Speranze e glorie; Le tre capitali | Page 8

Edmondo de Amicis
procede dal
cuore anche più che dallo spirito, ora che la durezza della lotta per la
vita e la esperienza della tristizia umana non v'hanno ancora rintuzzato
il senso della generosità e della compassione. Milioni di vostri fratelli a
cui la fortuna ha negato il conforto e l'onore degli studi, e chiuso la via
d'ogni agiatezza, confidano nell'opera della gioventù studiosa, sperano
che almeno voi studierete spassionatamente la loro causa; e a questo
noi v'esorteremmo del pari, quand'anche dalle vostre meditazioni
doveste esser condotti a una fede opposta alla nostra, poichè noi pure,
come quel focoso flagellatore dell'«Indifferenza religiosa», preferiamo
gli avversari dichiarati che, combattendoci, soffiano nel nostro ardore,
agli indifferenti che rifiutano di combattere; davanti ai quali ci cadono
le armi dal pugno e gli entusiasmi dal cuore. Occupatevi della quistione

fin d'ora, perchè in nessun modo riuscirete a scansarla nell'avvenire,
qualunque campo d'azione siate per scegliere; perchè essa vi si leverà
davanti negli studi solitari, nell'esercizio della professione,
nell'educazione dei figlioli, nell'adempimento d'ogni vostro ufficio di
cittadini; perchè essa s'attraversa oramai a tutti i passi della vita e
s'affaccia a tutti gli sbocchi dell'intelligenza; perchè tutte le questioni di
politica europea, e le lotte dei partiti parlamentari, e le splendide feste
delle arti e delle industrie, e le grandi solennità patriottiche, e perfin le
guerre internazionali, non son che episodi della storia, che la
nascondono per brevi spazi di tempo; passati i quali essa riappare
all'orizzonte, altissima, immobile, eterna, come la piramide di Cheope
quando cade il vento del Sahara e il turbinìo delle arene si queta.
Non dovrei ribatter nemmeno coloro che vi consigliano di lasciar da un
lato la quistione sociale dicendovi che essa riguarda una classe sola, o
certe classi, non la vostra; perchè son certo che voi non siete tanto
sdegnati dell'egoismo miserabile di quest'argomento quanto mossi a
pietà dall'insensatezza di chi considera come una parte trascurabile
della società la parte di lei più importante per il suo numero, più
necessaria per la sua funzione, più benemerita per le sue fatiche; quella
senza di cui la nazione non ha fondamento, la patria non ha difesa, e il
mondo non ha nè vesti, nè tetto, nè utensili, nè pane. Ma l'argomento,
pure intrinsecamente è falso. La quistione sociale abbraccia ormai tutte
le classi poichè anche le classi medie, sebbene con minore intensità, per
ora, e con effetti meno visibilmente dolorosi, risentono già tutti i danni
di cui le inferiori si lagnano. Vi è già una gran parte della borghesia per
cui l'esistenza non è meno minacciosamente precaria che per le classi
chiamate con maggior proprietà lavoratrici; vi sono in tutti i campi del
commercio e dell'industria le mezze fortune oppresse nella lotta
disperata con le grandi; vi è un popolo di possidenti che mendica; v'è
una concorrenza di cento paria per ogni stipendio che basti appena alla
vita; vi sono migliaia di giovani d'ingegno e di studio a cui non è
possibile di guadagnare quanto un bracciante prima dei trent'anni; v'è la
vecchiezza pensionata che disputa il posto alla gioventù esordiente, la
donna che lo contende all'uomo, l'uomo che lo contrasta al ragazzo; v'è
una tal ressa di naufraghi intorno a ogni trave galleggiante, che quando
uno per negligenza o per forza lascia andare la sua, non gli resta quasi

più speranza d'afferrarne un'altra, e annega le più volte nella miseria. Il
posto umilissimo che, per l'inferiorità forzata della sua educazione e per
la falsità vanitosa della nostra, è assegnato nella società al lavoratore
manuale, la cui opera si onora in astratto e si disprezza impersonata, e
la scarsa e mutevole e spesso umiliante mercede con cui quell'opera è
retribuita avendo per effetto che tutti rifuggano o cerchino d'uscire in
qualunque modo dalla bolgia delle classi inferiori, ne segue che s'abbia
un eccesso di produzione anche nel campo dell'intelligenza, che vi sia
una sovrabbondanza enorme di gioventù colta alla quale la coltura non
serve a nulla come l'oro all'affamato in mezzo al deserto, un esercito di
riserva intellettuale, che, come quello della classe operaia, offre il suo
lavoro in ribasso, e accetta ogni condizione di vita, e non trova a vivere
nemmeno accettando ogni condizione. E il torrente ingrossa ogni
giorno, e la piena è giunta per tutto a tal segno, che fin nel paese che
deve alla sua grande coltura la supremazia politica e militare in Europa,
si vede costretto il Governo a rifiutare il suo consenso alla fondazione
di nuovi istituti d'insegnamento, perchè quelli che esistono sono già
esuberanti al bisogno che ha la società di candidati. Lasciate ora che
alle donne, poichè v'è anche per esse una quistione sociale, si
schiudano tutte le vie, come accadrà per forza invincibile delle cose;
supponete che si compia il voto del cor di tutti, d'un dimezzamento
degli eserciti, che getterebbe nella concorrenza altre migliaia di giovani,
i
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