i ragazzi la conversazione di quel buon
vecchio, lo invitò a casa sua, e gli chiese intanto notizie degli altri
villeggianti.
Egli raccontò che la bella villa sulla collina apparteneva ad una
famiglia di ricchi industriali, che portavano molto vantaggio al paese
perchè avevano una grandiosa fabbrica laggiù nella valle, che dava
lavoro ad un gran numero di operai, e poi perchè spendevano molto, e il
signor Guerini, proprietario della villa e della fabbrica, non dimenticava
nè i poveri nè la chiesa, anzi avea regalato a sue spese un nuovo
organo.
--E quel casino rosso laggiù in fondo al viale?--chiese Maria.
--È il casino del professore Damiati, una persona molto istruita che
viene qui a villeggiare da qualche anno.
--L'ho inteso nominare, è professore al ginnasio, non è vero?--riprese la
fanciulla;--mi piacerebbe tanto conoscerlo perchè vorrei pregarlo di
dare delle lezioni a Carlo che deve ripetere un esame.
--Glielo farò conoscere,--disse don Vincenzo,--anzi, se andiamo verso
la posta, lo incontriamo di sicuro.
--Ebbene, tanto meglio, se non le incomoda siamo pronti.
E s'avviarono tutti insieme parlando della stagione, della campagna e
dello zio, che don Vincenzo nominava sempre con vero rincrescimento.
--Crede,--diceva,--che dopo la sua morte mi pare quasi di non viver più
nemmeno io? Ci siamo conosciuti giovani, alle barricate di porta
Vittoria nelle Cinque Giornate; sono momenti dei quali non ci si
dimentica, e poi siamo stati sempre amici, tanto ch'egli è venuto ad
abitar qui per me, e ci si divertiva a stare assieme la sera ricordando il
tempo passato; le ore trascorrevano in un lampo; penso sempre a quelle
belle serate.
--Venga ora che ci siamo noi a raccontarci di quel tempo, sarà tanto
utile anche per i ragazzi.
--Ecco il professore,--disse don Vincenzo accennando ad un giovane
che veniva verso di loro, assorto nella lettura del giornale che era
arrivato in quel momento, e seguito da un bel cane.
--Signor Damiati? signor Damiati?--chiamò il curato.--Deve aver
trovato delle notizie molto interessanti in quel giornale, che non alza
nemmeno gli occhi per salutarmi.
--Davo una scorsa alle novità del giorno, ma di questa stagione anche la
politica tace,--disse Damiati alzando gli occhi e salutando.
--C'è qui la signorina Morandi che desidera conoscerla,--soggiunse don
Vincenzo.
Il professore salutò Maria e fece una carezza a Mario che gli era vicino,
mentre gli altri ragazzi avevano fatto circolo intorno al cane.
--Ho inteso parlare di lei,--disse Maria,--e speravo proprio incontrarla,
anche perchè desidererei un favore.
--Dica pure, se posso esserle utile....
E un po' timidamente, quasi tremante, gli disse come era imbarazzata
per Carlo, temendo che da solo non potesse studiare, e lo pregava che
gli volesse dare qualche lezione, qualche suggerimento....
Il professore disse che proprio quando era in campagna avea deciso di
riposare e di non obbligarsi a dar lezioni, ma essendo tanto vicini
avrebbe fatto un'eccezione, sarebbe stato felice di andar a passare
qualche ora nella loro compagnia, e così quasi conversando avrebbe
potuto aiutare Carlo nei suoi studii.
--Mi farà un vero regalo,--disse Maria,--scusi, sa, se sono stata un po'
ardita di chiederle un favore così subito, senza conoscerla, sono tanto
umiliata di non potere aiutar io mio fratello, perchè di latino non so
proprio nulla.
Il professore promise di andar presto a vederli, poi si salutarono tutti, e
Maria tornò a casa coi ragazzi, contenta del modo con cui avea
occupato quel primo giorno; anche i ragazzi eran felici della bella
passeggiata e soltanto Carlo pareva imbronciato all'idea di dover
rimettersi a studiare.
L'IDEALE DI CARLO.
La famiglia Morandi era raccolta nel salotto intorno alla tavola
rischiarata da una lampada appesa al soffitto. Il signor Morandi leggeva
il giornale, Vittorio guardava un libro illustrato, Maria accomodava
della biancheria insieme all'Angiolina che aveva chiesto di aiutarla,
mentre Giannina pregava Elisa, che non ne avea voglia, di farle dei
vestiti per la bambola.
--Andiamo,--disse Maria,--falle questo piacere.
--M'annoio,--disse Elisa.
--Ti annoierai di più a non far nulla,--soggiunse, poi rivolgendosi a
Carlo disse:--Tu spero ti metterai a studiare il tuo latino.
--Che noia! sempre questo eterno latino!--rispose il ragazzo facendo
spallucce;--io già, sai, non m'importa di diventare uno scienziato,
voglio essere un uomo d'azione, un gran generale, un eroe: Alessandro,
Giulio Cesare, Napoleone; ecco i miei ideali, al diavolo i libri,
lasciatemi fare il soldato,--esclamò Carlo cogli occhi lucenti e il viso in
fiamme, tutto eccitato da quella giornata passata all'aria aperta.
--Sì,--disse Maria ironicamente,--dopo bisognerà improvvisare una
guerra per mettere il tuo eroismo alla prova. Ora, mio caro, il mondo è
cambiato, e al giorno d'oggi la parola eroe ha un significato molto
diverso da quello che aveva una volta; eroe si può esserlo in tutti i
luoghi, in tutte le professioni, alla scuola, all'officina, fra le pareti
domestiche, purchè uno dimentichi sè stesso, rinunci al proprio piacere,
alla propria volontà, per un alto ideale, per il bene del
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