Opere | Page 8

Giovanni Berchet
superbo; quindi anche il biasimo ch'ella sentenzia non ha a mettergli grande spavento. La gente ch'egli cerca, i suoi veri lettori stanno a milioni nella terza classe. E questa, cred'io, deve il poeta moderno aver di mira, da questa deve farsi intendere, a questa deve studiar di piacere, s'egli bada al proprio interesse ed all'interesse vero dell'arte. Ed ecco come la --sola vera poesia-- sia la --popolare--: salve le eccezioni sempre, come ho gi�� detto; e salva sempre la discrezione ragionevole, con cui questa regola vuole essere interpretata.
Se i poeti moderni d'una parte della Germania menano tanto romore di s�� e in casa loro e in tutte le contrade d'Europa, ci�� �� da ascriversi alla popolarit�� della poesia loro. E questa salutare direzione ch'eglino diedero all'arte fu suggerita loro dagli studi profondi fatti sul cuore umano, sullo scopo dell'arte, sulla storia di lei e sulle opere ch'ella in ogni secolo produsse: fu suggerita loro dalla divisione in ?classica? e ?romantica? ch'eglino immaginarono nella poesia.
[p.19]
Per�� sappi, tra parentesi, che tale divisione non �� un capriccio di bizzarri intelletti, come piace di borbottare a certi giudici che senza processare sentenziano; non �� sotterfugio per sottrarsi alle regole che ad ogni genere di poesia convengono; da che uno de' poeti chiamati ?romantici? �� il Tasso. E fra le accuse che si portano alla Gerusalemme, chi ud�� mai messa in campo quella di trasgressione delle regole? Qual altro poema pi�� si conforma alle speculazioni algebraiche degli aristotelici?
N�� ti dare a credere, figliuolo mio, che con quella divisione i tedeschi di cui parlo pretendessero che d'un'arte, la quale �� unica, indivisibile, si avesse a farne due; perocch�� stolti non erano. Ma se le produzioni di quest'arte, seguendo l'indole diversa dei secoli e delle civilizzazioni, hanno assunte facce differenti, perch�� non potr�� io distribuirle in trib�� differenti? e se quelle della seconda trib�� hanno in s�� qualche cosa che pi�� intimamente esprime l'indole della presente civilizzazione europea, dovr�� io rigettarle per questo solo che non hanno volto simile al volto della prima trib��?
Di mano in mano che le nazioni europee si riscuotevano dal sonno e dall'avvilimento, di che le aveva tutte ingombrate la irruzione de' barbari dopo la caduta dell'impero romano, poeti qua e l�� emergevano a ringentilirle. Compagna volontaria del pensiero e figlia ardente delle passioni, l'arte della poesia, come la fenice, era risuscitata di per s�� in Europa, e di per s�� anche sarebbe giunta al colmo della perfezione. I miracoli di Dio, le angosce e le fortune dell'amore, la gioia de' conviti, le acerbe ire, gli splendidi fatti de' cavalieri muovevano la potenza poetica nell'anima de' trovatori. E i trovatori, n�� da Pindaro instruiti n�� da Orazio, correndo all'arpa prorompevano in canti spontanei ed intimavano all'anima del popolo il sentimento del bello, gran tempo ancora innanzi che l'invenzione della stampa e i fuggitivi di Costantinopoli profondessero da per tutto i poemi de' greci e de' latini. Avviata cos�� nelle nazioni d'Europa la tendenza poetica, crebbe ne' poeti il desiderio di lusingarla pi�� degnamente. Per�� industriaronsi per mille maniere di trovare soccorsi; e giovandosi della occasione, si volsero anche [p.20] allo studio delle poesie antiche, in prima come ad un santuario misterioso accessibile ad essi soli, poi come ad una sorgente pubblica di fantasie, a cui tutti i lettori potevano attignere. Ma ad onta degli studi e della erudizione, i poeti, che dal risorgimento delle lettere gi�� fino a' d�� nostri illustrarono l'Europa e che portano il nome comune di ?moderni?, tennero strade diverse. Alcuni, sperando di riprodurre le bellezze ammirate ne' greci e ne' romani, ripeterono, e pi�� spesso imitarono modificandoli, i costumi, le opinioni, le passioni, la mitologia de' popoli antichi. Altri interrogarono direttamente la natura: e la natura non dett�� loro n�� pensieri n�� affetti antichi, ma sentimenti e massime moderne. Interrogarono la credenza del popolo: e n'ebbero in risposta i misteri della religione cristiana, la storia di un Dio rigeneratore, la certezza di una vita avvenire, il timore di una eternit�� di pene. Interrogarono l'animo umano vivente: e quello non disse loro che cose sentite da loro stessi e da' loro contemporanei; cose risultanti dalle usanze ora cavalleresche, ora religiose, ora feroci, ma o praticate e presenti o conosciute generalmente; cose risultanti dal complesso della civilt�� del secolo in cui vivevano.
La poesia de' primi �� ?classica?, quella de' secondi �� ?romantica?. Cos�� le chiamarono i dotti d'una parte della Germania, che dinanzi agli altri riconobbero la diversit�� delle vie battute dai poeti moderni. Chi trovasse a ridire a questi vocaboli pu�� cambiarli a posta sua. Per�� io stimo di poter nominare con tutta ragione ?poesia de' morti? la prima, e ?poesia de' vivi? la seconda. N�� temo di ingannarmi dicendo che Omero, Pindaro, Sofocle, Euripide ecc. ecc., al tempo loro, furono in certo modo romantici, perch�� non cantarono le cose
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 98
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.