Piccoli eroi | Page 7

Cordelia
la sua morte mi pare quasi di non viver più nemmeno io? Ci siamo conosciuti giovani, alle barricate di porta Vittoria nelle Cinque Giornate; sono momenti dei quali non ci si dimentica, e poi siamo stati sempre amici, tanto ch'egli è venuto ad abitar qui per me, e ci si divertiva a stare assieme la sera ricordando il tempo passato; le ore trascorrevano in un lampo; penso sempre a quelle belle serate.
--Venga ora che ci siamo noi a raccontarci di quel tempo, sarà tanto utile anche per i ragazzi.
--Ecco il professore,--disse don Vincenzo accennando ad un giovane che veniva verso di loro, assorto nella lettura del giornale che era arrivato in quel momento, e seguito da un bel cane.
--Signor Damiati? signor Damiati?--chiamò il curato.--Deve aver trovato delle notizie molto interessanti in quel giornale, che non alza nemmeno gli occhi per salutarmi.
--Davo una scorsa alle novità del giorno, ma di questa stagione anche la politica tace,--disse Damiati alzando gli occhi e salutando.
--C'è qui la signorina Morandi che desidera conoscerla,--soggiunse don Vincenzo.
Il professore salutò Maria e fece una carezza a Mario che gli era vicino, mentre gli altri ragazzi avevano fatto circolo intorno al cane.
--Ho inteso parlare di lei,--disse Maria,--e speravo proprio incontrarla, anche perchè desidererei un favore.
--Dica pure, se posso esserle utile....
E un po' timidamente, quasi tremante, gli disse come era imbarazzata per Carlo, temendo che da solo non potesse studiare, e lo pregava che gli volesse dare qualche lezione, qualche suggerimento....
Il professore disse che proprio quando era in campagna avea deciso di riposare e di non obbligarsi a dar lezioni, ma essendo tanto vicini avrebbe fatto un'eccezione, sarebbe stato felice di andar a passare qualche ora nella loro compagnia, e così quasi conversando avrebbe potuto aiutare Carlo nei suoi studii.
--Mi farà un vero regalo,--disse Maria,--scusi, sa, se sono stata un po' ardita di chiederle un favore così subito, senza conoscerla, sono tanto umiliata di non potere aiutar io mio fratello, perchè di latino non so proprio nulla.
Il professore promise di andar presto a vederli, poi si salutarono tutti, e Maria tornò a casa coi ragazzi, contenta del modo con cui avea occupato quel primo giorno; anche i ragazzi eran felici della bella passeggiata e soltanto Carlo pareva imbronciato all'idea di dover rimettersi a studiare.

L'IDEALE DI CARLO.
La famiglia Morandi era raccolta nel salotto intorno alla tavola rischiarata da una lampada appesa al soffitto. Il signor Morandi leggeva il giornale, Vittorio guardava un libro illustrato, Maria accomodava della biancheria insieme all'Angiolina che aveva chiesto di aiutarla, mentre Giannina pregava Elisa, che non ne avea voglia, di farle dei vestiti per la bambola.
--Andiamo,--disse Maria,--falle questo piacere.
--M'annoio,--disse Elisa.
--Ti annoierai di più a non far nulla,--soggiunse, poi rivolgendosi a Carlo disse:--Tu spero ti metterai a studiare il tuo latino.
--Che noia! sempre questo eterno latino!--rispose il ragazzo facendo spallucce;--io già, sai, non m'importa di diventare uno scienziato, voglio essere un uomo d'azione, un gran generale, un eroe: Alessandro, Giulio Cesare, Napoleone; ecco i miei ideali, al diavolo i libri, lasciatemi fare il soldato,--esclamò Carlo cogli occhi lucenti e il viso in fiamme, tutto eccitato da quella giornata passata all'aria aperta.
--Sì,--disse Maria ironicamente,--dopo bisognerà improvvisare una guerra per mettere il tuo eroismo alla prova. Ora, mio caro, il mondo è cambiato, e al giorno d'oggi la parola eroe ha un significato molto diverso da quello che aveva una volta; eroe si può esserlo in tutti i luoghi, in tutte le professioni, alla scuola, all'officina, fra le pareti domestiche, purchè uno dimentichi sè stesso, rinunci al proprio piacere, alla propria volontà, per un alto ideale, per il bene del suo paese, della propria famiglia e dei suoi simili, e forse è un eroe tanto più grande, perchè il suo eroismo è ignorato e non vi è spinto dall'idea della gloria che è sprone a grandi sagrifizi. Se vorrete, vi leggerò quando sarete stati ubbidienti, alcune storie vere, ch'io ho raccolto, di eroismi ignorati, nella speranza che possano esservi utili; sarà un modo di occupare queste serate d'autunno.
--Brava!--disse Vittorio.--Che gioia! I tuoi racconti mi piacciono tanto.
--Vediamo questi eroi!--disse Carlo,--anzi, dovresti cominciare subito.
--Per questa sera,--rispose Maria,--contentati di studiare; il mio manoscritto è in fondo al baule.
--è tanto noioso questo latino! Ora poi che sono in vacanza....
--Ebbene lascia stare,--disse il signor Morandi interrompendo la sua lettura,--ti prometto che se non passi l'esame ti mando a fare il ciabattino.
I fanciulli diedero in una risata, mentre Mario continuava colla matita a scarabocchiare sulla carta.
--Ecco il tuo ritratto,--disse a Carlo quando ebbe terminato.
Le ragazze ansiose s'avvicinarono a Mario e si misero a ridere con tutta la forza dei loro polmoni, alla vista d'una figura che avea un po' il profilo di Carlo, seduta al bischetto con un paio di scarpe in mano tirando lo spago; con sotto la scritta: l'eroe dello spago.
Carlo, indispettito, diede uno schiaffo a Mario che si ribellò, e incominciarono a
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