Opere | Page 6

Giovanni Berchet
riverenza servile a' tedeschi ed agli inglesi, ma per libero amore dell'arte e per desiderio che tu, nascente poeta d'Italia, non abbia a dare nelle solite secche che da qualche tempo in qua impediscono il corso agli intelletti e trasmutano la poesia in matrona degli sbadigli.
Questa �� la precipua cagione per la quale ho determinato che tu smetta i libri del Blair, del Villa e de' loro consorti, tosto che la barba sul mento dar�� indizio di senno in te pi�� maturo. Allora avrai da me danaro per comperartene altri, come a dire del Vico, del Burke, del Lessing, del Bouterweck, dello Schiller, del Beccaria, di madama de Sta?l, dello Schlegel e d'altri che fin qui hanno pensate e scritte cose appartenenti alla estetica: n�� il Platone in Italia del consigliere Cuoco sar�� l'ultimo dei doni ch'io ti far��. Ma per ora non dir nulla di questo co' maestri tuoi, che gi�� non t'intenderebbono.
Tuttavolta, perch�� la massima della popolarit�� della poesia mi preme troppo che la si faccia carne e sangue in te, contentati ch'io m'ingegni fin d'ora di dimostrartene la convenienza cos�� appena di volo, e come meglio pu�� un vecchiarello che non fu mai in vita sua n�� poeta n�� filologo n�� filosofo.
Tutti gli uomini, da Adamo in gi�� fino al calzolaio che ti fa i begli stivali, hanno nel fondo dell'anima una tendenza alla poesia. Questa tendenza, che in pochissimi �� attiva, negli altri non �� che passiva, non �� che una corda che risponde con simpatiche oscillazioni al tocco della prima.
La natura, versando a piene mani i suoi doni nell'animo di que' rari individui ai quali ella concede la tendenza poetica attiva, pare che si compiaccia di crearli differenti affatto dagli altri uomini in mezzo a cui li fa nascere. Di qui le antiche favole sulla quasi divina origine de' poeti, e gli antichi pregiudizi sui miracoli loro, e l'?est deus in nobis?. Di qui il pi�� vero dettato di tutti i filosofi: che i poeti fanno classe a parte, e non sono cittadini di una sola societ�� ma dell'intero universo. E per [p.15] verit�� chi misurasse la sapienza delle nazioni dalla eccellenza de' loro poeti, parmi che non iscandaglierebbe da savio. N�� savio terrei chi nelle dispute letterarie introducesse i rancori e le rivalit�� nazionali. Omero, Shakespeare, il Calderon, il Camoens, il Racine, lo Schiller per me sono italiani di patria tanto quanto Dante, l'Ariosto e l'Alfieri. La repubblica delle lettere non �� che una, e i poeti ne sono concittadini tutti indistintamente. La predilezione con cui ciascheduno di essi guarda quel tratto di terra ove nacque, quella lingua che da fanciullo impar��, non nuoce mai alla energia dell'amore che il vero poeta consacra per instituto dell'arte sua a tutta insieme la umana razza, n�� alla intensa volont�� per la quale egli studia colle opere sue di provvedere al diletto ed alla educazione di tutta insieme l'umana razza. Per�� questo amore universale, che governa l'intenzione de' poeti, mette universalmente nella coscienza degli uomini l'obbligo della gratitudine e del rispetto; e nessuna occasione politica pu�� sciogliere noi da questo sacro dovere. Finanche l'ira della guerra rispetta la tomba d'Omero e la casa di Pindaro.
Il poeta dunque sbalza fuori delle mani della natura in ogni tempo, in ogni luogo. Ma per quanto esimio egli sia, non arriver�� mai a scuotere fortemente l'animo de' lettori suoi, n�� mai potr�� ritrarre alto e sentito applauso, se questi non sono ricchi anch'essi della tendenza poetica passiva. Ora siffatta disposizione degli animi umani, quantunque universale, non �� in tutti gli uomini ugualmente squisita.
Lo stupido ottentoto, sdraiato sulla soglia della sua capanna, guarda i campi di sabbia che la circondano, e s'addormenta. Esce de' suoi sonni, guarda in alto, vede un cielo uniforme stendersegli sopra del capo, e s'addormenta. Avvolto perpetuamente tra 'l fumo del suo tugurio e il fetore delle sue capre, egli non ha altri oggetti dei quali domandare alla propria memoria l'immagine, pe' quali il cuore gli batta di desiderio. Per�� alla inerzia della fantasia e del cuore in lui tiene dietro di necessit�� quella della tendenza poetica.
Per lo contrario un parigino agiato ed ingentilito da tutto il lusso di quella gran capitale, onde pervenire a tanta civilizzazione, [p.16] �� passato attraverso una folta immensa di oggetti, attraverso mille e mille combinazioni di accidenti. Quindi la fantasia di lui �� stracca, il cuore allentato per troppo esercizio. Le apparenze esterne delle cose non lo lusingano (per cos�� dire); gli effetti di esse non lo commovono pi��, perch�� ripetuti le tante volte. E per togliersi di dosso la noia, bisogna a lui investigare le cagioni, giovandosi della mente. Questa sua mente inquisitiva cresce di necessit�� in vigoria, da che l'anima a pro di lei spende anche gran parte di quelle forze che in altri destina alla fantasia ed al cuore;
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