Dal terrazzo si vedr�� sfilare sull'acqua un'immensa processione di lumi, lentissima, imponente).... Che ��?... �� il funerale di Tiziano! (chinandosi sulla figlia). Tutto �� finito! Famiglia ed Arte!
SCENA ULTIMA.
MARCO(3), dalla scala di terra, sale al terrazzo, lo attraversa frettolosamente e giunge all'uscio: sta in sospeso per la gioia: trova semiaperto ed entra.... Il TINTORETTO gli viene incontra, reggendo la figlia sulle braccia.
TINT. Non �� pi�� tua! Ella �� d'Iddio e dei posteri!
* * *
L'Ugo, che l'autore dedica alla sua prima amarissima delusione, �� la prima parte d'un romanzo sul secolo X, che vide la luce nella Vita Nuova. Il genere astruso dell'argomento e dello stile stanc�� i lettori del giornale abituati al facile leggere. Raccolto poi in un volume, la critica l'addent�� colla sua solita inconsulta voracit��(4). Il Bazzero ne rest�� tanto conturbato che non volle pi�� continuare. Rileggendolo in questi mesi ho risentito ancora il sentimento faticoso della prima volta, ma se l'affetto non mi fa velo, credo che vi siano in queste 130 pagine, cinquanta almeno degne d'un grande scrittore. E non sarebbero poche per un libro! Che tempi fossero quelli ch'egli vuole descrivere, ce lo dice presto in un modo vivo e incisivo:
"Erano quelli i tempi in cui un cavaliere noverava, come un sellaio, le fibbie e i chiodi della sua sella da battaglia e neppure sbagliava in un sopranome a quegli arnesi e forse forse moriva senza tutto avere appreso il paternoster dalla bocca della madre o del chierico: tempi in cui, io credo, che la natura non si sarebbe messa su via fallata, se avesse ai priminati delle famiglie baronali dato a vece di cranio addirittura un elmo, a vece di lingua una lama, e per cervello qualcosa di bollente che fuori uscisse e fosse mostruoso cimiero. Io non so se ancora allora i bambinelli si tormentassero colle fasce: se cos�� fosse stato, non mi sarebbe punto di maraviglia se anche trovassi nelle cronache che la madre di Garmario saluzzese, madonna Sandra, torturasse le membra del suo figliuolo, serrandole in una bandiera insanguinata, o che il padre di Forcone da Ivrea recasse al castello per la bisogna materna della sua moglie Ageltruda la soprasberga dell'inimico bucata e ribucata a colpi di spada: l'avo Attone da Susa leg�� con sacramento ai nascituri dal suo Rogerio il lembo stracciato a morsi della sozza camicia che vestiva nella torre della fame. Messer Adalberto era primogenito, ed aveva avuto madre come l'ebbe Garmario, padre come quello di Forcone, ed avo della taglia di Atto. Finch�� vissero i suoi, impar�� che nelle sale feudali l'agnello santo del perdono ci sta figurato solo per spasso di qualche frate dipintore, il quale fa il mestiere, �� pagato, e se ne va dal ponte: impar�� che negli steccati dei giuochi d'arme, se le cadute da cavallo v'incarnano gli anelli di maglia nelle membra, perch�� la lancia dell'avversario vi coglie, �� meglio che quelli vadano fino al cuore a condensarvi dentro tutto l'odio, e questa vi avesse passato fuor fuora, senza accorgervi di provare vergogna! Impar�� che le dita ci furono date da natura per contare le vendette da farsi: segnar croce colla penna �� da monaco, tagliare colla spada da cavaliere: si vive collo usbergo maledetto, si muore coll'abito immacolato di qualche monistero."
Ugo �� un tessuto di scene, una successione di quadri storici, di figure riprodotte dalle cronache, di atteggiamenti che sembrano scolture, di truci spettacoli, incisi con uno stile di ferro.
La lettura non ne �� facile come dell'elegante prosa del D'Annunzio e della lucida scuola degli Abruzzesi, ma �� una prosa nutrita di studii e di forti riflessioni, che durer��, io mi lusingo, nel giudizio dei buongustai, pi�� del tempo che dura una moda.
Ecco come il Bazzero vi dipinge le sue figure.
Dopo aver letto sono tubae il bando pasquale ai vassalli, l'araldo Guidello e il chierico Ingo, poco lieti delle mancie ricevute, si allontanano cos��:
"E mossero gi�� dalla scalea della chiesa. La piazzuola della curte era deserta. Essi presero ad uscire dalla viuzza fiancheggiata dalle casucce dei montanari, oggi boscaiuoli, domani alle giornate d'armi, sempre poveri e sempre irosi. Intorno all'edera frusciavano con volo tortuoso le nottole; gli usci erano chiusi, gli arconcelli delle finestre lucenti di strisce rosse dal sotto in su, che venivano dai focolari posti in mezzo alle stanze; sullo sfondo si vedeva una montagna gi�� sfumata nella nebbia del crepuscolo.
I nostri due procedevano silenziosi, e, bench�� sotto la protezione del loro signore, pure affrettavano il passo e sulla punta dei piedi.
E l'uno calava il cappuccetto sulla testa tonsurata e nascondeva la pergamena sotto la tonaca, e l'altro storceva una mano all'indietro ad assicurarsi che la tromba non percuotesse coll'elsa della spada o col pugnale: e quegli guardava sospettoso le pieghe del drappo ventilante dallo strumento del compagno, come se da quelle dovesse uscirgli il malanno: e questi imprecava
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