SenzAmore | Page 3

la Marchesa Colombi
farà...»
Ma le dava un'intonazione malinconica, allentava le cadenze, pareva
che cantasse il Miserere; e finì la strofetta con un sospiro, poi camminò

a lungo in silenzio, borbottando solo di tratto in tratto: Poveretta!
Giunto a casa, depose le provviste in cucina, poi salì finchè c'erano
scale, alle soffitte dove i padroni gli avevano assegnata una camera.
C'erano parecchi usci sul pianerottolo, ed uno era socchiuso. Prima di
aprire il suo, il cuoco spinse quello, ed entrò. Era una camera lunga e
stretta, coll'ingresso ad un capo ed una finestrella all'altro. Pareva un
omnibus. Contro la parete destra, accanto all'uscio, c'era un lettuccio
poco più largo appunto del sedile di un omnibus; nella parete di contro
c'era il camino, ed ai due lati del camino, un cassettone ed un armadio
nel muro per le stoviglie, la pentola, il secchio, la mestola e tutti gli
arnesi da cucina. Ai piedi del letto si rizzava l'asta d'un attaccapanni
mobile, le cui gruccie scomparivano sotto un carico di vestiti, coperti
tutt'in giro da una vecchia gonnella scolorita, stretta in alto da un
cordone passato in una guaina, e ricadente giù molle come un ombrello
senza stecche, che dava a quel mobile economico un'apparenza
misteriosa. Sembrava un trabicolo, sembrava una incubatrice per i
bachi, e, pel momento, la sua rotondità ricordò al cuoco la macchina
per ingrassare i polli, e gli strappò ancora un sospiro.
--Sempre malinconico, signor Battista?--gli disse la sua vicina di
soffitta, con un sorriso amichevole, alzando gli occhi dal tombolo sul
quale stava rammendando una trina di Honiton.
Era una giovane sui vent'anni, ma così mingherlina, pallida e bassina di
statura, che ne dimostrava sedici, a dir molto. Non aveva altri parenti
che la madre; ed anche con quella non viveva insieme, sebbene
abitassero nello stesso casamento.
La madre serviva una zitellona sola ed inferma giù nei mezzanini; un
servizio pesante, perchè doveva fare da cuoca, da cameriera, ed anche
da infermiera, di giorno e di notte, dormendo accanto alla padrona, e
spesso vegliandola. Questa la pagava pochino, e la manteneva a
stecchetto cogli avanzi del suo mangiare da malata, ed in compenso
esigeva di molto, e guai se la serva l'abbandonava un dieci minuti per
salire dalla figliola. Ma aveva l'astuzia di farle balenare la speranza d'un
buon legato, e la povera donna si sacrificava e sopportava tutto,
pensando le due belle camerine che avrebbero poi mobigliate lei e la

sua Teresa con quel denaro, e che vita tranquilla avrebbero passata
insieme, lavorando senza ammazzarcisi.
Per questo la Teresa rimaneva sola nella soffitta, ma la madre le teneva
gli occhi sopra, e badava chi saliva e scendeva. Del resto, erano
precauzioni superflue; la Teresa era una buona figliola, tranquilla, e la
sua giornata era così occupata che non aveva tempo di badare ad altro
che al suo lavoro. Dall'alba alla sera era sempre là sotto la finestrella
alta, col tombolo in grembo, puntando e ripuntando nei fori delle trine
degli eserciti di spilli, colla maestria d'un generale che dirige una
manovra.
Era una buona operaia. Le signore se l'erano raccomandata l'una
all'altra e le affidavano trine di molto prezzo. Quel lavoro le fruttava a
sufficienza per i suoi modesti bisogni; ma era faticoso, difficile; e
doveva eseguirlo rapidamente per non ritenere a lungo quegli oggetti di
valore. Per accontentare tutte le sue pratiche, doveva lavorare di giorno
e di sera, assiduamente, anche la festa, sempre con quel tombolo sulle
ginocchia, sempre sotto quella finestrella, per raccogliere quanta più
luce poteva sulla trina in riparazione. L'inverno ce n'era poca della luce
là dentro; ma quando veniva l'aprile, giù dal finestrino cadeva una
striscia chiara, rosseggiante nelle ore meridiane ch'era una delizia.
Sovente la Teresa alzava il capo dal tombolo e rimaneva cogli occhi
fissi su quel quadrato turchino di cielo che vedeva traverso la finestra, e
ne pensava la vastità, e l'infinito paese che ricopriva. Era come un
paesaggio che Michetti avesse dipinto per lei, ed essa ci vedeva tutto il
mondo, come un infermo, che ammira le bellezze della natura in una
marina appesa alla parete di contro al suo letto, e s'imbarca su quelle
navi minuscole, e traversa gli oceani, e sfida pericoli immaginarii.
--Sempre malinconico, signor Battista?--Aveva detto la fanciulla che,
nella serenità confidente de' suoi vent'anni, sorrideva spesso delle
tristezze incomprensibili del vecchio. Ed allora Battista le aveva detto
della macchina per l'ingrassamento meccanico dei volatili.
--Una barbarie! Tenere quelle bestie al buio senza mangiare nè bere;
perchè non si poteva dir mangiare il ricevere tre volte al giorno un
nutrimento nello stomaco senza averne sentito il gusto.

La Teresa lo ascoltava stupefatta. «Sì; era crudele. Povere bestie! Farle
vivacchiare a quel modo prive d'aria e di luce, toglier loro la libertà di
starnazzare, e d'appollaiarsi, condannarle a non gustar mai le delizie del
greppo, contrariare tutti gli istinti
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