d'Attilio,
che il giovane se lo sentì intormentire; però, volto al vecchio pieno di
livore e d'odio,
«Ringraziate Dio e san Marco,» disse, «che abbiate trentasette anni più
di me; che altrimenti i vostri eredi avrebbero riso domani.»
Il parlar alto del giovane Gritti fece che in quella camera s'affollasse
gran parte delle persone che trovavansi a quella festa per vedere e
sentire di che cosa mai si trattasse. Il Candiano non pensò già di tacere
in faccia a coloro. Anzi con voce più alta e con modi più severi e
solenni, così prese a dire:
«Giacchè mi costringi a parlarti più chiaro, o meschino beffardo, sappi
che le mie parole non saranno senza effetto. Tu hai offeso la povera
famiglia di Tritto, e dopo avere attentato all'onore dell'innocente sua
figlia, hai ucciso il prode fratello di lei, unico sostegno della miserabile
famiglia. Quel vecchio è venuto a supplicarmi perchè io m'interponessi
al suo vantaggio, e un momento fa chi aveva commessa tanta
ingiustizia, se ne gloriava irridendo le lagrime del vecchio desolato. Per
Dio, mi penso che codeste tristizie facciano orrore agli stessi Barbari, a
cui facciamo la guerra, e de' quali parlasi fra noi con tanto disprezzo.
Però in faccia a tutta questa buona gente ti chiamo vile e infame, e così
sempre ti chiamerò infino a tanto che non avrai obbedito a quel che
vuole la legge.»
«Senator Barbarigo,» disse Attilio per risposta a quelle parole,
sforzandosi a celare lo sdegno sotto l'apparenza dell'ironia, «sarete
persuaso che questa sera il vostro vin di Cipro ha fatto male a
qualcheduno.»
«Stolto beffardo,» proruppe allora Candiano, «in faccia a queste illustri
persone non mi degno ora più di risponderti con parole. In faccia a
queste persone io ti do quel solo che meriti. Prendi, e va sfregiato per
tutta la vita.» E così dicendo d'un manrovescio percosse la guancia al
giovane Gritti.
La mano di Attilio, in men che non si può dire, brandì lo stiletto, e fece
per gettarsi sul corpo di Candiano. Per buona ventura si era esso ritratto
a quella furia del giovane, e di traverso afferratolo per la mano, lo
sforzò colle potenti sue strette ad abbandonare quell'arme, intanto che
molti fra gli astanti s'erano fatti intorno al Gritti per rattenerne la furia.
Nè si può con parole dipingere al vero come colui si venisse
contorcendo vedendosi chiuso il campo ad una subita vendetta, basti il
dire che a versar fuori quello spasimo di rabbia che lo aveva invaso,
s'era per tal modo stretto co' denti il labbro inferiore che ne fece
spricciar vivo sangue.
«Per ora è bene che tu sappia,» continuava Candiano, «che il mio
palazzo è in canal grande, che in Venezia vi son molti luoghi remoti per
ribattere un'ingiuria, se mai tu ti credessi offeso, e che a me non pesano
ancora i miei sessantasette anni. In quanto alla famiglia del povero
Tritto ci provvederò io medesimo.....» E senza più altro si tolse di là.
Dopo que' primi soprassalti d'ira, il Gritti aveva subito una specie
d'atonia, che lo fece durare immobile nel mezzo della camera per molto
tempo. Non parea vero al borioso e spavaldo giovane d'aver potuto
sopportare una sì grave offesa; intorno a lui frattanto ogni cosa erasi
rimessa in calma, chè tutti gli astanti, ad uno ad uno, l'aveano
abbandonato, non osando più rivolgergli una parola; e il senator
Barbarigo, fin dal punto ch'era cominciata la contesa, avea pensato
uscire di quella stanza.
Vi ritornò per altro di lì a qualche tempo. Fermatosi in prima a
riguardare il Gritti ed accostatosi a lui,
«La campana di Sant'Elmo,» disse, «suonò dieci ore. Quasi tutta la
gente è dileguata dal mio palazzo, i doppieri più non brillano, ed è
un'ora buonamente che tu stai qui solo ritto, immobile e cogli occhi a
terra. Che cosa pensi?
«Se nel vostro vin di Cipro,» rispose Attilio scuotendosi d'improvviso,
«aveste gettato polvere d'arsenico, penso che io avrei dovuto
ringraziare mille volte la mia fortuna.»
«I morti non seppero mai vendicare le offese ricevute.»
«Chi mi parla qui di offesa, chi ardisce ricordarmela? Senator
Barbarigo, non mi traete in furore, e se vi fu taluno che in faccia a tutta
Venezia osò svillaneggiarmi, svillaneggiar me che non ho mai patito
sopruso da chicchefosse uomo del mondo, è tal cosa che ciascuno
dovrebbe fingere di non sapere in faccia me.»
«Un'ingiuria che dev'essere vendicata, deve essere ricordata, Attilio.»
«Questo lo credo anch'io.»
«Dunque?»
«Dunque, io sono sì sprofondato che non vorrei mai più veder luce, nè
uscire mai più fuori all'aperto: pure se mi venisse in pensiero qualche
atroce modo a vendicarmi, qualche cosa di straordinario, d'inaudito, di
orribile, penso che tosto lo manderei ad effetto.»
«Lascia fare al tempo, Attilio, e a rivederci domani.»
Queste parole di congedo furono pronunciate dal Barbarigo, quando
sentì bussare
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