio giace.
Regna avarizia dei potenti in cuore?Famelica, e di lacrime si pasce:?Onde mal nasce e invidia già chi nasce?Il sonno a quel che affaticato muore.
Scendi; ritorna nella veste bianca?O del pietoso Amor biondo profeta!?Anche una volta l'aspre voglie accheta,?Sfamaci, o Padre, poi che il pan ci manca.
Sull'orme tue risorgeran gli ulivi?E stilleran dalle tue man gli unguenti?Dietro al profeta torneran le genti,?Recando in braccio i pargoli giulivi,
Vieni nel tuo splendor mite, siccome?Il dì che andasti placido sul mare;?Il popol vieni, Amico, a consolare,?Che mal si segna nel tuo santo nome.
PARTE II
LE VAGANTI IMMAGINI
CANTILENE DI NATALE
I.
Vorrei, se fossi il Re delle magìe,?Stender stanotte un bianco ampio mantello?Di neve sopra i tetti e per le vie?E in ogni casa alzare un focherello.
Al suon di pastorali melodie?Andrei pel mondo in groppa a un asinello?A scongiurar gli affanni e l'altre arpie,?Che stridono l'ingiuria al poverello.
Tornar farei gli arcangeli dei morti?A rendere alle madri lagrimanti?Con un sorriso i pargoli risorti;
E a quanti sono derelitti amanti,?A quanti sono
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