SenzAmore | Page 4

la Marchesa Colombi
libert��! diceva. E correre per la campagna verde...
--Come la conosce la campagna, lei che non esce mai da questa stanza? domand�� il cuoco.
--Ci sono stata una volta, quando andavo a scuola ad imparare il mestiere. La maestra, pel suo onomastico, ci condusse tutte a pranzare a Sesto. Allora ne ho visti dei polli felici. C'era una covata di pulcini che beccava pigolando beatamente sopra un letamaio; ed avevano l'aria soddisfatta e ghiottona come tanti bimbi intorno alla vetrina d'un confettiere.
Continu�� a lavorare in silenzio, sorridendo alle sue memorie, poi riprese:
--�� tutto bello per loro quando si trovano nel loro ambiente rustico. C'era un'enorme scrofa, disfatta dalla eccessiva pinguedine, che sonnecchiava grugnendo ai piedi del letamaio al quale si addossava, colla pancia stesa e tremolante come una vescica piena d'acqua o una pelle di olio. Ed i pulcini, beccando e pigolando, scesero gi�� l'uno dopo l'altro su quella vasta superficie nerastra; e passeggiavano come sopra una piazza, cacciando il becco fra i crini, e comunicandosi a vicenda le loro impressioni con dei pi pi pi pieni di meraviglia. Ce ne fu uno che imprese un viaggio d'esplorazione nei labirinti d'un orecchio; ma la scrofa, sentendosi solleticata, diede uno scossone che lo fece cadere a terra con tutti i suoi compagni. E che pigol��o allora, che chiocciare della mamma spaurita, che batter d'ali, che vocio per tutto il cortile!...
Smosse parecchi spilli, intrecci�� i capi di filo facendo risuonare i fusi innumerevoli che si urtavano, poi, sorridendo sempre alle sue immagini serene, torn�� a dire:
--Com'�� bella la campagna!
--E neppure oggi non esce? domand�� il cuoco. Se vedesse che giornata, che sole!
--Che! Non ho tempo neppure di farmi la minestra. Non so quando mi potr�� muovere; ho un lavoro straordinario. Le signore hanno bisogno delle trine per le bagnature; s'io vado a spasso chi le prepara? Debbo star qui tutto il giorno e tutta la sera chi sa fin quando; e la mamma pure ha bisogno che lavori per darle un po' di quattrini....
Il cuoco ridiscese alla sua cucina pi�� malinconico di prima, strascicando ancora pi�� lentamente le cadenze della sua canzone:
?Senza galletto, la mia gallina O poverina--come far��....?
E la Teresa continu�� ad armeggiare cogli spilli e coi fusi. Tratto tratto alzava il capo e lo spingeva indietro girandolo da destra a sinistra per isgranchirsi il collo indolorito dal lungo star curvo. Pi�� volte si coperse gli occhi con una mano, e li tenne stretti per riposarli. Poi ripigliava con maggior lena il lavoro; ed intanto ripensava la miseria di quei polli: ?Quanto dovevano essere infelici! Certo non cantavano pi�� l�� dentro; dovevano morire di malinconia.?
Sull'imbrunire, mentre la Teresa si curvava cogli occhi fin sul tombolo per profittare dell'ultimo barlume di giorno, s'ud�� una voce d'uomo, giovane ed alta che cantava:
?Morettina dove vai? Vado a Monza sul tranvai.?
La Teresa stette un momento a sentire, poi pos�� il tombolo, sal�� in piedi sulla sedia, e s'affacci�� al finestrino che metteva sul tetto. Guard�� quella distesa sterminata di tetti e comignoli e gronde e grondaie e cupole di chiese e campanili, e pi�� lontano, come una fascia verde, le cime degli ippocastani dei bastioni; poi l'azzurro, l'azzurro chiaro, infinito, come se dopo i bastioni ci fosse il mare. E le parve di vedere la campagna de' suoi ricordi; le parve d'esser laggi��, non pi�� bambina con la maestra trinaia, in un'osteria di Sesto, ma giovinetta innamorata della libert��, dell'aria pura, della natura bella, e di camminare, di camminare sotto i viali verdi, sull'erba umida e fresca.
?Morettina dove vai? Vado a Monza sul tranvai....?
ripeteva un po' in falsetto quella voce di tenore.
E la Teresa pensava d'andare a Monza sul tranvai, col suo vestito da festa; e quel giovane che cantava, quello o un altro, era l�� sulla panchetta del tranvai che l'aspettava. Andavano insieme; lui la guardava negli occhi e lei si sentiva arrosire. Non parlavano, ma erano felici, felici in silenzio, finch�� scendevano alla stazione, si pigliavano a braccetto, e via pel viale fin gi�� nel parco, dove sedevano accanto, sull'erba verde, sotto il cielo turchino...
Le balzava il cuore di commozione, le brillavano gli occhi guardando nell'ombra che era scesa tutt'intorno sulla citt��, e lei pure colla voce tremante si mise a cantare:
?Morettina dove vai? Vado a Monza sul tranvai Vado a Monza sul tranvai...?
Il cuoco, che stava rigovernando gi�� in fondo al cortile presso la finestra della cucina, alz�� il capo verso il tetto che non vedeva, ed esclam�� malinconicamente:
--Com'�� bella la giovent��!

UNA CONFESSIONE
RACCONTO.
--A marted��, disse Marco, stringendo lungamente la mano della sua sposa e guardandola fisso.
--A marted��, rispose lei, abbassando gli occhi e facendosi rossa come una fiamma. Egli si chin�� e la baci�� sulla fronte il che sollev�� un voc��o di commenti giulivi da parte della mamma, delle amiche, e di vari signori. Ma, n�� Marco n�� la Maria mostrarono d'udire quegli scherzi.
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