Nel sogno | Page 7

Neera
quanto ci ami!
Crescendo l'et��, crescendo le domande e le risposte, e sviluppandosi in ognuna delle gemelle una personalit�� propria e distinta, un sol nome per entrambe non bast�� pi��, e quasi senza accorgersene, senza un ragionamento voluto, egli incominci�� a chiamare la prima M��ria; restando alla seconda, per una impercettibile gradazione di tenerezza, il nome intatto di Maria.
Si somigliavano, ma Maria era un po' pi�� gracile della sorella, e l'anima sua sensibilissima era meglio portata a interpretare la invisibile malinconia delle cose. Meno viva, meno inquieta, ella stava volentieri accanto al prete, assorta in un muto rapimento, intanto che M��ria colla foga di un giovane capriolo correva su e gi�� per i sentieri, lanciando sassi, strappando rami, inerpicandosi sulle alture pi�� difficili e pericolose.
M��ria cantava, cantava per un bisogno irresistibile di sfogo. Non conoscendo nessun motivo musicale, ignorando anche che cosa volesse al giusto dir musica, modulava in cento toni diversi il suo nome e quello della sorella, onde la valle echeggiava a lungo dei due nomi: M��ria, Maria! M��ria, Maria! che si ripercotevano sulle montagne circostanti con una cadenza strana di canzone selvaggia.
* * *
Ella amava pure i turbini e le tempeste.
Quando la raffica soffiava violenta e le punte dei ghiacciai si illuminavano al bagliore dei lampi, M��ria provava una gioia strana, tumultuosa. Intanto che la dolce sorella, chiusa nella capanna, accompagnava il prete nel recitare le litanie della Vergine, ella correva ad esporsi nella lotta cogli elementi, a ricevere attraverso il corpo le sferzate del vento, affrontandolo arditamente e sfidandolo colla testa alta, mentre esso le scioglieva i capelli, le strappava le vesti, la mordeva e la flagellava, costringendola tutta palpitante a ridosso di un albero, senza respiro, senza voce, col volto che si velava dalle chiome scomposte, e le labbra aperte, rivolte in alto a bevere i primi goccioloni della pioggia.
Tutto ci�� che fosse battaglia la attirava, e la sua giovanile immaginazione prestava anima e volont�� a qualunque oggetto.
Aveva scelto per residenza favorita un picco, il pi�� sporgente nell'abisso, dal quale dominava da regina, piacendosi al tetro rumore del torrente che muggiva in fondo. Vi aveva spesso invitato la dolce sorella, che timida e paurosa non ardiva seguirla, onde ella restavasene sola, affascinata dal nero vuoto, dove i suoi occhi si fissavano con un'ansia inquieta di ricerche; e quando la vertigine incominciava a prenderla, quando le si mozzava il fiato, quando il battito del cuore le si arrestava improvvisamente come sotto la stretta di una mano misteriosa, gettava un lungo urlo pieno di volutt�� e di terrore. Si allontanava allora pallida e muta.
D'estate, nelle ore in cui il sole percuoteva la montagna, seduta a testa nuda sul suo picco, si tuffava in un bagno di raggi, piacendosi a sentire i morsi del calore, resistendovi con una sensazione di dilatamento nella pelle, d�� immedesimazione, quasi, che somigliava ad una conquista.
* * *
Calma e semplice era Maria. Ella viveva in uno stato continuo di tenerezza e di pace profonda.
Pi�� che il correre, preferiva l'andare tranquillo lungo i sentieri, e tra i sentieri preferiva i pi�� verdi, i pi�� teneri, quelli dove spuntavano fiori.
Amava i fogliami vaporosi, le chiazze di luce tra albero ed albero; si compiaceva del canto degli uccelli, del volo delle farfalle, dell'umile ed operosa vita degli insetti. I fiori l'attiravano dolcemente: ella si guardava bene del calpestarne qualcuno, chinandosi a raddrizzarlo, se lo aveva urtato, seguendone lo sviluppo con sguardo amoroso; oggi appena una gemma, domani un bocciolo, poi il fiore. Maravigliata sempre e commossa davanti a questo mistero, diceva talvolta:--Padre, io penso che i fiori hanno un'anima.
--L'ho pensato tante volte anch'io; tutto ci�� che �� uscito dalle mani del Signore ha un'anima di certo.
Ella diceva ancora:
--Padre, i piccoli grilli, le formiche e le lucertoline sanno essi che io li amo?
--Credo che lo sapranno. Noi sappiamo bene che i grandi alberi ci amano.
--Oh! s��; ci amano!--esclamava Maria piena di un ardore mistico--e ci ama pure la montagna, l'alta montagna buona, che ci protegge come una madre, sui cui fianchi noi ci appoggiamo, e le dormiamo in grembo.
* * *
L'idea di questo amore universale la cullava in una specie di estasi, come nell'abbandono di una bont�� sconfinata, dove non sorgeva mai neppure la pi�� lieve ombra di dubbio o di paura. Sorella dei fiori, delle erbe, degli insetti, degli uccelli, viveva della loro pace profonda nella assoluta ignoranza del male.
Una lontana e confusa immagine della societ�� le appariva a tratti nella lettura del Vangelo e nelle spiegazioni che il solitario ne faceva; ma tutto ci�� si presentava alla fanciulla come una visione, come l'evocazione di un mondo spento, non invidiabile, n�� desiderabile; e, nella sua anima straordinariamente portata alle oscurit�� del mondo soprasensibile, i fatti, i nomi, tutta quella storia misteriosa dell'Antico e del Nuovo Testamento si mescevano nel simbolismo di un sogno prolungato ed infinitamente soave.
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