Vecchie cadenze e nuove | Page 6

Emilio de Marchi
afflitto?ti chiama e bianca a te volge la testa?la moribonda, quando vai pietosa?tra i molti letti in fila.
Sì, tu, come la mite entra di luna?luce per le finestre, ai molti mali?rechi un sorriso e ancor più dolce mesci?ai pianti umili il pianto.
Bontà, raggio di Dio, passa le pietre,?trapassa i cuori nel dolor sepolti,?di lei vivono i morti e in lei non muore?chi sen riveste e cinge.
Tu, perchè buona, fatta già sicura?tra noi mortali dubitosi e tardi?cammini innanzi e colla mano accesa?a noi rompi la via;
si che possiamo nella triste valle?credere a un raggio dell'eterna Luce?e sul tuo piede rintracciar la meta?delle lontane cose.
IL FIUME E LA VITA
Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando,?Tra i rochi sassi nel silenzio vai:?Donde partisti e quando?E dove e perchè vai forse che il sai?
Tu mi risvegli e ti sento passare?Pieno di pianti nel frigido letto:?Alzo la testa, e se attendo mi pare?Che meco pianga, o vecchio poveretto,?Perchè sei stanco di dover andare.
Mentre riposa ciascuna persona,?Tu sol non cessi dal lungo tuo guaio:?Fai nel passar una romba che suona?Come il girar d'un immenso arcolaio,?A cui la testa lenta si abbandona.
E lento mi abbandono sul guanciale,?Tornando ai sogni in cui tu piangi ancora.?Qual forza ne trascina entro il fatale?Corso del tempo e mai senza dimora?Uomini e fiumi in un destin uguale?
Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando?Tra i rochi sassi nel silenzio vai:?Che vai tu domandando??Segui tua forza che non resta mai.
? * *
Nell'ombra d'un altissimo mistero?Nato dal pianto di fonte romita,?Sceso saltando per picciol sentiero?(Che per noi prende il nome della Vita)?Di balza in balza con rumor leggiero
Garrulo strepitasti, o fresco umore,?Di giovinezza tua cérulo e molle,?Ora questo baciando ora quel fiore?In un bel gioco tra le verdi zolle?(Che per noi prende il nome dell'Amore).
Dai caldi soli poi fatto vorace,?Più che d'acque lucente di tue spume,?Sprezzasti il verde dell'antica pace?Per penetrar gli abissi, avido fiume,?Portando guerra come ai forti piace.
Così si ruppe il giovanil tormento?Di questo cor contro le sorti cupe?Del viver, nè temette lo spavento?Che mugge ai piedi dell'aerea rupe,?Quando si sparse la gran forza al vento.
Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando,?Tra i rochi sassi nel silenzio vai:?Precipitar amando?è legge antica che non cangia mai.
? * *
Fatta più saggia l'anima si stende?In più docile corso. Ama la riva?Dei campi ove più densa erra e discende?L'ombra dei salci e la canzon giuliva:?E lieta dona quel che lieta prende.
L'estate in noi si specchia e corre l'onda?In mezzo ai fiori e in mezzo all'erbe piena:?L'opra dell'uomo placida seconda?Quando ai molini le sue forze mena,?O d'antica città bacia la sponda.
I neri ponti dagli archi fuggenti,?Gli ardui castelli e le ruvide mura?Senton l'istorie delle vecchie genti,?O sacro fiume, entro la notte oscura?Uscir dall'ombre de' tuoi fiotti lenti.
Le sente del poeta il mesto cuore,?Che ripieno di spiriti e leggende?Evoca i tempi e fa riscoccar l'ore?De' giorni morti, mentre il corso scende?Nella barca che porta il suo dolore.
Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando,?Tra i rochi sassi nel silenzio vai:?Proceder forte oprando?Questo ti salvi se di più non hai.
? * *
Alle città siccome fresca vena?Scendi di vita a rinnovar la forza,?L'acqua tua lava il fango che avvelena?Le dimore dei vivi e l'aria ammorza?De' giorni tristi e della calda arena.
Così sognai recar, fiume regale,?Ai pigri affanni l'onda de' miei canti?Come tu scendi in tuo furor fatale:?Così coi versi flagellar sonanti?Il fango che sugli uomini più sale.
Gran sogno, ohimè... Già l'onda, ohimè si lagna?D'esser poca allo sdegno... ohimè, già stanca?Nella maremma s'impaluda e stagna?L'acqua morta che pullula e che manca...?Già della morte il mare mi guadagna.
Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando,?Tra i rochi sassi nel silenzio vai:?Senza cercare il quando?Andiamo al fine che non manca mai.
AD UN GENEROSO SIGNORE
Mugge dall'ampio casolar la mandra,?Che bianco fiume a te versa di latte,?Donde poi tragge il tuo castaldo un aureo?Fiume al palagio: ma ti sforzi invano?Esser contento. Oh perchè mai si adira?Coscienza quasi vergognosa e freme?Il cor, quando tu vedi a un pigro nume?Fumar dell'opra altrui la valle e il piano?
Balzan veloci i tuoi cavalli al caldo?Schioccare delle ferze e corre il suono?De' tuoi cocchi tra i pallidi tuguri,?Ove il popol si annida, ultimo gregge.?Ma se dall'alto ai neri tetti il guardo?Volgi, che stanno come pietre al sole,?Ah delle cose il tuo pensier ravvisa?L'intimo error e la spietata legge.
Non versa a te l'oblìo della menzogna?Il vin che invecchia nelle oscure celle,?Dolce vendemmia degli antichi tralci,?Che ruppe ai padri il tedio doloroso:?Nè al gioco cerchi o alla superflua mensa?O al tripudio di Venere danzante,?Come de' pari tuoi l'agile sciame,?Contro all'acerba Idea sonno e riposo.
No, tu sei giusto. L'armonia del vero?Suona com'arpa dall'esatte corde?Nel tuo spirto magnanimo ed aperto?Al caldi venti dell'affetto. Il trono?Su cui ti diede di seder la sorte?Non per stolto dominio, e ben lo sai,?Fu a te largito o per sollazzo al volgo,?Ma sol per esser regalmente buono.
Tu sai come maturi
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