Maria volle invece radunare prima tutto il bagaglio e consegnarlo ad un
facchino, raccomandandogli di portarlo a casa sua subito, poi s'avviò
assieme ai ragazzi, tutti contenti di trovarsi all'aria aperta, in mezzo ai
prati verdi, lontani dalla scuola e dalla città.
Maria aveva un bel da fare a dirigere quella schiera irrequieta. Alla
donna di servizio disse di fermarsi al villaggio per far le provviste più
necessarie: legna, carbone, candele, pane, vino, carne, uova e burro; le
raccomandò di far presto; intanto sarebbe andata avanti coi ragazzi ad
aprire la casa.
Vittorio le domandava notizie di tutti i villini che vedevano, Carlo
saltava sui muricciuoli e nei fossi lungo la via, Elisa osservava le ville
più belle, e Angiolina e Giannina ammiravano tutto, ed erano allegre e
contente di trovarsi in campagna.
La loro casa, poco lontana dalla stazione, era una casetta con un
balcone grande, coperto da un pergolato di vite, che circondava tutto il
muro del cortile; era molto semplice, quadrata, bianca, colle persiane
verdi, e d'aspetto ridente. Davanti c'era qualche vaso di fiori e dai lati la
verdura che Maria avea fatto piantare e che essa fu piacevolmente
sorpresa di trovare molto cresciuta.
--Come sono contenta!--disse.--Guardate quei fagioli che s'arrampicano
lungo il muro, e quella insalatina fresca; voi ragazzi, quando avrete
riposto nei cassettoni la vostra roba, coglierete un po' di quell'insalata
per pranzo.
Ma nè Carlo nè Mario non se la sentivano di lavorare, volevano correre
e divertirsi; invece Angiolina si mise subito all'opera con una prontezza
che fece meravigliare Maria.
Essa l'aiutò a disfare i bauli e le casse, a scopare le camere e spolverare
le mobiglie con un'abilità da vera massaia.
Giannina voleva imitarla, ma non ci riusciva, invece di radunare la
polvere in un mucchio per poi raccoglierla nella cassetta delle
spazzature, la sparpagliava per la stanza e dovette rinunciarvi.
--Sei ancora troppo piccina.--disse Maria,--dovrebbe piuttosto farlo
l'Elisa.
Ma Elisa invece perdeva il tempo ad osservare le stampe attaccate alle
pareti del salotto, rappresentanti la leggenda del Figliuol prodigo, ed i
mobili, che guardava con aria sprezzante, trovandoli vecchi e di cattivo
gusto.
Al pianterreno non c'erano che tre stanze, la cucina, il salotto grande,
spazioso, con tre finestre, ammobigliato con una tavola rotonda nel
mezzo e intorno un canapè coperto di damasco di lana verde, due
poltrone uguali, e delle sedie di paglia; addossata ad una parete una
credenza a tre piani per mettervi i tondi all'ora del pranzo, dovendo
quel salotto servire da sala da pranzo, da studio e da ricevere; accanto
poi c'era uno stanzino per la donna di servizio. Il piano superiore era
composto di quattro camere da letto grandi e ammobigliate colla
massima semplicità: nella prima dovea dormire il signor Morandi e
Vittorio, nella seconda Mario e Carlo, nella terza Maria e Giannina,
nella quarta Elisa e Angiolina.
Quando ritornò la donna colla provvista, Maria volle che s'occupasse
unicamente della cucina; le premeva troppo che le casseruole e le
pentole fossero pulite bene e le tavole lavate colla potassa; diede
un'occhiata agli arnesi di rame per assicurarsi che fossero stagnati,
perchè diceva sempre: Non c'è bisogno di fare dei manicaretti, ma
quello che si mangia deve essere sano e pulito.
Poi andò al piano superiore e si fece aiutare dall'Elisa che si prestò di
malavoglia a rifare i letti, mentre gli altri mettevano i loro vestiti nei
cassettoni; ma i ragazzi facevano un'insalata di tutto, e l'Angiolina
aveva un bel da fare per mettere un po' d'ordine in quei cassetti. Essa
diceva:
--Fate così; le camice da una parte, le mutande dall'altra, e nel mezzo le
cose minute, i fazzoletti, le calze, le cravatte; vedete, ci sta tutto in un
cassetto, nell'altro potete mettere i vestiti.
--Ma non c'è l'attaccapanni?--disse Carlo.
--Sì, ma è meglio lasciarlo libero, vedrete che in poco tempo sarà carico
anch'esso.
Fece mettere i libri nel cassetto del tavolino che ognuno aveva nella
propria camera; così, col suo aiuto, la casa fu presto in ordine, anzi,
ebbero tempo di pensare anche agli adornamenti.
In un armadio trovarono dei vecchi tappeti: uno fu disteso in salotto
davanti al canapè, con un altro copersero la tavola; poi corsero nel
cortile, spiccarono un ramo di rose fiorite, vi aggiunsero un geranio,
qualche ramo d'erba odorosa, formarono un mazzo di fiori che misero
in mezzo alla tavola, ed il salotto prese un aspetto più gaio ed elegante.
Quando tutto fu in ordine, Maria per contentare i ragazzi li condusse a
fare un giro nel villaggio prima del pranzo; passando, andò a salutare il
curato che era stato tanto amico di suo zio, e li accolse sorridendo.
Era un buon vecchietto che parlava volentieri del tempo passato, e
raccontava le storie del quarant'otto, avendo preso parte in quella
rivoluzione, e dimenticando il presente in quei ricordi.
Maria, stimando utile per
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