l'attenzione dei due illustri giuocatori, entrarono per caso in
quella camera una frotta di giovani che facevano corona all'Attilio
Gritti alterato dal bere, e mandavano grandissime risa ad ogni sua
parola.
«La Serenissima, mi capite, non mi lascia uscir facilmente de' suoi
confini, e qualche cosa bisogna pur fare. Siamo giovani, non ho più che
trent'anni. Per Dio... i vini del senator Barbarigo zampillano largamente,
e le fanciulle guizzano ch'è una vera maraviglia.»
«A proposito di fanciulle, come sei riuscito a spuntarla colla figlia del
Bertuccio che sta in piazza San Giovanni e Paolo.»
«Oh così e così. La ragazza mi piaceva, il padre non voleva e faceva
uno scalpore di casa del diavolo. Voi sapete che questi uomini non
vanno alla mia natura, e però bisognava che me lo togliessi dinanzi.»
«E come hai fatto?»
«Non mi ricordo bene. Ma so che adesso il buon uomo è allo spedal di
San Lazzaro. Alla fanciulla poi ho fatte grandissime promesse, ed ella
mi martella dì e notte per sapere quando la sposerò.»
«E quando la sposerai?»
«Appena che avrò pagato i tremila ducati all'ebreo che sta qui in sul
canto.»
«E la figlia dell'arsenalotto Tritto?»
«Sappiamo che quel povero vecchio guaisce appena che ti sente a
nominare.»
Intanto che si facevano questi ribaldi discorsi, il senator Barbarigo
continuava a giuocare colla sua imperturbabile freddezza, poco o nulla
badando alle parole d'Attilio Gritti. Non così Candiano, che ad ogni
parola di lui si agitava manifestamente, e vi fu un punto che il suo
pugno battè con gran forza sullo scacchiere a collocarvi la pedina.
«Ammiraglio, non v'alterate,» dicevagli il senatore, non sapendo
indovinare la vera cagione di quel subito sdegno, «il giuoco non va
sempre a seconda. Perchè vi alzate, ammiraglio?»
All'udire alcune parole di scherno che il Gritti aveva pronunciate contro
il povero arsenalotto a cui aveva ucciso il figlio e tentato disonorare la
figlia, l'ammiraglio era di fatto balzato in piedi e fattosi in mezzo a que'
giovani che con tanta lena ridevano a quelle ribalderie del Gritti, e
movendo intorno la severa pupilla che brillava sotto al folto suo
sopracciglio,
«I giovani d'oggidì,» prese a dire, «si danno al bello spirito, a quanto ho
potuto sentire. Ma se la memoria non mi tradisce, v'è una legge che ci
obbliga, quanti siam figli della Serenissima, a indennizzare coloro a'
quali s'è fatto alcun danno.. È una legge del secolo XI, sancita da que'
nostri buoni antenati ch'erano specchio di probità e di valore.»
«Le corazze e i morioni di quel secolo,» rispose Attilio, volgendosi a
guardar Candiano con un fare tra lo sbadato e beffardo, «sono appese
alle muraglie dell'arsenale, e tanto sono irrugginite che non v'è chi più
vi badi. Pensate, ammiraglio, che quella legge del secolo XI, è un ferro
vecchio da appendersi insieme a quelle corazze e a que' morioni.»
«Torno a ripeterlo. I giovani d'oggidì si son dati al bello spirito. Ma se
la Serenissima non vi permette d'uscire, quando il volete, da' suoi
confini, v'è anche taluno che avrà forza da farvi stare entro i confini
della giustizia. Per Dio, non c'è da ridere, cari miei. Questi giovinotti
d'oggidì ridono per un nonnulla, è una vera sciocchezza.»
«Questa parola, se non l'avesse pronunciata l'ammiraglio, avrebbe fatto
uscire questa spada dal suo fodero.»
«Sta quieto, mio prode, a miei tempi il milanese Battista Mandello dava
lezioni di scherma in arsenale, e fece ottimi scolari. Vorrei sapere se i
giovani d'oggidì valgono i giovani d'una volta.»
A queste parole l'Attilio Gritti, che per costume non aveva rispetto di
chicchefosse uomo del mondo, e per soprappiù era alterato dal vin di
Cipro, voltosi a suoi compagni, e dando in uno scoppio di riso,
«A colui, disse, che ricorda così bene i provvedimenti della
Serenissima Republica, è uscito di mente che in riva al canal San
Secondo, fu eretto uno spedale pei vecchi cadenti. A colui
bisognerebbe rammentarlo.»
Candiano, a quest'ingiuria, non potè durare nella dignitosa sua calma. Il
volto gli si accese, e le parole gli borbogliarono sulle labbra senza che
potesse pronunciarle intere. Stato così per qualche tempo,
«I vecchi,» rispose, «che hanno ricordata la legge del secolo XI, i
vecchi la faranno osservare ai giovani che son privi di memoria. Ho
sentito dire di un tale che in cinque anni ha ucciso un gran numero di
cavalieri in duello.»
«E quel tale sarei forse io.»
«Benissimo,» continuava Candiano, «occhio acuto e braccio forte
fanno il miglior schermidore. A miei tempi lo fui anch'io; però anche di
presente, che conto sessantasette anni, il mio occhio sa fissare il sole, e
il mio braccio può ancora rattenere la fuga di una corvetta nemica.
Questo ve lo dico perchè tutti lo sanno, e anche tu lo dovresti sapere.»
E in così dire venne squassando con sì gran forza il braccio
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