Nana a Milano | Page 7

Cletto Arrighi
mi è
tanto raccomandato dal preposto della parrocchia. E poi, è tanto
discreto nei prezzi. Vedi quest'abito?--Così dicendo voltava al contino
le spalle per mostrargli una palandra, verdolina sgualcita sui gomiti,
che gli faceva delle pieghe da tutte le parti.--Mi sta abbastanza bene, n'è
vero? Ebbene, indovina un po' quanto me lo ha messo fuori, compreso
stoffa, fodere, bottoni, guarnizioni, spedizioni, tutto insomma?
Enrico conosceva a un dipresso l'umore di suo zio e non fu sorpreso da
quella domanda. Si die' a ridere; però rispose:
--Caro il mio zio, non me ne intendo davvero,
--Ma perchè ridi? Sono cose molto più serie di quello che tu imagini.
Me lo ha fatto pagare ventinove franchi. E nota che l'ho già fatto
voltare e rivoltare.
Enrico era un po' sulle spine. Tutta questa roba gretta, spilorcia, sordida
gli faceva provare una specie di angoscia nervosa. S'intese il
campanello.
--Saranno le mie donne,--disse il notaio.--Vedrai, vedrai anche la mia
Elisa che hai lasciata colle vesti al ginocchio, come si è fatta grande e

donna.
Enrico arrossì. Il nome di Elisa gli aveva dato un tuffo nel sangue.
Erano infatti la signora Eugenia Martelli e la Elisa che tornavano dalla
messa.
* * * * *
Enrico ed Elisa, primi cugini per parte della madre, erano cresciuti
insieme e si erano anche picchiati qualche garontolino giuocando a
moscacieca nelle anticamere dell'avito palazzo. Enrico quasi non la
riconosceva più, tanto s'era fatta grande, bella e vistosa uscendo dall'età
ingrata.
I saluti, le condoglianze, le frasi scambiate fra di loro son tutte cose che
il lettore intelligente imagina da sè. Elisa negli occhi, nel sorriso, nel
colorito del viso, bello e innocente, mostrava una felicità così sincera e
grande, che non c'era da sbagliarsi. Povera fanciulla! Ella s'era
avvezzata già da qualche tempo a considerare apertamente il contino
come il suo amante, come il suo futuro sposo. Era una cosa quasi
convenuta in famiglia. Sua madre e la balia glielo ripetevano spesso. La
balia qualche volta, non ridendo, la chiamava contessina. La mente
dell'Elisa, per non dir ancora il suo cuore, era piena dell'imagine di
Enrico, bello, giovine, conte, simpatico, ricco. Perchè non l'avrebbe
essa desiderato per marito?
Del resto l'Elisa non ne sapeva nulla più in là!
Dopo una mezz'ora di condoglianze, di domande, di risposte, di
progetti, di spiegazioni la signora, Martelli fece all'Enrico l'ambasciata
del marchese d'Arco.
--Ci vado subito dal povero vecchio. Mi vuol sempre tanto bene?
--Oh sì,--disse la Elisa,--come tutti, del resto.
La madre diede a sua figlia uno sguardo significante.
Di lì a poco la signora Martelli domandò a suo marito se aveva pensato
di invitare l'Enrico a pranzo.
--C'è anche Aldo Rubieri, che desidera di conoscerlo.
--Non faceva però bisogno d'invitarlo,--rispose don Ignazio,--dove vuoi
che vada a pranzare oggi se non è con noi?
--Aldo Rubieri, il bravo scultore?--domandò Enrico.
--Lui! Io gli faccio tutti i suoi affari,--rispose il notaio.
--Oh! bravo, bravo, pranziamo insieme--aveva sclamato intanto l'Elisa
battendo le palme una contro l'altra.

Ma l'esplosione di gioia erasi troncata di botto perchè ella aveva
incontrato di nuovo lo sguardo severo di sua madre.
* * * * *
--Non vuoi proprio dunque imparare a dissimulare un poco i tuoi
sentimenti?--le diss'ella quando furono sole.
--Ma che cosa ho fatto poi? Non m'hai detto tu stessa qualche volta che
sono destinata ad essere la sua sposa?
--Certo--disse la madre--ma se vuoi che egli prenda molta stima di te, è
necessario....
--Ch'io finga di non volergli bene?--interruppe l'Elisa.
--Non dico questo.... Tu sei sempre estrema nelle tue frasi. E poi pensa
che c'è tempo. Egli non ha che ventun'anni. Figurati quanti ne devono
passare ancora prima ch'egli abbia l'età conveniente per sposarti.
--Ah, non troppo poi!--sclamò l'Elisa con un adorabile atto di
sorpresa--io ne ho quasi sedici, sai mamma, e fra quattro anni sarò già
vecchia perchè ne avrò venti.
--Oh!--sospirò la madre alzando gli occhi alla soffitta,--esse credono di
esser già vecchie a venti anni!
* * * * *
Un lungo colloquio ebbe luogo più tardi fra il marchese d'Arco e il
giovine conte, che era andato in quella stessa giornata a cercare di lui.
--Tu sai come ti ha trattato tuo padre?--gli domandò il marchese
fissando negli occhi il giovine con molta attenzione.
Enrico piegò leggermente il capo sul petto e rispose:
--Sì.
--E quali sono le tue intenzioni in proposito?--domandò il marchese con
una leggerissima emozione nella voce. Tu fra poco in faccia alla legge
sarai maggiorenne.
E il suo sguardo nelle pupille di Enrico raddoppiava d'intensità. Era
ansioso.
--Io voglio rispettare religiosamente la volontà di mio padre,--rispose il
giovane alzando la testa con molta naturalezza.
Il viso pallido del marchese, si illuminò; gli occhi gli si inumidirono.
Allungò le braccia e attirò al petto il giovine conte, che non sapeva
spiegarsi bene il perchè di tanta
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