Opere | Page 5

Giovanni Berchet
non la sapremo maneggiare con bella maniera n�� io n�� tu, perch�� tu sei un ragazzotto ed io un vecchio dabbene e nulla pi��; ma fa' ch'ella trovi un artefice destro, ed �� materia da cavarne ogni costrutto. Ma questa materia non ist�� tutta negli scaffali delle biblioteche. Ma non l�� solamente la vanno spolverando que' pochi cervelli acuti che non aspirano alla fama di messer lo Sonnifero.
In Italia qualunque libro non triviale esca in pubblico incontra bens�� qua e l�� qualche drappelletto minuto di scrutinapensieri, che pure non lo spaventano mai con brutto viso, perch�� genti di lor natura savie e discrete. Ma poveretto! eccolo poi dar nel mezzo ad un esercito di scrutinaparole, infinito, inevitabile e sempre all'erta e prodigo sempre d'anatemi. Per�� io, non avuto riguardo per ora alla fatica che costano i bei versi a tesserli, confesso che qui, tra noi, per rispetto solamente alla lingua, chiunque si sgomenta de' latrati dei pedanti piglia impresa meno scabra d'assai se scrive in versi e non in prosa. Confesso che per rispetto solamente alla lingua e non ad altro, tanto nel tradurre come nel comporre di getto originale, il montar su' trampoli e verseggiare costa meno pericoli. Confesso che allo scrittore di prose bisogna studiare e libri e uomini e usanze; perocch�� altro �� lo stare ristretto a' confini determinati [p.12] di un linguaggio poetico, altro �� lo spaziarsi per l'immenso mare di una lingua tanto lussuriante ne' modi, e viva e parlata ed alla quale non si pu�� chiudere il vocabolario, se prima non le si fanno le esequie. Ma lo specifico vero per salire in grido letterario �� forse l'impigrire colle mani in mano, e l'inchiodar se stessi sul vocabolario della Crusca, come il giudeo inchioda sul travicello i suoi paperi perch�� ingrassino?
No no, figliuolo mio, la penuria che oggid�� noi abbiamo di belle prose non proviene, grazie a Dio, da questo che la lingua nostra non sia lingua che da sonetti. Fa' che il tuo padre spirituale ti legga la parabola dei talenti nell'evangelista; e la santa parola con quel ?serve male et piger? ti snebbier�� questo fenomeno morale.
Ora, per dire di ci�� che importa a te, sappi, o carissimo, che i lirici tedeschi pi�� rinomati, parlo della scuola moderna, sono tre: il Goethe, lo Schiller e il B��rger. Quest'ultimo, dotato di un sentire dilicato ma d'un'immaginazione altres�� arditissima, si piacque spesso di trattare il terribile. Egli scrisse altre poesie sull'andare del Cacciatore feroce e della Eleonora; ma queste due sono le pi�� famose. lo credo di doverle chiamare ?romanzi?; e se il vocabolo spiacer�� ai dotti d'Italia, non far�� per questo a scappellotti colle Signorie Loro.
Poesie di simil genere avevano i provenzali; bellissime pi�� di tutti e molte ne hanno gli inglesi; ne hanno gli spagnuoli; altre e d'altri autori i tedeschi; i francesi le coltivavano un tempo; gli italiani, ch'io sappia, non mai: se pure non si ha a tener conto di leggende in versi congegnate non da' poeti letterati, ma dal volgo, e cantate da lui; fra le quali quella della Samaritana meriterebbe forse il primato per la fortuna di qualche strofetta. Non pretendo con ci�� di menomare d'un pelo la reputazione di alcuni ?romanzi? in dialetti municipali; perch��, parlando di letteratura italiana, non posso aver la mira che alla universale d'Italia[1].
[p.13]
Il B��rger portava opinione ?che la sola vera poesia fosse la popolare?. Quindi egli studi�� di derivare i suoi poemi quasi sempre da fonti conosciute e di proporzionarli poi sempre con tutti i mezzi dell'arte alla concezione del popolo. Anche delle composizioni che ti mando oggi tradotte, l'argomento della prima �� ricavato da una tradizione volgare, quello della seconda �� inventato, imitando le tradizioni comuni in Germania; il che vedremo in s��guito pi�� distesamente. Anche in entrambi questi componimenti v'ha una certa semplicit�� di narrazione, che manifesta nel poeta il proponimento di gradire alla moltitudine.
Forse il B��rger, com'�� destino talvolta degli uomini d'alto ingegno, trascorreva in quella sua teoria agli estremi. Ma perch�� i soli uomini d'alto ingegno sanno poi di per se stessi ritenersene giudiziosamente nella pratica, noi, leggendo i versi del B��rger, confessiamo che neppure il dotto vi scapita, n�� ha ragione di dolersi del poeta. L'opinione nondimeno che la poesia debba essere popolare non alberg�� solamente presso del B��rger, ma a lei s'accostarono pur molto anche gli altri poeti sommi d'una parte della Germania. N�� io credo d'ingannarmi dicendo ch'ella pende assai nel vero. E se, applicandola alla storia dell'arte e pigliandola per codice nel far giudizio delle opere dei poeti che furono, ella pu�� sembrare troppo avventata (giacch�� al [p.14] Petrarca, a modo d'esempio, ed al Parini, bench�� rade volte popolari, bisogna pur fare di cappello), parmi che, considerandola come consiglio a' poeti che sono ed ammettendola con discrezione, ella sia santissima. E dico cos��, non per
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