Poesie e novelle in versi | Page 7

Ferdinando Fontana
come l'onda s'accavalla all'onda,?Su sè stessa s'avvolve?
Che mai facesti tu di tante glorie,?Di tanti pianti e di tanti sorrisi??Che giovano ai presenti le memorie?Se chi lasciolle eternamente è spento??Oh!... Triste scherno!... Un'êra di mill'anni?S'accoglie in un accento!?Oh!... Triste scherno!... Il mozzicon di sego,?Nella cui scialba fiamma ho gli occhi fisi?E presso a cui scrivo e bestemmio e prego,?Val più dei raggi insiem moltiplicati?Che piovvero dal sol su gaudi e affanni?Nei secoli passati!
Oh!... Triste scherno!... Il mio vecchio bastone?Vale gli scettri dei re che son morti!?Il mio gramo cappel val le corone?Che il tempo infranse! E il mio mantel sdruscito?Val le toghe di porpora e di bisso?Del popolo quirito!!!?Cesare, Carlomagno e Bonaparte?Ove siete?... Ove siete?... I volti smorti?Spingete, o spettri, sovra queste carte....?Datemi voi l'accento arcano, il verso,?Ond'io possa descrivere l'abisso?Su cui sta l'Universo!
................................
Io mi prostro!... In un'orgia di visioni?S'accascia la br?aca fantasia....?Veggo mari di sangue, e templi, e troni?Accatastati, e altari, e deliranti?Moltitudini, e donne, e bare, e fiori,?E spade luccicanti....?E tutta questa bar?onda vola?Dinanzi agli occhi della mente mia;?S'apre ogni bocca e non dice parola;?Batte ogni piede ed un fruscìo non s'ode;?E, in fondo a un bujo ciel, senza fragori,?Ogni folgore esplode.
Talor frammezzo alla gente piccina?Giganteggia d'un Genio la figura;?Socchiusi gli occhi e colla fronte china?Passano i sav? delle età trascorse,?Color che innanzi all'ardüo problema?Hanno esclamato: Forse!?Ed io, fiutando l'aura che circonda?Questa turba id?al che fa paura,?Sento le nari tormentarmi un'onda?Di lezzi e di profumi; una miscela?D'odor d'alcòve e di tombe; l'emblema?Che la carne rivela!
................................
Dal suolo, ov'io gemevo, rovesciato?Come un tronco cui svelse la bufèra,?Io mi sollevo.--Il mio sogno è passato,?Al pari d'ogni gente e d'ogni evento;?Sorgo e, senza nudrir stolide fedi,?Alla vita mi avvento.?E a lei mi stringo, a questa grama vita?Irta di noje, vana e passaggiera,?Ma che all'avida bocca inaridita?Può ancor porger la mistica mammella!?A questa vita, il solo maravedi?Dell'umana scarsella!
Dolce tesor di mie brevi giornate,?Io ti vo' spendere in luce e in amore,?In lagrime e in ebbrezze spensierate!?Ah!... Ch'io frema!... Ch'io viva!... è nulla il resto!?Muoja chi non vuol vivere!... I piagnoni,?Non morti, io li detesto!...?Io sparirò pria che i capelli bianchi?M'abbian cinta la fronte, ed ho poche ore,?Ma vo' morir colla testa sui fianchi?Ignudi d'una donna amata e bella,?Ripetendo le libere canzoni?Di mia mente rubella!
Milano, dicembre 1876.
LA SENAVRA[1]
AI DOTTORI A. MAGNI E A. ARCARI.
