Per loro nulla era pi�� serio del sentimento che li turbava. Si strinsero la mano di nuovo e si separarono in silenzio.
Erano alla stazione di Camerlata. Marco sal�� in convoglio per tornare a Milano. La sposa colla sua mamma ed alcuni conoscenti, montarono in varie carrozzelle da nolo per tornare alla villa, tra Gradate e Portichetto.
Le nozze dei due giovani si dovevano celebrare il marted�� prossimo a Gradate, ed era appunto la sera del gioved��, quattro giorni prima, che Marco si separava per l'ultima volta dalla sua sposa. Aveva passata quasi una settimana alla villa della vedova Nardi, che stava per diventare sua suocera, ed in quel tempo s'era fatta la richiesta al Municipio, s'erano presentate le carte necessarie, e Marco ne riportava le copie a Milano, per riporle fra i documenti di famiglia.
Salito nel vagone guard�� traverso lo steccato la Maria che saliva in carrozza, svelta ed elegante; nell'oscurit�� della sera non vedeva che la linea della persona disegnata dal vestito chiaro. Ma l'aveva nel pensiero, nel cuore, negli occhi, e gli pareva di distinguere il viso lungo e delicato, la pelle bianca, i grandi occhi turchini ombreggiati da ciglia scure, la fronte larga e bassa, ed i bei capelli biondi che le facevano intorno una frangia di riccioli.
Non s'amavano d'un lungo amore da romanzo, non erano cugini n�� amici d'infanzia. Un conoscente comune aveva detto a Marco:
--Dovresti sposare la signorina Nardi. Non �� ricca, ma ha una trentina di mille lire, �� semplice, colta, gentile, timida come una bambina dinanzi agli estranei, ma in famiglia �� allegra, schietta e coraggiosa. E sopratutto �� buona; profondamente buona.
--Non la conosco, aveva risposto Marco.
--Non conosci quella bionda alta e sottile che incontriamo spesso, quando siamo a Como, sulla strada di Camerlata in compagnia di una signora matura, che �� sua madre?
Era la mamma di Marco che prendeva parte al discorso per richiamargli alla mente la giovinetta. Suo figlio aveva venticinque anni passati; ella desiderava che si ammogliasse, ed osservava le fanciulle che incontrava, per cercare una nuora. Quella le era andata a genio; era anch'essa, come Marco, figlia unica d'una vedova; l'analogia della situazione poteva essere una causa d'amicizia, un vincolo fra le due mamme.
Marco si ricord�� infatti quella giovinetta. L'aveva osservata poco; gli era sembrata una bambina. Ma dopo quel discorso ci pens��, se la richiam�� alla mente, bella, ingenua nella sua giovent�� immacolata, e prov�� un turbamento al pensare che quella fanciulletta candida la darebbero a lui, che potrebbe essere sua, vivere con lui nella pi�� stretta intimit��.
Il giorno dopo gli riesci d'incontrarla che usciva di casa colla madre; la segu�� da lontano, inebriandosi all'idea di possedere quella bella figurina bionda, che gli altri osavano appena guardare, dinnanzi alla quale si dovevano studiare delle perifrasi per velare i discorsi meno che puri, ed evitare ogni parola ardita. La vide farsi rossa rossa nel salutare un signore che aveva inchinata sua madre, e pens�� che quel rossore verginale egli potrebbe, forse tra poco, baciarlo.
La signora Bellazio incaric�� l'amico, da cui era venuta la prima proposta, di fare la domanda di matrimonio; le signore Nardi madre e figlia conoscevano Marco di persona, e la Maria si fece molto rossa quando sua madre le domand�� come lo trovasse.
Il portatore dell'imbasciata fu incaricato d'invitare i signori Bellazio a passare una giornata alla villa Nardi presso Gradate; e Marco vi and�� agitatissimo, turbato da mille curiosit��, impazienze, paure. Era gi�� innamorato, e quando ripart�� la sera per Milano, non solo era fidanzato, ma era certo d'essere amato dalla Maria.
Erano passate sei settimane soltanto, e Marco tornava un'altra volta a Milano solo; ma era l'ultima. Fra quattro giorni doveva andare a Gradate, prendersi la sua bella sposa, e partire con lei per un luogo qualsiasi; lui solo con lei sola. Quell'amore di due mesi era pi�� caldo che un amore d'infanzia, che una passione contrastata da anni. Serbavano tutta la loro freschezza d'impressioni, non avevano esaurita la gioia di vedersi, di parlarsi, di studiarsi; si promettevano ancora un mondo di scoperte e di rivelazioni nella conoscenza pi�� intima. C'era nel cuore di Marco la commozione profonda di chi aspetta una gioia sicura. Non si impazientava. Si deliziava di pensare a quel breve passato; di sentire la sua tenerezza, di figurarsi quella di lei ricordandone le parole, gli sguardi, i rossori; e di pregustare la felicit�� che si era assicurata. Era una commozione che lo faceva piangere, ma anche il piangere gli riesciva dolce.
Arriv�� a Milano tardi. Sua madre era gi�� a letto. S'affaccendava tutto il giorno fuori di casa, nel nuovo alloggio che avevano appigionato, per apparecchiare il quartierino degli sposi, accanto al quale s'era riservate tre stanzette per s��; e quando rientrava nella casa che stava per abbandonare, era tanto stanca che andava subito a dormire.
Marco invece era troppo eccitato quella sera per aver
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