soffitte dove i padroni gli avevano assegnata una camera. C'erano parecchi usci sul pianerottolo, ed uno era socchiuso. Prima di aprire il suo, il cuoco spinse quello, ed entr��. Era una camera lunga e stretta, coll'ingresso ad un capo ed una finestrella all'altro. Pareva un omnibus. Contro la parete destra, accanto all'uscio, c'era un lettuccio poco pi�� largo appunto del sedile di un omnibus; nella parete di contro c'era il camino, ed ai due lati del camino, un cassettone ed un armadio nel muro per le stoviglie, la pentola, il secchio, la mestola e tutti gli arnesi da cucina. Ai piedi del letto si rizzava l'asta d'un attaccapanni mobile, le cui gruccie scomparivano sotto un carico di vestiti, coperti tutt'in giro da una vecchia gonnella scolorita, stretta in alto da un cordone passato in una guaina, e ricadente gi�� molle come un ombrello senza stecche, che dava a quel mobile economico un'apparenza misteriosa. Sembrava un trabicolo, sembrava una incubatrice per i bachi, e, pel momento, la sua rotondit�� ricord�� al cuoco la macchina per ingrassare i polli, e gli strapp�� ancora un sospiro.
--Sempre malinconico, signor Battista?--gli disse la sua vicina di soffitta, con un sorriso amichevole, alzando gli occhi dal tombolo sul quale stava rammendando una trina di Honiton.
Era una giovane sui vent'anni, ma cos�� mingherlina, pallida e bassina di statura, che ne dimostrava sedici, a dir molto. Non aveva altri parenti che la madre; ed anche con quella non viveva insieme, sebbene abitassero nello stesso casamento.
La madre serviva una zitellona sola ed inferma gi�� nei mezzanini; un servizio pesante, perch�� doveva fare da cuoca, da cameriera, ed anche da infermiera, di giorno e di notte, dormendo accanto alla padrona, e spesso vegliandola. Questa la pagava pochino, e la manteneva a stecchetto cogli avanzi del suo mangiare da malata, ed in compenso esigeva di molto, e guai se la serva l'abbandonava un dieci minuti per salire dalla figliola. Ma aveva l'astuzia di farle balenare la speranza d'un buon legato, e la povera donna si sacrificava e sopportava tutto, pensando le due belle camerine che avrebbero poi mobigliate lei e la sua Teresa con quel denaro, e che vita tranquilla avrebbero passata insieme, lavorando senza ammazzarcisi.
Per questo la Teresa rimaneva sola nella soffitta, ma la madre le teneva gli occhi sopra, e badava chi saliva e scendeva. Del resto, erano precauzioni superflue; la Teresa era una buona figliola, tranquilla, e la sua giornata era cos�� occupata che non aveva tempo di badare ad altro che al suo lavoro. Dall'alba alla sera era sempre l�� sotto la finestrella alta, col tombolo in grembo, puntando e ripuntando nei fori delle trine degli eserciti di spilli, colla maestria d'un generale che dirige una manovra.
Era una buona operaia. Le signore se l'erano raccomandata l'una all'altra e le affidavano trine di molto prezzo. Quel lavoro le fruttava a sufficienza per i suoi modesti bisogni; ma era faticoso, difficile; e doveva eseguirlo rapidamente per non ritenere a lungo quegli oggetti di valore. Per accontentare tutte le sue pratiche, doveva lavorare di giorno e di sera, assiduamente, anche la festa, sempre con quel tombolo sulle ginocchia, sempre sotto quella finestrella, per raccogliere quanta pi�� luce poteva sulla trina in riparazione. L'inverno ce n'era poca della luce l�� dentro; ma quando veniva l'aprile, gi�� dal finestrino cadeva una striscia chiara, rosseggiante nelle ore meridiane ch'era una delizia. Sovente la Teresa alzava il capo dal tombolo e rimaneva cogli occhi fissi su quel quadrato turchino di cielo che vedeva traverso la finestra, e ne pensava la vastit��, e l'infinito paese che ricopriva. Era come un paesaggio che Michetti avesse dipinto per lei, ed essa ci vedeva tutto il mondo, come un infermo, che ammira le bellezze della natura in una marina appesa alla parete di contro al suo letto, e s'imbarca su quelle navi minuscole, e traversa gli oceani, e sfida pericoli immaginarii.
--Sempre malinconico, signor Battista?--Aveva detto la fanciulla che, nella serenit�� confidente de' suoi vent'anni, sorrideva spesso delle tristezze incomprensibili del vecchio. Ed allora Battista le aveva detto della macchina per l'ingrassamento meccanico dei volatili.
--Una barbarie! Tenere quelle bestie al buio senza mangiare n�� bere; perch�� non si poteva dir mangiare il ricevere tre volte al giorno un nutrimento nello stomaco senza averne sentito il gusto.
La Teresa lo ascoltava stupefatta. ?S��; era crudele. Povere bestie! Farle vivacchiare a quel modo prive d'aria e di luce, toglier loro la libert�� di starnazzare, e d'appollaiarsi, condannarle a non gustar mai le delizie del greppo, contrariare tutti gli istinti della loro natura! e perch��? Per il vantaggio di pochi signori che al loro greppo troveranno un bocconcino pi�� saporito.... Povere bestie! Povere bestie!?
E la fanciulla, che passava la vita rinchiusa in quella stanzetta, colle mani e gli occhi forzatamente intenti sul tombolo, s'inteneriva sulla sorte crudele dei polli prigionieri.
--�� cos�� bella la
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