Sognatori incorreggibili;?Fervidissimi credenti;?Cran? vasti e cran? piccoli?Dai cervelli turbolenti;?Furibonde cr?ature?Piene d'ansie e di paure;?Vociatori allucinati?Dagli spettri torturati;
Barcollanti paralitici?Avviati alla demenza;?Infelici, cui sovreccita?L'epilettica potenza;?Pellagrosi, a cui la Fame?Dissanguò le carni grame?Per dipingere le rose?Delle mense sontüose;
Catalettici, insensibili?Come il cuor d'una beghina,?Dallo sguardo spento e immobile,?Dalla testa sempre china,?Cui l'orrenda malattia,?Ch'è peggior dell'agonia,?Indurì la gamba e il braccio?Come il ferro e come il ghiaccio;
Id?oti tardi e sucidi?Dalle stolide risate;?Silenziosi melanconici?Dalle fronti ottenebrate;?Vecchi e bimbi, uomini e donne,?A cui celan vesti e gonne?(Dalla modula uniforme)?La goffaggin delle forme;
O p?eti, cui, per esserlo,?Non mancò che l'equilibro;?O confuse e sparse pagine?Che talor non fan più un libro;?O filosofi ego?sti?Che furiosi, o lieti, o tristi,?Suggeriste un entusiasmo?All'indagine d'Erasmo;
Io vi veggo dell'Ospizio?Negli androni lunghi e scuri?Sfilar tutti e, a larve simili,?Rasentar gli scialbi muri;?E me stesso e il mondo oblio?Nell'udir lo stropiccìo?Delle scarpe trascinate?Sulle pietre levigate.
Quest'Ospizio, or non è un secolo,?Era un chiostro solitario;?Vi dormian, tranquilli, i monaci?Fra una cena ed un rosario:?Quella pace chi rimembra??Tutto muta!... E il chiostro or sembra,?Per le grida e il chiasso eterno,?Una bolgia dell'inferno!
Quanti sogni!... Quanti fascini!?Quanti inani desideri!?Quante vacüe dovizie?Di ipotetici forzieri!?Quante inutili ambizioni?Irte a mille umiliazioni!?Quanto spreco di esistenze?Per ridicole parvenze!
Quanto fremer di battaglie?Id?ali in queste mura!?Che splendor di luci incognite!?Che prodigi di natura!?Che profumi di giardini....?Nel pensiero dei meschini!?Che romane orgie evocate?Dalle femmine eccitate!
Salve!... Salve!... Questo popolo,?Che stropiccia i corridoi,?è di re un'augusta accolita!?è un manipolo d'eroi!?Sono artefici immortali!?Sono duci e generali!?Sono menti sovrumane!?Son duchesse e cortigiane!
Questo giovane, che medita,?è un sapiente... che sa nulla!?Questa vecchia ottuagenaria?Va affermando esser fanciulla!?Questo mostro d'ambizione?Vi domanda un mozzicone!?Questo semplice artigiano?Vuole onori da sultano!
Una donna, melanconica?E dal volto deformato,?Vi susurra: "Dunque, Emilio,?"Non m'inganno!... Sei tornato!"?Ed un'altra, in foggie strane,?Si rimbocca le sottane?Al disopra dei ginocchi,?Ammiccandovi degli occhi!
Chi combatte cogli spiriti?Grida, impreca e il braccio ruota;?Altri, al suol cadendo supplice,?Resta in estasi devota;?Poi proteste, insulti ed ire!...?"Io son savio!... Voglio uscire!?"Scellerati!... Al cenno mio?"Ubbidite!... Io sono Iddio!..."
Se la vita è un mar simbolico,?E se noi siam naviganti;?Se quaggiù bonaccie e turbini?Voglion dir sorrisi e pianti,?O miei buoni, questa gente,?Che non sa dov'è l'oriente,?Questi miseri sparuti?Sono naufraghi perduti!...
Ahi!... La Scienza, con un gemito,?Dietro a lor perde il coraggio,?Nè sa ancor qual sia la gomena?Da gettar pel salvataggio!?Incessante l'uragano?Scuote il rabido oceàno....?Ed i fragili intelletti?Si frantuman tra gli affetti!...
Fedi e infamie, amori ed odii,?Amarezze ed illusioni!?Ecco i venti, i nembi, i fulmini!?Ecco i tristi cavalloni!?Fino il duol del padre oppresso?Nei nepoti resta impresso,?E van pazzi a cento a cento?Per chimerico spavento!
O follia, sei tu un'orribile?E fantastica megera?Che trapassi in mezzo agli uomini?Come rapida bufera,?E che godi, sghignazzando,?A
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 27
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.