Rime di Argia Sbolenfi | Page 9

Argia Sbolenfi
faresti venir su la fotta.
Basta; veggo però ch'è necessario?Dirti come domai l'iniqua rana,[5]?Essendo un fatto un po' straordinario.
Tu saprai che quest'altra settimana?Una dolce fanciulla, un puro fiore,?Che delle poetesse è la sovrana,
Magrolina se vuoi, ma un vero amore,?L'Argia Sbolenfi insomma, e ho detto tutto,?Sposa ... imagina chi? L'Imperatore!
La nuova si sapeva dappertutto,?Ma io la vidi sol nell'_è Permesso_,[6]?L'unico foglio serio e di costrutto.
Appena letto, allon! mi sono messo?Le braghe dalla festa e il gabbanino?E son corso da lei come un espresso;
Ma siccome era chiusa in camerino?A far dei versi al suo futuro sposo,?Fui ricevuto dal signor Pierino[7]
Che largo, liberale e generoso,?Mi offerse cordialmente da sedere,?Ma il caffè no, perchè gli dà il nervoso.
?Ohi, chi vedo!?--?Tersuà?--?Bravo! ho piacere!??Cosa porti? L'agnello??--?Nossignori?--??Peccato, che t'avrei dato da bere!?--
Così ciarlando, ecco l'Argia vien fuori,?La qual, come saprai, ci diedi il latte,?(Ossia mia moglie) e latte dei migliori.
Era in disabigliè, con le ciabatte,?Una sottana bianca e un zuavino?Che ci arrivava appena alle culatte.
?Oh!?--lei dice--?Mo bravo Titirino!??Non sai chi sposo? Ah son tanto felice??Che a momenti mi viene uno smalvino![8]
?Fra pochi giorni sono Imperatrice!??Sei venuto a veder la tua sovrana???Ti farò ricco, e sai chi te lo dice!
?A tua moglie ci pago una collana,??E con l'acqua di felsina, all'armento??Fin da quest'oggi laverai la lana.
?Farò indorar le vacche ed il giumento,??Ti selciarò la stalla di brillanti,??E l'aldamàra[9] tua sarà d'argento.
?Or vanne Titirino e quei birbanti??Che tempo addietro mi credevan pazza,??Crepino d'accidente tutti quanti.
?Vanne a Bologna, sta contento e sguazza,??Che in compenso del latte che m'hai dato,??Io ti farò più ricco di Cavazza![10]?--
Io dico grazia! vado, e sul mercato?Da un buon amico mio, sessanta lire?Al sessanta per cento, ho ritrovato;
Ma il primo vaglia che mi fa venire?L'Imperatrice Argia, pago ogni cosa,?Faccio il porco e mi voglio divertire.
Ecco spiegata la ragione ascosa?Di tutta quanta l'allegrezza mia,?Viva il signor Pierin! Viva la sposa!
MELIBEO
Viva l'Imperator! Viva l'Argia!!!
[*] Per errore di troppo eccitabile imaginazione, la Poetessa credette che S.M. l'Imperatore di Germania venisse l'ultima volta a Roma per chiedere al Sommo Pontefice il divorzio dalla Imperatrice e sposar quindi lei.--Vedi le note in fondo al capitolo.
[1] Coricato. Recubans sub tegmine fagi. VIRG. Dum stravaccatae pegorae marezant_. MERL. COCCAI Zaniton.
[2] Cocomero, anguria. Cucurbita citrullus Linn.
[3] Appetito furibondo.
[4] Uomo di poco cervello. Captus mentis.
[5] Non è la rana esculenta Linn. ma il sinonimo bolognese di miseria. Questo simbolico batracio ricorrerà sovente in queste carte.
[6] L'effemeride in cui videro la luce molte di queste rime.
[7] L'onorando signor Pietro Sbolenfi, degno genitore dell'autrice, cui è dedicato il volume.
[8] Che Dio ci liberi e scampi tutti! è un accidente.
[9] Concimaia.
[10] Il Conte Felice Gavazza, banchiere, riputato per uno dei più ricchi bolognesi.
SI SCUSA PER AVERGLI MOSTRATO POCO RISPETTO[*]
Mio diletto Signor, poichè vedesti?Senz'alcun velo il negro mio misfatto,?Signor, perdona e fa che in te non desti?Scandalosi pensier l'orribil fatto.
Nel momento fatal forse dicesti:??Cos'è quello, per zio?! Divento matto??è questo l'occhio dell'Argia? Son questi?L'aspetto e i vezzi suoi? Mo niente affatto!?
E ben dicesti! Anch'io quanto mi posi?Viceversa così, pensai lo stesso?E tu lo sai che non te lo nascosi;
Ma, deh, quell'affaraccio dell'ingresso?E il panorama che alla folla esposi,?Scordali, Cocco, e sposami lo stesso!
[*] Recatasi incontro a S.M. l'Imperatore, salì sopra un palo e, urtata dalla folla, cadde a capofitto, mostrando al suo sperato amante, com'ella dice, poco rispetto.
SFOGO CONTRO COLUI[*]
C'era una volta in Roma una ragazza?Il cui nome gentil non vi dirò,?Che per l'Imperator divenne pazza?E di dargli la man si lusingò.
Ei venne a Roma e per la gioia grande?Ella dinanzi a lui cadde boccon?E gli mostrò che non avea mutande?In omaggio all'igiene e alla stagion.
Bismarck, quando lo seppe, andò in furore,?Afferrò penna, carta e calamar?E poi telegrafò all'Imperatore?Che per l'amor di Dio non stesse far,
E quella donna ci si mise dietro?Seguitandolo sempre per città,?Dal re, dal papa, in piazza ed in San Pietro,?Raccontandogli mille infamità.
E lui sentendo questa sinfonia,?Da prima cominciò a tintinagar,[1]?Poi nel più bello piantò lì l'Argia?E coi Sovrani s'imbarcò per mar.
L'empio! Intanto la povera tradita?Nei Cappuccini andò per la passion;?Mutò speranze, desideri e vita,?Ed, ancella di Dio, prese il cordon.
Caste donzelle, deh, accogliete in seno?Questo consiglio che mi vien dal cor.?Portate sempre le mutande, o almeno?Copritevi se vien l'Imperator!
[*] Colui, ahimè, è l'alto personaggio di cui alle rime precedenti, e quella donna la sua legittima e graziosa consorte.
[1] Tentennare. Dial. bol.
AVE CRUX![*]
All'illustre e Venerato prosatore
e suo diletto genitore?questo segno d'onore
pegno d'amore
col cuore
Argia

Padre diletto,?Sbolenfi Pietro,?Al tuo cospetto?Vinta m'arretro,?Perchè sei degno?D'aver un regno.?Ma poichè il regno ti negò la sorte?E giaci oppresso dall'immonda rana,?Col tuo bel libro sfiderai la
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