cupo, angosciosissimo. ?In vent'anni tre volte ho sorriso,--esclama--quando la prima volta su un'altissima cima vidi all'orizzonte sorgere il sole e vidi che avvolgeva anche me ne' suoi raggi; quando suon�� la tromba che mi chiamava all'armi, quando... Non �� riso, �� sogghigno! Ebbene sogghigno oggi in cui mi trovo tanto deserto....?
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Come nel Tintoretto, cos�� in molti dolori dell'Ugo il Bazzero descriveva i suoi. Quell'anima dolce e tenerissima, che non sapeva far male a una formica, caric�� i suoi personaggi di feroci furori e quasi li incaric�� delle sue vendette. �� un mistero che molte pagine del presente volume spiegheranno.
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Anch'egli am�� la sua donna, ma noi come tutti gli altri. Am�� troppo castamente, e sacrific�� all'ideale pi�� che non sia permesso alla debole natura umana. Fenomeno strano �� questo che in un tempo, in cui dal languido romanticismo l'arte e con essa il sentire si avviavano verso il godimento pagano del realismo, strano fenomeno veramente �� il vedere questo solitario rifugiarsi nel deserto, con un'immagine sola soavissima nel cuore, meno donna alla fine che luminosa e innocente visione, ch'egli ador�� estatico come quel d'Assisi ador�� la Vergine sua, ?Vi dir�� (troverete negli Schizzi dal mare), che una fanciulla bionda, la mia fanciulla che mi cantava le poesie d'Iddio e dell'amore, mi ha fatto piangere e mi ha ammalato a letto. Mi offriva vaniglie, viole del pensiero, versi francesi e sorrisi di santa Cecilia, l'organista.?
A noi non �� permesso di togliere il velo di cui egli volle circondata Lidia, una bionda straniera, assai colta, che viveva del suo lavoro, la quale, prima non pot�� corrispondergli perch�� stretta da un'altra promessa; e sciolta questa, quando forse poteva farla sua, egli o non seppe o non os�� contraddire a un'autorit�� ch'era dover suo di rispettare. Poco importa a noi di sapere come scoppiasse in quel cuore, dopo un'alba ridente d'amore, un tumultuoso uragano, che lo spinse fino all'orlo dalla morte. Pi�� che una lotta fra vivi, fu una lotta di fantasimi creati dal desiderio e dalla volont�� in cozzo, sostenuta coll'energia dell'anacoreta, voluta per forza, inasprita dalle istigazioni feroci della natura. Questa �� la storia dell'Anima, che egli scrisse giorno per giorno, nel silenzio del suo studiolo, e che noi confidiamo a tutte le anime delicate che sanno accogliere ogni dolore umano con umana carit��. A chi ci domandasse l'utilit�� di una pubblicazione di questo genere, noi non sapremmo rispondere nulla, perch�� certe cose si appannano solo a toccarle colla punta delle dita.
Immaginiamoci invece il fondo della pineta vastissima colle sue ombre folte: e innanzi al pensiero del vergine giovinetto una immagine di donna, esule da una patria infelice, Lidia: immaginiamoci il vecchio cimitero del villaggio con tutti gli accozzi della rovina, e il fido cane che parla all'amico poeta co' suoi grandi occhi onesti: poi �� a pensare un'anima per indole molto religiosa, anche quando la mente non crede pi�� ai misteri sacri del pane e del vino, ma che per una deliziosa superstizione si accosta alla comunione per sentire Iddio nel fremito dell'amore, per vedere Iddio buono e grande attraverso alla diafana idealit�� della donna! Questo mistico �� artista non soltanto come frate Angelico, ma con impeti umani, come la calda scuola de' suoi adorati cinquecentisti; onde il cozzo delle passioni, e voci strazianti, e contraddizioni ed esecrazioni miste ad estasi stupende, e dappertutto un incalzante presentimento di morte.
Il lettore trover�� in queste centoquaranta pagine dell'Anima qualche cosa di soverchio che ci fu necessario di lasciare cos�� per tenere insieme nella materia uno spirito troppo irrequieto; e spero che non gli vorr�� far colpa se nella foga dell'improvvisazione e del dolore il giudizio di chi scrisse sulle cose e sugli uomini e il tenore dello stile travalica di qualche linea la misura.
Il Bazzero fu un diligente coltivatore del dolore e lodando lui, a questi soli splendenti, si pu�� far credere che si voglia rimettere in auge un genere d'arte che si estinse da un pezzo nelle proprie lagrime.
Sappiamo anche noi che uno dei modi di rendere le nostre passioni troppo intense e malaticcie �� di rifiutar loro ogni consolazione, e che nel moderato esercizio dei nostri affetti �� l'equilibrio della vita, e forse la felicit��. Il Bazzero ebbe torto di rifiutare tutte le gioie che questo mondo gli poteva dare, e di schernirle, come insulse o troppo volgari; ebbe torto di credersi pi�� forte della natura, che �� la fonte della vita e di avere quasi una superstiziosa paura di ci�� che in qualche modo poteva fargli piacere. Sappialo che �� meglio allargare la vita in cerchi sempre pi�� grandi fino a comprendere la rassegnazione e la coscienza delle umane cose, anzich�� restringerla nella celletta del cervello per forza d'una morale contrazione.
Ma ogni pi�� bel ragionamento non ha mai guarito un cuore afflitto, e quand'anche il Bazzero non
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