Poesie e novelle in versi | Page 8

Ferdinando Fontana
inutili ambizioni
Irte a mille
umiliazioni!
Quanto spreco di esistenze
Per ridicole parvenze!
Quanto fremer di battaglie
Idëali in queste mura!
Che splendor di
luci incognite!
Che prodigi di natura!
Che profumi di giardini....

Nel pensiero dei meschini!
Che romane orgie evocate
Dalle
femmine eccitate!
Salve!... Salve!... Questo popolo,
Che stropiccia i corridoi,
È di re
un'augusta accolita!
È un manipolo d'eroi!
Sono artefici immortali!

Sono duci e generali!
Sono menti sovrumane!
Son duchesse e
cortigiane!
Questo giovane, che medita,
È un sapiente... che sa nulla!
Questa
vecchia ottuagenaria
Va affermando esser fanciulla!
Questo mostro
d'ambizione

Vi domanda un mozzicone!
Questo semplice artigiano

Vuole onori da sultano!
Una donna, melanconica
E dal volto deformato,
Vi susurra:
"Dunque, Emilio,
"Non m'inganno!... Sei tornato!"
Ed un'altra, in
foggie strane,
Si rimbocca le sottane
Al disopra dei ginocchi,

Ammiccandovi degli occhi!

Chi combatte cogli spiriti
Grida, impreca e il braccio ruota;
Altri, al
suol cadendo supplice,
Resta in estasi devota;
Poi proteste, insulti
ed ire!...
"Io son savio!... Voglio uscire!
"Scellerati!... Al cenno mio

"Ubbidite!... Io sono Iddio!..."
Se la vita è un mar simbolico,
E se noi siam naviganti;
Se quaggiù
bonaccie e turbini
Voglion dir sorrisi e pianti,
O miei buoni, questa
gente,
Che non sa dov'è l'oriente,
Questi miseri sparuti
Sono
naufraghi perduti!...
Ahi!... La Scienza, con un gemito,
Dietro a lor perde il coraggio,
Nè
sa ancor qual sia la gomena
Da gettar pel salvataggio!
Incessante
l'uragano
Scuote il rabido oceàno....
Ed i fragili intelletti
Si
frantuman tra gli affetti!...
Fedi e infamie, amori ed odii,
Amarezze ed illusioni!
Ecco i venti, i
nembi, i fulmini!
Ecco i tristi cavalloni!
Fino il duol del padre
oppresso
Nei nepoti resta impresso,
E van pazzi a cento a cento

Per chimerico spavento!
O follia, sei tu un'orribile
E fantastica megera
Che trapassi in mezzo
agli uomini
Come rapida bufera,
E che godi, sghignazzando,
A
toccare il fronte blando
Del dormente nëonato
Con un dito
arroventato?
O Follia!... Cupa voragine!...
Viver... morti!--Esser sepolti....
Nè
saperlo!--Aver lo spregio....
E non leggerlo sui volti!
O Follìa!...
Pensier tremendo!...
Forse l'estro ond'io m'accendo

È lo stigma del
Destino,
Che mi colse da bambino!...
................................
Le notturne ore discesero;
Son deserti i foschi androni;
Già i
maniaci s'addormentano
Nei squallenti cameroni;
Già dei poveri
sospetti,
Presso l'ànsole dei letti,
I metodici guardiani
Assicuran

piedi e mani....
Deh!... Con sogni placidissimi
La pietà li benedica!
Chè sui pazzi
sta l'anàtema
D'una duplice fatica,
E domani essi dovranno,

Quando tutti sorgeranno
Dell'albore ai raggi incerti,
Risognare ad
occhi aperti!...
Dalla Senavra, 26 settembre 1876.
[1] La Senavra è il nome dell'ospizio dei pazzi di Milano.]
IN ALTO
(A GIUSEPPE GALLOTTI)
Non domandarmi un cantico
Per le umane passioni!
L'inesorabil
logica
M'impone altre canzoni;
Io non posso più esprimere
Nè il
pianto, nè la gioja,
Chè mi vennero a noja
Le lagrime e i sorrisi dei
viventi.
Mi rifiuto all'analisi
Delle cose crëate,
Per viver nel
delirio
Di altezze sconfinate;
Ivi è un eterno fascino,
Ivi, un
pugno di polve,
Che ignoto soffio avvolve,
Sembrano gli astri nello
spazio ardenti.
Dinanzi alla voragine
Dell'eterna armonia
Le passioni degli uomini

