Nel sogno | Page 6

Neera
rossore, trem�� in tutte le fibre, e sent�� balzare il cuore con un tale tumulto di dolcezza che mai aveva provato in vita sua l'eguale.
Un turbamento giovanile, pari a quello della vergine che ode parlar d'amore, lo deliziava inconsapevolmente sotto le carezze delle due bambine, e un profondo rispetto, quasi un senso di adorazione, si impadroniva di lui via via che le piccine dimostravano cogli atti ingenui di attendere tutto da lui, per cui sentiva di dover esser loro ad un tempo padre, madre, asilo, sicurezza, fede.
E per quante gioie gli avessero date le sue estasi mistiche, per quanto, portando la fiaccola della carit�� in mezzo ai fratelli, egli avesse raccolto a volte soddisfazioni e compensi, questa nuova fase della sua vita gli appariva la pi�� completa.
Le sue preghiere, per essere pi�� brevi, non erano meno intense. Egli continuava lo spirito della preghiera nella occupazione materiale di ammanire il cibo, di accendere il fuoco per riscaldare le piccine, di rispondere ai loro gridi e ai loro pianti con parole dolci, che a volte erano ricordi del linguaggio materno, a volte versetti della Bibbia, a volte ritornelli di nenie e di canzoni popolari.
Infilava l'ago per preparare alle innocenti caldi panni ritagliati dalle sue sottane; fasciava i loro piedini con pelli di animali, e metteva il pelo all'interno, perch�� la delicata epidermide si trovasse meglio riparata.
Nei giorni peggiori, ricorreva a cento invenzioni ingegnose per trattenere le due bimbe nella baita. Dei fuscelli, una montagna di sassolini, vecchi bottoni delle sue tonache, tutto era convertito in trastullo, tutto serviva a giuochi, celie e risa. Ma appena spuntava un raggio di sole, via colle bimbe in collo, dentro la neve, attraverso i boschi, addestrandole alla ginnastica dell'aria frizzante, alla vista degli immensi orizzonti puri.
E raccattando lungo la via erbe e radici, ne teneva deposito per combattere le effimere febbri infantili, per poter allestire all'occasione una bibita salutare alle sue dilette, per dar loro un ristoro nelle lunghe notti invernali, mentre fuori fischiava e gemeva il rovaio, e dentro alla baita il focherello delle betulle e dei pini diffondeva un tiepido calore di nido...
* * *
Una grande bellezza fu l'estate in cui le bimbe entrarono nel loro settimo anno. L'et�� della ragione! pensava il solitario, tutto compreso dei nuovi doveri che gli incombevano, mentre aumentava in lui quel senso di rispetto per le creature che Dio gli aveva mandate, onde non procedeva a nessun divisamento senza essersi prima consultato colla propria coscienza.
Crescerle nell'amore di Dio e della natura, sviluppare contemporaneamente la maggiore forza fisica e la pi�� alta potenza ideale. Questo il c��mpito.
Sotto i boschi densi d'ombra sostavano negli ardenti meriggi, e come le piccolette si divertivano a rincorrere le farfalle ed a snidare i grilli, egli ne prendeva argomento per spiegare le leggi dell'amore universale, per istillare nei giovani cuori la piet��, la dolcezza, la comprensione sensibile di ogni sofferenza e di ogni tripudio, riportandoli alla cagione unica del tutto.
Egli le obbligava a guardare ed a riconoscere i mille mondi che si agitavano intorno a loro nel raggio di sole e nella gocciola d'acqua, nell'erba, nelle piante, nell'aria. Del mondo propriamente detto non parlava mai; esse potevano credere che finisse ai piedi della loro montagna. Ma quel dominio assoluto e libero e puro, quella ignoranza altera di tutto ci�� che non fosse semplice e casto come esse, le cresceva in una nobile fierezza, in una limitazione regale di idee e di affetti.
Il prete parlava loro di Dio come di un padre pieno d'amore e di magnificenza; dipingeva le gioie del paradiso con colori smaglianti, le cantava con strofe poetiche, ma giammai parl�� dell'inferno. Esse non conobbero neppure il nome dei peccati, neppure la parola peccato. Similmente virt��, che anche di rado usciva dalla bocca del prete, aveva per esse un significato complesso di bellezza, che non le conduceva a nessuna antitesi brutale, che era semplicemente ci�� che doveva essere.
Perch�� rivelare la colpa in quell'Eden? Chi avrebbe osato, chi avrebbe potuto introdurvela? L'asceta si esaltava in tale concetto di purit�� assoluta; gli sembrava di vedere alla falda della montagna un arcangelo colla spada fiammeggiante nell'attitudine di difenderla. Il suo sogno si mutava in realt��. Un mondo nuovo sorgeva dai ruderi della civilt�� imputridita, Jehova lo permetteva. Egli aveva parlato, dal sangue di Cristo spuntava finalmente il fiore del perdono. Gli uomini potevano rialzarsi. Ecco la novella!
In una di queste ore d'estasi, mentre fremevano per l'aria i pollini divelti dai rododendri in fiore, egli tuff�� le mani negli aromi sparsi, e, imponendole sul capo delle gemelle, mormor�� nel colmo dell'ardore, quasi improvvisando:--Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Una lagrima di immensa tenerezza scese dagli occhi del prete, ed egli la pos�� sulle fronti riunite delle due bimbe. Sorrisero esse, e dissero:
--Padre,
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