Speranze e glorie; Le tre capitali | Page 4

Edmondo de Amicis
a che ripetervi queste parole in questo momento in cui la bontà vi
splende nello sguardo e nel sorriso così dolce e limpida che ciascuna di
voi ci pare della bontà un'immagine vivente, la quale desta nel nostro
cuore tutti i sentimenti gentili che vorremmo infonder nel vostro?
Andate, non avete che da serbarvi in codesto stato d'animo per esser
felici voi e fare intorno a voi tutti felici. Portate a casa i vostri premi e
la vostra gioia; noi portiamo in cuore le vostre care immagini, l'eco del
vostro canto e la dolce speranza di ritrovarvi fra un anno in questa
scuola e di rivedervi ancora, come oggi siete, fiorenti di salute e
raggianti di contentezza, festeggiate dalla famiglia, onorate dalla città,
benedette dalla patria.

II.
Per l'inaugurazione d'un Circolo Universitario.
AGLI STUDENTI.
A voi, studenti, e agl'invitati illustri che sono tra voi, domando perdono
se non fui abbastanza modesto da rifiutare l'onore immeritato che mi
faceste, chiamandomi a inaugurare il vostro Circolo con un breve
discorso. Ma v'era nel vostro invito un significato che accarezzava
irresistibilmente quel particolare amor proprio, sospettoso d'altri e di sè,
che viene coi capelli grigi; il vostro invito voleva dire che, nonostante
la disparità degli anni, non mi credete ancora tanto lontano da voi per
calore d'affetti e per fede nei belli ideali della giovinezza, da non poter
interpretare il pensiero e l'animo d'un'adunanza di studenti. Io non seppi
vincere la tentazione di mostrare pubblicamente l'attestato di gioventù
spirituale, di cui m'onoraste.
Ma una ben altra ragione mi spinse: furono due modeste parole ch'io
lessi nel secondo articolo del vostro statuto.
In questo tempo in cui un troppo gran numero d'insecutori furiosi della
fortuna cerca d'estendere le leggi biologiche della lotta per l'esistenza
dai regni inferiori della natura alla società umana, per trarne cagione a

sciogliersi da ogni più alto dovere di generosità e di gentilezza, è bello
questo vostro intento, col quale voi rinnegate formalmente per parte
vostra la prima e più dura di quelle leggi, che è l'egoismo; intento con
cui mirate ad attuare, in mezzo a voi, uno dei più arditi concetti degli
apostoli della giustizia e dell'eguaglianza assoluta: il diritto di tutti a
procacciarsi la vita con la cultura e con l'esercizio delle loro facoltà
migliori, nel campo a cui la natura li ha destinati. «Mutuo soccorso»: è
l'espressione con cui avete delicatamente significato il vostro scopo: io
la saluto, come l'insegna gentilizia della vostra casa.
Ma anche senza di questo, anche se la vostra Associazione non avesse
avuto altro fine che quello di un ritrovo geniale, io sarei stato lietissimo
e mi sarei tenuto onorato dell'invito, per queste ragioni. Perchè il corso
fortunato di molte fra le idee più feconde degli ultimi tempi, perchè la
formazione del primo manipolo dei propugnatori di molte cause elette,
diventati col tempo moltitudine vittoriosa, perchè l'autorità e la forza di
molti uomini predestinati a grandi opere, ebbero cominciamento, voi lo
sapete, in riunioni abituali della gioventù consacrata agli studi; perchè
ciascuno di noi, cercando dove si siano aperti prima alla sua mente certi
orizzonti, dove siano cadute certe arroganze pericolose del suo orgoglio,
dove egli abbia prima imparato il rispetto del pensiero altrui, la sapiente
diffidenza del giudizio proprio e il nobile ossequio dell'ingegno alla
critica, trova il principio di tutto ciò nel periodo delle sue discussioni
ardenti coi colleghi di vent'anni; perchè, in fine, l'intrecciarsi degli
ordini diversi della coltura, l'azione reciproca delle virtù opposte dei
caratteri, l'educazione delle facoltà agili e battagliere dell'intelligenza, e
la conoscenza degli uomini che è il rincalzo e la scorta di tutte le
facoltà, e la generazione spontanea delle amicizie che durano quanto la
vita, strette da un legame di memorie senza amarezze, non sono quasi
altrimenti possibili che nelle vostre riunioni e all'età vostra, la quale
mette nelle sue controversie un ardore, una schiettezza, una fede nella
fecondità della lotta che con gli anni scema, pur troppo, o si perde.
Sia dunque bene inaugurato, anche per questo, il vostro Circolo. Fate,
come dice il poeta, cozzare i vostri pensieri dalle loro parti sonore;
discutete--disputate--battagliate; correte per tutti i versi il vostro campo
sterminato in cerca d'avventure e di cimenti dello spirito; affrontate

audacemente tutti i problemi con codesta invidiabile facoltà di
lampeggiamento dell'intelletto per la quale v'appare tante volte
improvviso quello che trovano a fatica la meditazione e l'esperienza;
fate fiammeggiare e rombar senza posa la grande fucina delle passioni e
delle idee; e siano ben venute le vostre discussioni, anche le più
tempestose, anche quelle che v'inaspriscono e v'adirano, se saranno
seguite dallo slancio gentile con cui i cavalieri dell'idea si porgon la
mano dopo i duelli della parola, riconoscendo che agli occhi luminosi
della Scienza e dell'Arte non deve salire il fumo impuro dei nostri
rancori.
Ma perdonatemi se ho rasentato un momento
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