tutti gli altri.
--Gli altri, gli altri!--sclamò il tutore con una smorfia--chi sarebbero secondo te questi altri?
Enrico fu un poco sorpreso di questa specie di interrogatorio, ma dissimulando rispose:
--I miei amici d'infanzia, i giovani della mia età, i miei compagni di collegio... non saprei io... quelli che conoscerò in società... per esempio, mio cugino Lorenzo e Gigi Prato e Ferdinando Sappia che sono maggiori di me, ma che mi volevano tanto bene, e Alfonso Sant'Albano, che veniva sempre a trovarmi, con la sua mamma e con cui giuocavo... ti ricordi zio? precisamente in questo salotto, prima di andar in collegio....
--Ascolta, caro il mio figliolo; questo già non è il momento di farti un predicozzo sui cattivi compagni, però....
--Come!--interruppe Enrico--mio cugino Lorenzo e Gigi Prato e Santalbano sarebbero cattivi compagni?
--Non dico questo... non faccio il nome a nessuno io... parlo in generale. Ti basti di sapere che acqua torbida non fa bel specchio. Qui a Milano ci sono dei giovani, così detti del buon genere, che buttano via il tempo, la salute e i quattrini in cavalli, in cene, in ball... in baldorie, in frascherie insomma, e che so io.
--Io non ho davvero queste intenzioni--disse Enrico seriamente.--In collegio mi hanno insegnato che cosa si deve fare per diventare un uomo che possa far onore al proprio paese.
--Tu mi consoli, caro Enrico--sclamò con giubilo don Ignazio.--Mi piace sentirti a parlare così dei Barnabiti!
Enrico sorrise.
--Dunque siamo intesi. Ora veniamo alla morale. Tu già non avrai più nessun danaro di quello che ti ho spedito per fare il viaggio.
--Non solo non ne ho più di quello, ma siccome, fatto il conto all'ingrosso, quello che tu mi hai mandato non sarebbe stato sufficiente per venire fino a Milano....
--Come! come! Ti sbagli,
--Io non volevo farmi vedere a piangere e ho preso un cuppè tutto per me, caro zio. Tu mi hai mandato il denaro misurato per viaggiare nei secondi posti.
--Io viaggio sempre nei secondi.
--Io no; sempre nei primi. Mi feci dunque prestare duecento franchi da un compagno a cui bisogna li rimandi subito.
--Cominciamo male!--disse il tutore grattandosi in capo.--Dunque non hai più neppur un centesimo?
--Ma no, caro zio; l'ultima lira l'ho data al facchino, che portò le mie valigie sul legno, tanto è vero che il cocchiere l'ha pagato la portinaia a cui debbo un altro paio di franchi.
--Ma caro Enrico, dovevi sapere che non si dà un franco al facchino della stazione.
--Non avevo altro. Non potevo farmi dar indietro il resto in spiccioli.
--Io ai facchini do sempre dieci centesimi e sono contentoni.
--Sarà benissimo.
--E poi che necessità di prendere un legno? C'è l'omnibus della stazione, che passa qui davanti alla porta.
Enrico cominciava sul serio a inquietarsi.
--Ti dicevo dunque--continuava il tutore--che per metterti nella società che conviene al tuo rango e alla tua educazione ci vuole un po' di denaro in tasca.
--Lo credo io!
--Però, tu non devi aver bisogno di molto. Qui hai il tuo bell'appartamento di sei camere. Hai la balia per la guardaroba e il palafreniere come cameriere e per la scuderia. Colazione, pranzo e vestiario tutto pagato. è un lusso asiatico. Veniamo dunque al concreto e fissiamo questa benedetta cifra dei minuti piaceri, che è lo scoglio più difficile da sorpassare coi pupilli. Quanto ti pare che ti dovrà abbisognare per le tue spese fuori di casa?
--Caro zio, ti ripeto che non ne so nulla. Potrei dirti troppo, potrei dirti troppo poco. Mi fido nella tua esperienza.
--Io sapevo che tu eri un bravo figliolo--sclamò il tutore tutto contento--noi andremo perfettamente d'accordo. Ebbene io avrei pensato che duemila franchi ti dovrebbero bastare....
--Ma anche di troppo!--sclamò ingenuamente Enrico battendo palma a palma.--Duemila franchi al mese sono un assegno principesco!
--Oh, Oh! Bagatelle! Come corri! Io m'intendevo dire duemila franchi all'anno.
--Ah!--sclamò il giovine mortificato--allora mi sembrano ben pochi!
--Perchè, diciamola qui fra noi; a che cosa ti devono servire questi benedetti denari fuori di casa? Ad essere buttati via in cose inutili, in cose da nulla, in sciocchezze, in frascherie. Un qualche capiler al caffè, quando tu voglia leggere i giornali, una qualche corsa in omnibus....
--Una qualche scampagnata cogli amici....
--Ah! le scampagnate, mio caro, costano troppo. E poi, adesso vedi, è diventato quasi inutile l'andar in campagna. Abbiamo il nostro bel giardino pubblico. Io ci vado spesso e talvolta mi par proprio di essere in Svizzera sulle Alpi.
--Oh, diamine! Ma, e il teatro?
--Se vorrai andar a teatro ti procurerò i biglietti pel Filodrammatico. Tutti i venerdì ci va anche mia moglie coll'Elisa.
--Sì? coll'Elisa?--disse vivamente Enrico.--Volontieri ne approfitterò.
--Io credo dunque che con duemila franchi all'anno, che sono per così dire sei franchi al giorno, tu potrai fare una bella figura in società e forse anche qualche risparmio.
--Risparmio!--sclamò il giovine--perchè dovrei fare dei risparmi? Mi fu detto che io potrò disporre di circa ventimila franchi all'anno. Mi pare che tu zio ci pensi ora già abbastanza a fare per me dei risparmi.
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