Rime di Argia Sbolenfi | Page 8

Argia Sbolenfi
gran tempo il viso asconde,?E la nave di Dio senza nocchiere:
Ma il suo pianto non posa e n'ha ben d'onde?Poi che il barbaro _Padre_, alle preghiere?Con l'iniqua parola,[1] ahimè, risponde!
[1] L'iniqua parola è una interiezione dialettale bolognese che suona ingiurioso invito ad operazioni pneumatiche.
TEMPESTA IN MARE
Fra Bordighiera e Nizza,?Dove più azzurro è il mar,?Un giovin marinar
L'albero drizza.
Forte, gentile e bello?Vola sull'Ocean,?Col suo timone in man,
Come un uccello.
Nè morte nè ferita?Gli fa terror, perchè?Assicurato egli è
Sopra la vita;
Ma dalle parti basse?Di Greco e Maestral?Si leva un temporal
Di prima classe,
S'odon da lunge i tuoni?Si vede lampeggiar?E allora il marinar
Dice: ?Coioni![1]
Se dura niente niente?Tra poco si anderà?In pasto ai baccalà
Sicuramente.
Le braghe di fustagno?Umide sono già....?Cosa dirà mamà:
Se me le bagno?
In mar si sta benone,?Ma, se credete a me,?Si gode più al Caffè
Del Pavaglione,[2]
E se a toccare il suolo?Arrivo col seder,?Piuttosto che il nocchier
Fo il ruscarolo?.[3]
Ma per combinazione?Mentre dicea così,?Il tempo si schiarì
Là, in quel cantone.
Dell'onde il mal governo?In un balen cessò?E il temporale andò
Verso Paderno.[4]
L'iniqua alfin parola?Ode in un porto dir?E tira un gran sospir
Che lo consola.
Gli affari di famiglia?Scorda e l'orrendo mar?E corre a ritrovar
La Centomiglia;[5]
Ahi lasso! e i suoi quattrini?Li spende così mal?Che va nell'Ospedal
Da Gamberini.[6]
Vedi da ciò quant'erra?Il detto popolar?Che dice: ?_loda il mar,
Tienti alla terra_?.
[1] Interiezione marinaresca che denota sorpresa.
[2] Condotto da Enrico Lamma in piazza Galvani a Bologna.
[3] Raccoglitore ambulante di detriti organici. Dial. bol.
[4] Qui la geografia è bastonata. Paderno non è tra Bordighiera e Nizza, ma sui colli a sud di Bologna.
[5] Etera peripatetica e scalcagnata che disonora i vicoli di Bologna.
[6] Già Direttore della Clinica Dermosifilopatica all'Ospedale di S. Orsola.
PER LA CADUTA DI PALAMIDONE?SONETTO SBOLENFIO DI PRIMA CLASSE
Il Ministero e zero invero contano?Spesso lo stesso e solo un sesso vantano.?A un'unità di qua o di là si montano,?Di un voto ignoto al moto indi si spiantano.
Sorretti e accetti i Gabinetti affrontano?Ritti i conflitti ed i sconfitti schiantano;?Poi, grati ai Fati se i soldati ammontano?A tanti quanti son bastanti, cantano.
Ma se i fiacchi o i vigliacchi i tacchi puntano,?O se un minuto il muto aiuto allentano,?Liti e garriti tra i partiti spuntano.
Desti gli onesti e questi si addormentano;?Rimovi i chiovi e i novi più si appuntano;?E tasse e sopratasse a masse aumentano!
ALLA POETESSA?ARGIA SBOLENFI
SONETTO[*]
_Gentil Donzella cui Ciprigna dona?Lieto il color delle Acidalie rose,?Cui di lauri raccolti in Elicona?Di Cirra il Nume una ghirlanda impose,
Ben fosti cara al nato di Latona?Se del Parnaso in sulla via ti pose?E del sacro Permesso a te sprigiona?Dolci di mele Ibleo l'onde famose!
Ma se fia che tra breve alla palestra?Rieda, di nuovi onor carica e pregna,?Non dilettarci sol, ma ci ammaestra;
E di Quirino alle nepoti insegna?L'arte soave in che tu sei maestra,?O della Lesbia Saffo emula degna!_
Di EDRA COPRODITE
Pastore Arcade
[*] Umile parto dell'umilissimo chiosatore.
A?EDRA COPRODITE?PASTORE ARCADE
RISPOSTA
Saggio Pastor, poichè il tuo nome suona?Chiaro nelle città dotte e famose,?Dall'altezza ove stai mite perdona?Alle mie rime tristi e vergognose.
Ahi, la ghirlanda che il tuo cor mi dona?è purtroppo d'alloro e non di rose?E vorrei barattar questa corona?In carni meno crespe e più polpose!
Che m'importa il saper come maestra?L'arte di Saffo quando Amor mi sdegna?Scaricandomi addosso la balestra?
Vorrei mutar questa vitaccia indegna,?Vorrei sentir suonare un'altr'orchestra...?Un marito, per Dio[*], chi me lo insegna?
[*] Bacco.
SI COMPIACE DELLE PROSSIME NOZZE [*]
SONETTO SBOLENFIO
Spero davvero che il mio fiero isterico?Male, che assale quale un fucil carico,?Cessi gli spessi accessi e il mio rammarico?Cada per strada e vada nel chimerico.
Bandito è il rito ed un vestito serico?Stato è tagliato, come o dato incarico;?Del normal verginal segnai mi scarico,?Che l'ara cara già prepara il chierico.
Sposo! ed oso un focoso panegirico?In onor di chi al cor l'amor teorico,?(Che splende e non accende) or rende empirico.
Chi è matto affatto, questo fatto storico?Può far burlar nel suo ghignar satirico,?Ma intanto io canto e accanto a LUI mi corico!
[*] Ahi, non fu vero!
EGLOGA[*]
MELIBEO
Titiro, tu che d'un gran faggio all'ombra,?A gambe aperte, stravaccato[1] stai,?Mangiando allegramente una cucombra,[2]
Un canonico sembri e chi sa mai,?Chi potesse vederti le budelle,?Bollettario, anche te che sghissa[3] avrai!
Io stento invece e queste pecorelle?Sono ormai senza tetto e senza pane?E campan di polenta e di sardelle.
Hai forse avuto eredità lontane??Hai rubato una pisside o un ciborio??O ti fai mantener dalle sottane?
TITIRO
Amico Melibeo, questo è notorio?E lo san fino i sassi di Bologna,?Che tu sei sempre stato un tabalorio;[4]
Ma non sapevo, e il dico a mia vergogna?Perchè l'imparo adesso solamente,?Non sapevo che fossi una carogna.
Qual reo sospetto t'è venuto in mente,?Asino porco, sulla mia condotta??Sono un pastore onesto ed innocente!
E se non fossi mio compatriotta?Ed anzi amico mio di Seminario,?Tu mi
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