a cui la ragione
e il cuore dei popoli sempre più minacciosamente repugna; nè noi lo
sappiamo, nè v'è scienza che lo prevegga. Ma certo è che il mondo si
prepara con vasti e lenti sforzi a una profonda mutazione, e che nell'età
che s'apre voi avrete a lottare, come cittadini e come uomini, con
difficoltà diverse in gran parte da quelle che a noi contrastarono e
contrastano, che altre virtù v'occorreranno, che altri sacrifizi vi saranno
chiesti, ai quali noi non fummo chiamati. Ma a tutto voi andrete
incontro con animo ardito, confortati non soltanto dalla fede nella
vittoria ultima della giustizia e del bene, ma anche da questo pensiero:
che per quanto maravigliose sian le novità che vi vedrete d'intorno, non
saranno da meno quelle che sorgeranno dentro di voi, non tanto per
effetto naturale del tempo, quanto per virtù delle cose esteriori mutate.
Fioriture improvvise e stupende di facoltà latenti, fecondate da nuove
passioni, nate alla loro volta da avvenimenti inattesi; svoltate subitanee
e corse conquistatrici dell'ingegno per vie non solo non cercate, ma
ignorate fino a poc'anzi; forze imprevedute dell'animo, suscitate da
pericoli e da dolori comuni, e appassionate consacrazioni di tutte le
potenze dell'intelletto e della volontà a ordini d'idee a cui per vent'anni
non s'era mai affacciata la mente se non forse per combatterle o per
dileggiarle: tutto questo avverrà tra voi, e tanto muteranno alcuni, che,
ricercando sè stessi nelle memorie di questi giorni, stupiranno della
loro immagine antica. Tutto questo avverrà. E forse fra quelli che
m'ascoltano vi sono già dei fidanzati inconsapevoli dell'era nuova,
campioni fortunati di idee benefiche, vittime illustri od oscure, ma
egualmente nobili, di grandi passioni, fronti che si alzeranno sopra
l'altre come segnacoli, nomi che saranno amati e benedetti. Noi
salutiamo con riverenza in voi questo cumulo di promesse, di
predestinazioni e di misteri, e se qualche cosa ci turba nel gridarvi
l'evviva della partenza, è il timore di non aver abbastanza lavorato,
pensato, sofferto per spianarvi la via su cui vi lanciate, la via dove
v'accompagneremo con l'anima fin che ci si velerà l'orizzonte.
Ed ora, che vi potrei dire di più? Finita questa bella serata, voi rimarrete
soli alle vostre liete riunioni. Ma noi, di mezzo alle cure e alle fatiche di
ogni giorno, ritorneremo spesso con la mente alle poche ore di gioventù
che ci avete fatto rivivere, tra queste pareti dove pure vi verrà a
ritrovare il desiderio di tanti lontani che v'amano, dove vi verranno a
stringer la mano colleghi d'altre provincie e d'altri popoli, dove tanta
allegrezza, tanta vita, tanta primavera di pensiero e d'affetto darà fiori e
frutti al futuro. Abbia dunque lunga vita, il vostro Circolo. E non sia
soltanto il luogo dove le buone amicizie si cementino: sia anche quello
dove, vinti dalla forza della cordialità altrui, i nemici si riconcilino,
dove le gelosie dell'ingegno si spuntino, dove le opinioni dei partiti
avversi si ricambino l'omaggio della cortesia; in modo che possiate
dire:--Emuli negli studi, concorrenti nella vita, sciolti da ogni vincolo
nella politica; ma qui--siamo fratelli.--Questo è il mio augurio al vostro
Circolo. A Voi, avanguardia intellettuale della vostra generazione, a
quelli che nella battaglia della vita vinceranno, a quelli che cadranno, a
quelli che, crivellati di ferite, dureranno a combattere fino all'estremo, a
voi tutti, sangue nuovo e generoso della patria, figliuoli prediletti del
nostro pensiero e speranze sacre del nostro cuore, salute, fortuna,
gloria!
Torino 1891.
III.
Per la quistione sociale.
AGLI STUDENTI.
Quando per la seconda volta mi faceste l'onore d'invitarmi a parlare,
sopra un argomento di mia scelta, nella vostra Associazione, mi venne
in mente alla prima di parlarvi della quistione sociale. Ma quasi ad un
tempo pensai che non sarebbe stato onesto il venir qui ad esporre
intorno a un soggetto gravissimo opinioni e giudizi, da cui molti
potevan dissentire, senza esser preparati a confutarli. Dissi quindi tra
me: non entrerò, per questa volta, nel cuore dell'argomento; non
enuncierò uno solo dei principii del socialismo, i quali, d'altra parte,
son noti: mi restringerò a parlare ai miei giovani amici del dovere, che,
a senso mio, spetta a loro più che ad altri, di occuparsi della quistione; e
compirò io stesso, così facendo, un dovere. Debbo anche premettere
che non ho l'arroganza di rivolgere le mie parole a quelli tra voi, che le
quistioni sociali e economiche hanno nel loro corso universitario,
poichè questi potrebbero venire al mio posto e parlare in vece mia. Io
non mi rivolgo che alla parte di voi, che della quistione sociale non
s'occupa, e suppongo sia la parte maggiore; del che non ho ragione di
stupirmi nè di farvi rimprovero, essendo un fatto razionale e comune
che, nella vita affollata di passioni e di pensieri a cui tutti, di tutte le età,
siamo costretti oggigiorno, sfuggano a molti
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