Roberta | Page 6

Luciano Zuccoli
d'un
innamorato; s'avanzò, cercò il proprio riflesso nell'onda, si buttò a
capofitto, sparve, riapparve lontana, tagliando con le braccia nude
l'acqua ritmicamente.
L'acqua! Emilia l'aveva sempre temuta e vi si abbandonava con un
piacere non privo di fremiti.... L'acqua che poteva essere la morte,
l'onda che aveva la forza di dieci leoni scatenati, l'acqua e l'onda
l'attiravano, le parlavano, la cullavano perfidamente, ed Emilia non
sapeva se un giorno non si sarebbero chiuse sopra la sua testa,

eternando la conquista giovanile.
Il corpo di lei, peregrinando nell'abisso tra le gòrgoni, avrebbe seguito
le correnti sotto il piano del mare; con gli occhi spalancati avrebbe
visto gli scafi delle navi sommerse, i resti dei naviganti deformi e
tentacolari per i filamenti delle alghe.... Laggiù avevan tomba molti
cadaveri d'uomini e di donne, ancòra paludati dalle vele entro le barche,
o avviluppati ancòra tra le erbe viscide.... Ma non godevano quiete e
sentivano la vita mostruosa che pullulava intorno a loro.
Pel brivido che quei pensieri le scandevano sulle reni e sugli òmeri,
Emilia si spinse allo scoglio, lo risalì, e in un accappatoio bianco dal
cappuccio aguzzo stette a guardare la superficie maliarda, un po' gonfia
all'orizzonte. Il sole violento bruciava lo scoglio e la spiaggia; la donna,
i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani, tornò a imbrancarsi nel
gregge silente delle sue fantasie, delle memorie senza forma, delle
sensazioni vibrate a un tratto nel cervello, le quali parevano uscire un
attimo da una guaina di cose vissute.
Emilia non era più fanciulla, ma era stata donna per così poco tempo,
che i guanciali del suo letto avevan dimenticato l'impronta d'una testa
maschile e la luce del suo corpo risplendeva nell'alcova deserta. Era
vedova da due anni; ma il desiderio di chiudere la solitudine dell'anima
le faceva sembrar quel tempo assai lontano.
Aveva gli occhi grigi; i capelli neri avvolti intorno alla testa e attorti
presso le orecchie, davano qualche riflesso d'acciaio.
Ella entrava sola nel talamo e sola riposava. Le era avvenuto forse di
svegliarsi nella notte e d'irritarsi per uno di quegli arguti sogni, che non
lascian tregua, popolano la mente di fiamme, soffiano sulle carni; le era
avvenuto forse di stendere le braccia disperatamente nell'ombra, e di
piegarsi ad arco sotto lo spasimo del sogno che sfiora e sfugge.... Ma
giungeva l'alba a quietarla, e il torpore invece del sonno.... Si guardava
nello specchio al mattino, e vedeva sotto gli occhi puri un livido
cerchio.
Anch'ella navigava per un ampio oceano di dubbii; non aveva mai
trovato chi la guardasse senza invidia o senza libidine; stupita che tutto
ponesse capo all'odio o all'amore, avrebbe voluto un senso nuovo e
tranquillo.
I suoi pensieri sfilavano come una torma di volpi azzurre sul disco
bianco della luna; si disperdevano, s'interrompevano, riprendevano

tutto il giorno fra lo svolgersi isocrono d'una vita femminile incapace a
mutar l'avvenire con la sola forza della propria volontà.
Emilia era votata al destino, tremendo nella sua indomabile dolcezza,
che aspetta la donna, bella e giovane. Nessuno avrebbe potuto
dubitarne; un altro uomo sarebbe arrivato a conquistarla poichè era
giovane e bella. Doveva vivere le delizie meschine dell'amore;
traversare le foreste millenarie della passione, che tutte le donne pari a
lei hanno traversato.
Ella non possedeva memorie d'amore, le quali non fossero anche
ricordi di morte. Se si chiedeva chi l'aveva baciata, si rispondeva che
chi l'aveva baciata era morto, lasciando la sua giovanezza in mezzo a
un cumulo di rovine; una chiara fonte in un parco abbandonato.
Ma da qualche tempo i sogni molestavano la sua alcova deserta, e
anche sotto la selvaggia prepotenza della luce diurna, Emilia avrebbe
potuto stendere le braccia e sentir fuggire nell'aria i fantasmi quasi
afferrabili, divenutile crudelmente familiari. Il corpo roseo tra la pelurie
bianca dell'accappatoio sembrava chiamar quei fantasmi, nascenti dalla
mollizie del bagno, ridenti nel gorgogliare delle acque, un istante prima
così funeste e minacciose.
Era la vita, l'anima incoercibile della giovanezza, da cui i raggi si
espandevano con lunga chioma di luce; sciogliendo l'accappatoio per
rivestire l'abito da passeggio, tutto il fulgore delle membra prorompeva,
saliva, stupiva ella medesima.... Quante volte non aveva sentito che la
dimane era certa, e la dissoluzione aspettava ogni sua grazia mortale,
così gelosamente ornata di cure assidue?
Ma il giorno era pigro, lentissimo, in quella campagna marina. Dal
sorgere del sole al calar della luna sembravano passare dei secoli; dal
frinire delle cicale al gracchiar delle rane, era un giorno e un'epopea di
sensazioni. Il mare solo, il cielo solo bastavano per una sfilata
gigantesca di spiriti senza nome.
La folla aveva dimenticato il piccolo paese. Non v'erano alberghi: visto
dal mare era un gruppo e una distesa d'edifici spinti fino all'ultimo
limite della terra, ove l'acqua spaziava o si drizzava nella furia delle
tempeste. Dietro il vivente ammasso di
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