ridente. Davanti c'era qualche vaso di fiori e dai lati la verdura che Maria avea fatto piantare e che essa fu piacevolmente sorpresa di trovare molto cresciuta.
--Come sono contenta!--disse.--Guardate quei fagioli che s'arrampicano lungo il muro, e quella insalatina fresca; voi ragazzi, quando avrete riposto nei cassettoni la vostra roba, coglierete un po' di quell'insalata per pranzo.
Ma nè Carlo nè Mario non se la sentivano di lavorare, volevano correre e divertirsi; invece Angiolina si mise subito all'opera con una prontezza che fece meravigliare Maria.
Essa l'aiutò a disfare i bauli e le casse, a scopare le camere e spolverare le mobiglie con un'abilità da vera massaia.
Giannina voleva imitarla, ma non ci riusciva, invece di radunare la polvere in un mucchio per poi raccoglierla nella cassetta delle spazzature, la sparpagliava per la stanza e dovette rinunciarvi.
--Sei ancora troppo piccina.--disse Maria,--dovrebbe piuttosto farlo l'Elisa.
Ma Elisa invece perdeva il tempo ad osservare le stampe attaccate alle pareti del salotto, rappresentanti la leggenda del Figliuol prodigo, ed i mobili, che guardava con aria sprezzante, trovandoli vecchi e di cattivo gusto.
Al pianterreno non c'erano che tre stanze, la cucina, il salotto grande, spazioso, con tre finestre, ammobigliato con una tavola rotonda nel mezzo e intorno un canapè coperto di damasco di lana verde, due poltrone uguali, e delle sedie di paglia; addossata ad una parete una credenza a tre piani per mettervi i tondi all'ora del pranzo, dovendo quel salotto servire da sala da pranzo, da studio e da ricevere; accanto poi c'era uno stanzino per la donna di servizio. Il piano superiore era composto di quattro camere da letto grandi e ammobigliate colla massima semplicità: nella prima dovea dormire il signor Morandi e Vittorio, nella seconda Mario e Carlo, nella terza Maria e Giannina, nella quarta Elisa e Angiolina.
Quando ritornò la donna colla provvista, Maria volle che s'occupasse unicamente della cucina; le premeva troppo che le casseruole e le pentole fossero pulite bene e le tavole lavate colla potassa; diede un'occhiata agli arnesi di rame per assicurarsi che fossero stagnati, perchè diceva sempre: Non c'è bisogno di fare dei manicaretti, ma quello che si mangia deve essere sano e pulito.
Poi andò al piano superiore e si fece aiutare dall'Elisa che si prestò di malavoglia a rifare i letti, mentre gli altri mettevano i loro vestiti nei cassettoni; ma i ragazzi facevano un'insalata di tutto, e l'Angiolina aveva un bel da fare per mettere un po' d'ordine in quei cassetti. Essa diceva:
--Fate così; le camice da una parte, le mutande dall'altra, e nel mezzo le cose minute, i fazzoletti, le calze, le cravatte; vedete, ci sta tutto in un cassetto, nell'altro potete mettere i vestiti.
--Ma non c'è l'attaccapanni?--disse Carlo.
--Sì, ma è meglio lasciarlo libero, vedrete che in poco tempo sarà carico anch'esso.
Fece mettere i libri nel cassetto del tavolino che ognuno aveva nella propria camera; così, col suo aiuto, la casa fu presto in ordine, anzi, ebbero tempo di pensare anche agli adornamenti.
In un armadio trovarono dei vecchi tappeti: uno fu disteso in salotto davanti al canapè, con un altro copersero la tavola; poi corsero nel cortile, spiccarono un ramo di rose fiorite, vi aggiunsero un geranio, qualche ramo d'erba odorosa, formarono un mazzo di fiori che misero in mezzo alla tavola, ed il salotto prese un aspetto più gaio ed elegante.
Quando tutto fu in ordine, Maria per contentare i ragazzi li condusse a fare un giro nel villaggio prima del pranzo; passando, andò a salutare il curato che era stato tanto amico di suo zio, e li accolse sorridendo.
Era un buon vecchietto che parlava volentieri del tempo passato, e raccontava le storie del quarant'otto, avendo preso parte in quella rivoluzione, e dimenticando il presente in quei ricordi.
Maria, stimando utile per i ragazzi la conversazione di quel buon vecchio, lo invitò a casa sua, e gli chiese intanto notizie degli altri villeggianti.
Egli raccontò che la bella villa sulla collina apparteneva ad una famiglia di ricchi industriali, che portavano molto vantaggio al paese perchè avevano una grandiosa fabbrica laggiù nella valle, che dava lavoro ad un gran numero di operai, e poi perchè spendevano molto, e il signor Guerini, proprietario della villa e della fabbrica, non dimenticava nè i poveri nè la chiesa, anzi avea regalato a sue spese un nuovo organo.
--E quel casino rosso laggiù in fondo al viale?--chiese Maria.
--è il casino del professore Damiati, una persona molto istruita che viene qui a villeggiare da qualche anno.
--L'ho inteso nominare, è professore al ginnasio, non è vero?--riprese la fanciulla;--mi piacerebbe tanto conoscerlo perchè vorrei pregarlo di dare delle lezioni a Carlo che deve ripetere un esame.
--Glielo farò conoscere,--disse don Vincenzo,--anzi, se andiamo verso la posta, lo incontriamo di sicuro.
--Ebbene, tanto meglio, se non le incomoda siamo pronti.
E s'avviarono tutti insieme parlando della stagione, della campagna e dello zio, che don Vincenzo nominava sempre con vero rincrescimento.
--Crede,--diceva,--che dopo
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.