Poesie inedite vol. I | Page 5

Silvio Pellico
cara brama al compimento)
L'amor de' nostri Genii: in lor le stesse?Ardono industri fiamme generose?Per l'alme peregrine a lor commesse.
E più lieti n'avvampan, dacchè impose?L'Eterno a Gabriello il gran messaggio,?E Maria ?la tua ancella ecco!? rispose.
In quel bel dì le sfere tutte omaggio?Le prestaro, e degli Angioli reìna?Brillò una Donna di terren lignaggio!
Qual fu la gioia lor quando in meschina?Stalla videro nato il Dio lattante?Al sen della Mortal, fatta Divina!
Oh felice lo stuolo vigilante?De' pastori che l'inno udiron primi,?Nuncio alla terra del celeste Infante!
Godo in pensar che allor fra que' sublimi?Angioli avevi loco, Angiolo mio,?Tu che guidarmi or degna cura estimi.
Tu l'hai veduto quell'amante Iddio?Pender bambin fra le materne braccia,?E già per me il pregavi, e t'esaudìo!
E poi seguisti di Gesù ogni traccia?Pel cammin della vita, e poi vedesti?Sul fero legno sua languente faccia,
E di dolor sui falli miei piangesti!
II.
L'Angiolo! Oh amabil creatura! Un Ente?Tutto bellezza, e intelligenza e amore,?Che tutto legge nell'eternamente!
L'uom qual angiol saria se affrontatore?Della sconfitta sua stato non fosse,?Bandiera alzando contro al suo Fattore.
Ma il reo di sua stoltizia addolorasse,?E lagrime spargendo si sommise,?E Dio intese sue preci, e si commosse.
Del mortale a custodia un Angiol mise,?Che lo guidi e consoli, e ognor ripeta:??Tieni a salute le pupille fise?.
Dal giorno poi che nostra afflitta creta?Iddio venne a vestire ed a noi diessi,?Dolorando e morendo, esempio e meta,
Portando noi del divin sangue impressi?Sulla fronte i caratteri possenti,?Più invidia non ci fan gli Angioli istessi.
Angioli siam noi pur, benchè gementi?In questo passeggier regno di morte:?Gesù nobilitò nostri tormenti!
Perdermi ancor potrei; ma la mia sorte?Fidata venne ad un guerrier del cielo:?Ei mi regge e difende con man forte.
L'Angiol che per mio bene arde di zelo?Amo, e cerco, ed invoco, e benedico,?E pur di poco amarlo io mi querelo.
Ei fra' creati fu il mio primo amico!?Il Genio che svolgea ne' miei prim'anni?Del Bel l'amore, ond'oggi il cor nutrico!
Il confidente de' secreti affanni!?L'incanto che i pensier m'ha raddolciti!?Il braccio che strappommi a crudi inganni!
Oh tutti voi, che da dolor colpiti?Gemete in questa valle, abbiate spene?Ne' tutelari Spirti a voi largiti!
Io troppo spesso ad amistà terrene?Volli appoggiarmi, ed eran pochi i fidi?Che davver s'attristasser di mie pene.
I più m'amavan per sè stessi, e vidi?Taluni rinnegarmi, e perfid'eco?Far contra me di vil calunnia a' gridi.
Ed io, folle, piangea!--Ma quand'io meco?Sentìa il celeste amico mio verace,?L'angosciato mio core effondea seco,
Ed ei benigno v'istillava pace!
III.
Angiol mio, dove sei? Mai dal mio fianco?Non ti partir, che s'appo me non t'odo,?Tu sai quanto al ben far divenga io stanco.
Di vane inqu?etudini mi rodo,?Se a me incessantemente non favelli,?E ai vili penso, e d'abborrirli godo.
Ottienmi ch'io perdonar sappia ai felli,?Ed opri ognor secondo te, secondo?L'orme de' miei più nobili fratelli.
Gareggia cogli altr'Angioli che al mondo?Offron nelle guidate anime forti?D'ardue virtù spettacolo giocondo.
Perchè ne' dì lunghissimi che assorti?Vissi in prigion, mi sfavillò sì grande?La dolce carità de' tuoi conforti?
Perchè tratto m'hai poscia infra ammirande?Anime care, ond'una al guardo mio?Raggi con te di Paradiso espande?
Perchè in me suscitasti alto desìo?D'obbedire a quell'una, e perchè festi?Ch'ella a me dir curasse: ?Amiamo Iddio??
Grazie, grazie, Angiol mio, de' manifesti?Segni di fratellanza! ah sì, tu m'ami!?Tu vuoi condurmi a giubili celesti!
Tu in guise inenarrabili mi chiami,?Per me paventi della colpa i lutti,?E mi sveli d'inferno i lacci infami.
Salve, bell'Angiol mio! salvete tutti,?Angioli tutelanti l'universo,?Perch'egli a Dio suprema gloria frutti!
Quanti siete v'imploro, a fin che immerso?Non vada alcun d'infra gli amati miei?Nella voragin dello stuol perverso!
E te precipuo invoco, Angiol, che sei?Protettor delle belle Itale rive,?Difendi il popol mio da influssi rei!
Tuoni del Campidoglio in sul declive?Sì possente la voce della Chiesa,?Che salvatrice a tutte genti arrive!
E la face crudel della contesa?Fra le varie contrade Itale spegni,?E ferva ognuna al comun bene intesa!
E dell'alma Penisola i bei regni?Di dura signoria non giaccian preda,?Ne' di plebei sovvertitori ingegni!
Ad ogni alta virtù l'Italo creda!?Ogni grazia da Dio l'Italo speri!?E credendo e sperando ami, e proceda
Alla conquista degli eterni veri.
LE CHIESE.
Altaria tua! Domine virtutum.
(_Ps_. 83, p. 4 ).
Oh di preghiera e verità e conforto?E sublimi pensieri amate case,?Case di Dio! sin da' primi anni a voi?Con rispettosa tenerezza il guardo?Io rivolger godea, come a ricovro?Di prole addolorata entro riposta?D'ottimo padre stanza, a' fil?ali?Lamenti sempre ascoltator benigno.
Lunghe l'infanzia mia tenner vicende?D'infermità e mestizia. A me d'intorno?Giubilavano vispi e saltellanti,?E di bellezza angelica festosi,?I pargoletti di que' giorni, ed io,?Nato robusto al par di lor, caduto?In rio languor vedeami, ed in secreti?Indicibili spasmi; e spesse volte?Morte ponea sovra il mio crin l'artiglio,?Ma per gioco ponealo, e mi sdegnava.?Così che pur ne' dì quando men egro?Io strascinava il corpicciuolo, e lieta?La voce uscìa dalle mie smorte labbra,?Tra i floridi compagni, ascosamente?Spesso mie brevi gioie interrompea?La pietà di mia fral, misera forza;?Ed impeti frequenti allor d'angoscia?Il petto mi premean, sicch'io fuggiva?A nasconder mie lagrime solinghe;?E quei che mi scopriano indi piangente?Per ignota cagion, mi dicean pazzo.?Salve, o gotici, begli archi del Tempio?Che di
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