l'elmo che 'l
fiume gli asconde,
in quella parte onde caduto gli era
discende ne
l'estreme umide sponde:
ma quello era sì fitto ne la sabbia,
che
molto avrà da far prima che l'abbia.
25
Con un gran ramo d'albero rimondo,
di ch'avea fatto una pertica
lunga,
tenta il fiume e ricerca sino al fondo,
né loco lascia ove non
batta e punga.
Mentre con la maggior stizza del mondo
tanto
l'indugio suo quivi prolunga,
vede di mezzo il fiume un cavalliero
insino al petto uscir, d'aspetto fiero.
26
Era, fuor che la testa, tutto armato,
ed avea un elmo ne la destra
mano:
avea il medesimo elmo che cercato
da Ferraù fu lungamente
invano.
A Ferraù parlò come adirato,
e disse: - Ah mancator di fé,
marano!
perché di lasciar l'elmo anche t'aggrevi,
che render già
gran tempo mi dovevi?
27
Ricordati, pagan, quando uccidesti
d'Angelica il fratel (che son
quell'io),
dietro all'altr'arme tu mi promettesti
gittar fra pochi dì
l'elmo nel rio.
Or se Fortuna (quel che non volesti
far tu) pone ad
effetto il voler mio,
non ti turbare; e se turbar ti déi,
turbati che di fé
mancato sei.
28
Ma se desir pur hai d'un elmo fino,
trovane un altro, ed abbil con
più onore;
un tal ne porta Orlando paladino,
un tal Rinaldo, e forse
anco migliore:
l'un fu d'Almonte, e l'altro di Mambrino:
acquista un
di quei dui col tuo valore;
e questo, ch'hai già di lasciarmi detto,
farai bene a lasciarmi con effetto. -
29
All'apparir che fece all'improvviso
de l'acqua l'ombra, ogni pelo
arricciossi,
e scolorossi al Saracino il viso;
la voce, ch'era per uscir,
fermossi.
Udendo poi da l'Argalia, ch'ucciso
quivi avea già (che
l'Argalia nomossi)
la rotta fede così improverarse,
di scorno e d'ira
dentro e di fuor arse.
30
Né tempo avendo a pensar altra scusa,
e conoscendo ben che 'l
ver gli disse,
restò senza risposta a bocca chiusa;
ma la vergogna il
cor sì gli trafisse,
che giurò per la vita di Lanfusa
non voler mai
ch'altro elmo lo coprisse,
se non quel buono che già in Aspramonte
trasse dal capo Orlando al fiero Almonte.
31
E servò meglio questo giuramento,
che non avea quell'altro fatto
prima.
Quindi si parte tanto malcontento,
che molti giorni poi si
rode e lima.
Sol di cercare è il paladino intento
di qua di là, dove
trovarlo stima.
Altra ventura al buon Rinaldo accade,
che da costui
tenea diverse strade.
32
Non molto va Rinaldo, che si vede
saltare inanzi il suo destrier
feroce:
- Ferma, Baiardo mio, deh, ferma il piede!
che l'esser senza
te troppo mi nuoce. -
Per questo il destrier sordo, a lui non riede
anzi più se ne va sempre veloce.
Segue Rinaldo, e d'ira si distrugge:
ma seguitiamo Angelica che fugge.
33
Fugge tra selve spaventose e scure,
per lochi inabitati, ermi e
selvaggi.
Il mover de le frondi e di verzure,
che di cerri sentia,
d'olmi e di faggi,
fatto le avea con subite paure
trovar di qua di là
strani viaggi;
ch'ad ogni ombra veduta o in monte o in valle,
temea
Rinaldo aver sempre alle spalle.
34
Qual pargoletta o damma o capriuola,
che tra le fronde del natio
boschetto
alla madre veduta abbia la gola
stringer dal pardo, o
aprirle 'l fianco o 'l petto,
di selva in selva dal crudel s'invola,
e di
paura trema e di sospetto:
ad ogni sterpo che passando tocca,
esser
si crede all'empia fera in bocca.
35
Quel dì e la notte a mezzo l'altro giorno
s'andò aggirando, e non
sapeva dove.
Trovossi al fin in un boschetto adorno,
che lievemente
la fresca aura muove.
Duo chiari rivi, mormorando intorno,
sempre
l'erbe vi fan tenere e nuove;
e rendea ad ascoltar dolce concento,
rotto tra picciol sassi, il correr lento.
36
Quivi parendo a lei d'esser sicura
e lontana a Rinaldo mille
miglia,
da la via stanca e da l'estiva arsura,
di riposare alquanto si
consiglia:
tra' fiori smonta, e lascia alla pastura
andare il palafren
senza la briglia;
e quel va errando intorno alle chiare onde,
che di
fresca erba avean piene le sponde.
37
Ecco non lungi un bel cespuglio vede
di prun fioriti e di
vermiglie rose,
che de le liquide onde al specchio siede,
chiuso dal
sol fra l'alte querce ombrose;
così voto nel mezzo, che concede
fresca stanza fra l'ombre più nascose:
e la foglia coi rami in modo è
mista,
che 'l sol non v'entra, non che minor vista.
38
Dentro letto vi fan tenere erbette,
ch'invitano a posar chi
s'appresenta.
La bella donna in mezzo a quel si mette,
ivi si corca
ed ivi s'addormenta.
Ma non per lungo spazio così stette,
che un
calpestio le par che venir senta:
cheta si leva e appresso alla riviera
vede ch'armato un cavallier giunt'era.
39
Se gli è amico o nemico non comprende:
tema e speranza il
dubbio cor le scuote;
e di quella aventura il fine attende,
né pur d'un
sol sospir l'aria percuote.
Il cavalliero in riva al fiume scende
sopra
l'un braccio a riposar le gote;
e in un suo gran pensier tanto penètra,
che par cangiato in insensibil pietra.
40
Pensoso più d'un'ora a capo basso
stette, Signore, il cavallier
dolente;
poi cominciò con suono afflitto e lasso
a lamentarsi sì
soavemente,
ch'avrebbe di pietà spezzato un sasso,
una tigre crudel
fatta clemente.
Sospirante piangea, tal ch'un ruscello
parean le
guance, e 'l petto un Mongibello.
41
- Pensier (dicea) che 'l cor m'agghiacci ed ardi,
e causi il duol
che sempre il rode e lima,
che debbo far, poi ch'io son giunto
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