Opere | Page 7

Giovanni Berchet
cresce in arguzia per gli sforzi frequenti a' quali la meditazione la costringe. E il parigino di cui io parlo, anche senza avvedersene, viene assuefacendosi a perpetui raziocini o, per dirla a modo del Vico, diventa filosofo.
Se la stupidit�� dell'ottentoto �� nimica alla poesia, non �� certo favorevole molto a lei la somma civilizzazione del parigino. Nel primo la tendenza poetica �� sopita; nel secondo �� sciupata in gran parte. I canti del poeta non penetrano nell'anima del primo, perch�� non trovano la via d'entrarvi. Nell'anima del secondo appena appena discendono accompagnati da paragoni e da raziocini: la fantasia ed il cuore non rispondono loro che come a reminiscenze lontane. E siffatti canti, che sono l'espressione arditissima di tutto ci�� che v'ha di pi�� fervido nell'umano pensiero, potranno essi trovar fortuna fra tanto gelo? E che maraviglia se, presso del parigino ingentilito, quel poeta sar�� pi�� bene accolto che pi�� pender�� all'epigrammatico?
Ma la stupidit�� dell'ottentoto �� separata dalla leziosaggine del parigino fin ora descritto per mezzo di gradi moltissimi di civilizzazione, che pi�� o meno dispongono l'uomo alla poesia. E s'io dovessi indicare uomini che pi�� si trovino oggid�� in questa disposizione poetica, parmi che andrei a cercarli in una parte della Germania.
A consolazione non pertanto de' poeti, in ogni terra, ovunque �� coltura intellettuale, vi hanno uomini capaci di sentire poesia. Ve n'ha bens�� in copia ora maggiore, ora minore; ma tuttavia sufficiente sempre. Ma fa d'uopo conoscerli e ravvisarli ben bene, e tenerne conto. Ma il poeta non si accorger�� mai della loro [p.17] esistenza, se per rinvenirli visita le ultime casipole della plebe affamata, e di l�� salta a dirittura nelle botteghe da caff��, ne' gabinetti delle Aspasie, nelle corti de' principi, e nulla pi��. Ad ogni tratto egli rischier�� di cogliere in iscambio la sua patria, ora credendola il capo di Buona speranza, ora il cortile del Palais-royal. E dell'indole dei suoi concittadini egli non sapr�� mai un ette.
Ch�� s'egli considera che la sua nazione non la compongono que' dugento che gli stanno intorno nelle veglie e ne' conviti; se egli ha mente a questo: che mille e mille famiglie pensano, leggono, scrivono, piangono, fremono e sentono le passioni tutte, senza pure avere un nome ne' teatri; pu�� essere che a lui si schiarisca innanzi un altro orizzonte, pu�� essere che egli venga accostumandosi ad altri pensieri ed a pi�� vaste intenzioni.
L'annoverare qui gli accidenti fisici propizi o avversi alla tendenza poetica; il dire minutamente come questa, del pari che la virt�� morale, possa essere aumentata o ristretta in una nazione dalla natura delle instituzioni civili, delle leggi religiose e di altre circostanze politiche; non fa all'intendimento mio. Te ne discorreranno, o carissimo, a tempo opportuno, i libri ch'io ti prester��. Basti a te per ora il sapere che tutte le presenti nazioni d'Europa--l'italiana anch'essa n�� pi�� n�� meno--sono formate da tre classi d'individui: l'una di ottentoti, l'una di parigini e l'una, per ultimo, che comprende tutti gli altri individui leggenti ed ascoltanti, non eccettuati quelli che, avendo anche studiato ed esperimentato quant'altri, pur tuttavia ritengono attitudine alle emozioni. A questi tutti io do nome di ?popolo?.
Della prima classe, che �� quella dei balordi calzati e scalzi, non occorre far parole. La seconda, che racchiude in s�� quei pochi i quali escono dalla comune in modo da perdere ogni impronta nazionale, vuole bens�� essere rispettata dal poeta, ma non idolatrata, ma non temuta. Il giudizio, che i membri di questa classe fanno delle moderne opere poetiche, non suole derivare dal suffragio immediato delle sensazioni, ma da' confronti. Negli anni del fervore eglino hanno trovato il bello presso tale e tal [p.18] altro poeta; e ci�� che non somiglia al bello sentito un tempo, pare loro di doverlo ora ricusare. Le opinioni scolastiche, i precetti bevuti pigramente un tempo come infallibili, reggono tuttavia il loro intelletto, che non li mise mai ad esame, perch�� d'altro curante. Per�� l'orgoglio umano, a cui �� duro il dover discendere a discredere ci�� che per molti anni s'�� creduto, il pi�� delle volte li fa tenaci delle massime inveterate. E il pi�� delle volte eglino combattono per esse come per l'antemurale della loro riputazione. Allora ogni arme, ogni scudo giova. E perch�� una serie di secoli non si brig�� pi�� che tanto di discutere l'importanza di quelle massime, eccoti in campo un bello argomento di difesa nel silenzio delle generazioni. ?Chi tace non parla?, diciamo noi. Ma ?chi tace approva?, dicono essi, e il sopore dei secoli lo vanno predicando come consenso assoluto di tuttaquanta la ragione umana alla necessit�� di certe regole chiamate, Dio sa perch��, di ?buon gusto?; e per�� via via d'ugual passo sgozzano ad esse ogni tratto qualche vittima illustre.
La lode, che al poeta viene da questa minima parte della sua nazione, non pu�� davvero farlo andare
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