Perdon la poësia;
Così l'estremo rantolo
Del nocchier si confonde

Col ruggito dell'onde,
Su cui passa, tuonando, la bufera!...
Il
Bene e il Mal s'intrecciano
Nell'assidua natura;
Il Bene e il Mal
s'alternano
Con sapiente misura;
E, indivisi, si aggirano
Fra il
turbo dei viventi,
Gelidi, indifferenti
A chi piange, a chi ride ed a
chi spera.
La medaglia simbolica,

Dalla gianica faccia,
Ha nella prima il
gaudio,
Nell'altra la minaccia;
Ma si palesa agli uomini
Sempre
con fronte eguale,
Perchè nel Ben sta il Male,
Perchè nel Male sta
del Bene il germe.

I contenti e le lagrime
Dei poveri mortali
Per varïar di secoli

Saranno sempre eguali;
I desiderii fervono
In ogni crëatura...
E il
gaudio o la sventura
Vengono a soddisfar l'umano verme,
E poi che un giorno ridere
O pianger gli è concesso,
Torna dei
desiderii
Il popolo indefesso;
La noja uccide il gaudio
Ed il dolor
si accheta...
E la caduca creta
Ribeve al fonte dell'antica speme!
È
una storia monotona
Degli uomini la storia!
Sempre lo stesso
fremito
Di bassezze e di gloria!
Sempre gli stessi gemiti
Per gli
stessi dolori!
Sempre gli stessi amori!
Sempre il labbro che ride e
quel che geme!
Al suon delle battaglie
Succedono le paci;
Dopo l'orgie del sangue

Vengon quelle dei baci;
Come fantasmi, i popoli
Agitando le
braccia,
Contorcendo la faccia,
Per un istante passan sulla terra....

Nè resta che una debole
Eco di tanti eventi,
Che nel frastuon va a
perdersi
Delle novelle genti,...
Poi ricomincia il turbine
Dei
desiderii arcani,
Che dai cervelli umani
Elettrico incessante si
disserra!
Dal sorriso d'un popolo
Nasce d'un altro il pianto;
Per una gente è
un empio
Chi per un'altra è un santo;
E le bufere scrosciano,
E il
sol sfavilla, e i fiori

Si veston di colori,
E nello spazio rotëan le
stelle!...
Tutti, mendìchi e principi,
Deboli e forti, tutti
Proviam gli stessi
gaudii,
Abbiam gli stessi lutti!
Il Bene e il Mal ci scuotono

Coll'istessa potenza,
E l'umana sapienza
Alla gran legge invan si fa
ribelle!...
No, il sorriso degli uomini,
No, degli uomini il pianto,
Nel cranio
mio non destano
Giocondo o mesto un canto;
Perch'io so che le
lagrime
Fan più dolci i sorrisi;
Perch'io so che indivisi
Il Bene e il
Mal s'aggiran fra i viventi.
Sol nell'immensa sintesi
Delle cose

crëate,
Nel supremo delirio
Di altezze sconfinate
Trovo dei carmi
il fascino!
Ivi, un pugno di polve,
Che ignoto soffio avvolve,

Sembrano gli astri nello spazio ardenti.
Giugno 1875.
CIRCOLO
(A PAOLO GORINI)
Un dì d'autunno, al tramontar del sole,
In un ermo giardino entrò la
Morte;
E impallidìr le rose e le vïole
Presàghe di lor sorte.
Le foglie, scosse da leggiero vento
E per sottil pioviggin lagrimanti,

Siccome colte da orribil spavento
Si fecero tremanti.
E dal bigiastro ciel, parlando ai fiori,
Disse una voce: "Così vuole
Iddio!
"Voi dovete morire!--Addio
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