Orlando Furioso | Page 7

Ludovico Ariosto
tardi,

e ch'altri a corre il frutto è andato prima?
a pena avuto io n'ho parole e
sguardi,
ed altri n'ha tutta la spoglia opima.
Se non ne tocca a me
frutto né fiore,

perché affligger per lei mi vuo' più il core?
42
La verginella è simile alla rosa,
ch'in bel giardin su la nativa
spina
mentre sola e sicura si riposa,
né gregge né pastor se le

avvicina;
l'aura soave e l'alba rugiadosa,
l'acqua, la terra al suo
favor s'inchina:
gioveni vaghi e donne inamorate
amano averne e
seni e tempie ornate.
43
Ma non sì tosto dal materno stelo
rimossa viene e dal suo ceppo
verde,
che quanto avea dagli uomini e dal cielo
favor, grazia e
bellezza, tutto perde.
La vergine che 'l fior, di che più zelo
che de'
begli occhi e de la vita aver de',
lascia altrui corre, il pregio ch'avea
inanti
perde nel cor di tutti gli altri amanti.
44
Sia Vile agli altri, e da quel solo amata
a cui di sé fece sì larga
copia.
Ah, Fortuna crudel, Fortuna ingrata!
trionfan gli altri, e ne
moro io d'inopia.
Dunque esser può che non mi sia più grata?

dunque io posso lasciar mia vita propia?
Ah più tosto oggi manchino
i dì miei,
ch'io viva più, s'amar non debbo lei! -
45
Se mi domanda alcun chi costui sia,
che versa sopra il rio
lacrime tante,
io dirò ch'egli è il re di Circassia,
quel d'amor
travagliato Sacripante;
io dirò ancor, che di sua pena ria
sia prima e
sola causa essere amante,
è pur un degli amanti di costei:
e ben
riconosciuto fu da lei.
46
Appresso ove il sol cade, per suo amore
venuto era dal capo
d'Oriente;
che seppe in India con suo gran dolore,
come ella
Orlando sequitò in Ponente:
poi seppe in Francia che l'imperatore

sequestrata l'avea da l'altra gente,
per darla all'un de' duo che contra il
Moro
più quel giorno aiutasse i Gigli d'oro.
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Stato era in campo, e inteso avea di quella
rotta crudel che dianzi
ebbe re Carlo:
cercò vestigio d'Angelica bella,

né potuto avea
ancora ritrovarlo.
Questa è dunque la trista e ria novella
che
d'amorosa doglia fa penarlo,
affligger, lamentare, e dir parole
che di
pietà potrian fermare il sole.

48
Mentre costui così s'affligge e duole,
e fa degli occhi suoi tepida
fonte,
e dice queste e molte altre parole,
che non mi par bisogno
esser racconte;
l'aventurosa sua fortuna vuole
ch'alle orecchie
d'Angelica sian conte:
e così quel ne viene a un'ora, a un punto,

ch'in mille anni o mai più non è raggiunto.
49
Con molta attenzion la bella donna
al pianto, alle parole, al
modo attende
di colui ch'in amarla non assonna;
né questo è il
primo dì ch'ella l'intende:
ma dura e fredda più d'una colonna,
ad
averne pietà non però scende,
come colei c'ha tutto il mondo a sdegno,

e non le par ch'alcun sia di lei degno.
50
Pur tra quei boschi il ritrovarsi sola
le fa pensar di tor costui per
guida;
che chi ne l'acqua sta fin alla gola
ben è ostinato se mercé
non grida.
Se questa occasione or se l'invola,
non troverà mai più
scorta sì fida;
ch'a lunga prova conosciuto inante
s'avea quel re
fedel sopra ogni amante.
51
Ma non però disegna de l'affanno
che lo distrugge alleggierir chi
l'ama,
e ristorar d'ogni passato danno
con quel piacer ch'ogni
amator più brama:
ma alcuna fizione, alcuno inganno
di tenerlo in
speranza ordisce e trama;
tanto ch'a quel bisogno se ne serva,
poi
torni all'uso suo dura e proterva.
52
E fuor di quel cespuglio oscuro e cieco
fa di sé bella ed
improvvisa mostra,
come di selva o fuor d'ombroso speco
Diana in
scena o Citerea si mostra;
e dice all'apparir: - Pace sia teco;
teco
difenda Dio la fama nostra,
e non comporti, contra ogni ragione,

ch'abbi di me sì falsa opinione. -
53
Non mai con tanto gaudio o stupor tanto
levò gli occhi al
figliuolo alcuna madre,
ch'avea per morto sospirato e pianto,
poi
che senza esso udì tornar le squadre;
con quanto gaudio il Saracin,
con quanto
stupor l'alta presenza e le leggiadre
maniere, e il vero

angelico sembiante,
improviso apparir si vide inante.
54
Pieno di dolce e d'amoroso affetto,
alla sua donna, alla sua diva
corse,
che con le braccia al collo il tenne stretto,
quel ch'al Catai
non avria fatto forse.
Al patrio regno, al suo natio ricetto,
seco
avendo costui, l'animo torse:
subito in lei s'avviva la speranza
di
tosto riveder sua ricca stanza.
55
Ella gli rende conto pienamente
dal giorno che mandato fu da lei

a domandar soccorso in Oriente
al re de' Sericani e Nabatei;
e
come Orlando la guardò sovente
da morte, da disnor, da casi rei:
e
che 'l fior virginal così avea salvo,
come se lo portò del materno alvo.
56
Forse era ver, ma non però credibile
a chi del senso suo fosse
signore;
ma parve facilmente a lui possibile,
ch'era perduto in via
più grave errore.
Quel che l'uom vede, Amor gli fa invisibiIe,
e
l'invisibil fa vedere Amore.
Questo creduto fu; che 'l miser suole

dar facile credenza a quel che vuole.
57
- Se mal si seppe il cavallier d'Anglante
pigliar per sua
sciocchezza il tempo buono,
il danno se ne avrà; che da qui inante

nol chiamerà Fortuna a sì gran dono
(tra sé tacito parla Sacripante):

ma io per imitarlo già non sono,
che lasci tanto ben che m'è concesso,

e ch'a doler poi m'abbia di me stesso.
58
Corrò la fresca e
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