Mia | Page 7

Memini

questo, un compenso più duraturo. E voglio lasciarne la scelta a te. Dì
su, ragazzo, cosa vuoi?
Sulle prime Drollino parve non capire. Poi, quand'ebbe afferrato il
senso della frase, quando capì che forse potrebbe ardire, ardire assai, si
fece di bragia, gli occhi gli scintillarono in fronte, sulla sua mobile

fisonomia si dipinse l'ansia d'un supremo desiderio.
Ma non seppe parlare.
Non gli riesciva.... l'idea della sua ambizione lo atterriva.... No, no....
era impossibile.... era impossibile.... era troppo.
Il padre, cogli sguardi, col gesto, gli faceva animo; ma egli non
guardava suo padre e respirava a stento.
--Orsù, disse il Principe impazientito--hai capito di parlare? vuoi farmi
star qui tutta la mattina?
Drollino non aveva certo una così perversa intenzione; si sforzava,
poveretto, a parlare; ma la parola strozzata dall'inquietudine, gli moriva
in gola.
--Papà--disse timida, ma pronta, la bambina, tirando la manica della
giacchetta indossata dal padre--vuoi che te lo dica io... cosa desidera
Drollino?
Il Principe si mise a ridere.
--Tu?... ma cosa vuoi sapere tu, pettegolina che sei?
Essa non si offese. Insistette, armeggiando in siffatto modo colle
manine che il Principe dovette chinarsi e ascoltare le sue sommesse
parole.
--Vuole la puledrina di Rowena, quella che era appena nata quando
successe la storia....
--Oh!--rispose forte il Principe, alzandosi e squadrando Drollino con un
fare canzonatorio...--Vuole la puledrina di Rowena, eh! questo
monello!
Drollino tremava come una foglia. Ecco che l'avevan tradito! E ora....
lo caccerebbero di casa, naturalmente, per punirlo di aver osato tanto.

Ma il Principe non parlò di scacciarlo. Trovava quell'ambizione un po'
audace, ma giusta. Non si adirò per nulla, e, dopo essersi divertito un
momento delle visibili angoscie del ragazzo, le troncò d'improvviso,
dicendo che avrebbe dati lui stesso gli ordini necessari perchè la
puledrina gli fosse consegnata.
--Ma--soggiunse--ci hai pensato bene? Non vorrei poi che nelle tue
mani quella povera bestia....
Non finì; s'avvide che ogni raccomandazione era superflua. La faccia di
Drollino sfolgorava. Egli non seppe ringraziare nè il padrone, nè la
Milla; ma da questa a quello scoccò rapidamente uno sguardo
impetuoso, esaltato. Volle bensì parlare, ma proprio non gli venne fatto.
E il Principe rimase contento, e disse a Milla ch'era una cara
pettegolina, e che, giacchè sapeva indovinar così bene, più tardi sarebbe
riuscita a condurre suo marito pel naso.
La Milla non capiva bene la profondità di questa frase, ma non ardì
chiedere altro. Rimase contenta anch'essa, benchè le toccasse
d'avvedersi, fra non molto, di non averci punto guadagnato
personalmente, colla sua intercessione fortunata. Drollino, dacchè
aveva la puledra, trascurava Milla indegnamente, era sempre in
scuderia, e non scappava più a giocare sul viale, all'ombra degli
ipocastani.
--Che bestia!--disse, la sera dopo, un vecchio stalliere ad un
camerata.--Chiedere una puledra, mentre avrebbe potuto farsi una sorte!
Ma già, è sempre stato un disperato colui! E ora, cosa fa?
--Oh!--rispose l'altro, mutando quartiere alla sua cicca--è in scuderia,
da ier sera. Non è uscito neppur pel desinare, e seguita a ripetere: «È
mia, è mia!»
--Dovrebbe chiamarla Mia!--disse burlando lo stalliere.--Domani glielo
dico.
--Perchè no?--rispose fieramente Drollino, quando udì quella proposta,
fatta in tono di scherno.--È mia! sapete?

--È matto,--dissero ridendo i mozzi e gli stallieri.--Ma la puledrina
aveva un nome ormai.
E, prima per chiasso, poi sul serio, venne chiamata così.
La neve cominciò presto quell'anno, e Astianello prese un'aria
malinconica, nella campagna, fatta brulla dal verno. Le caccie eran
finite, le brigate disperse; i cavalli dovevano esser ferrati a ghiaccio, il
casone non era guari riparato dal freddo, e il Principe si annoiava.
Ma, benchè si annoiasse seriamente, non gli passò neppur pel capo di
prender moglie. Bensì gli venne in mente d'andare a passar l'inverno a
Parigi.
D'altra parte, era ormai tempo di mettere la Milla in collegio. E il
collegio c'era, bell'e pronto. Un austero convento, celebre come
educandato, e dove delle monache aristocratiche insegnavano un monte
di belle cose a una falange non meno aristocratica di signorine. Il
convento era a Torino, e quella santa regina di Maria Adelaide,
quand'era viva, ci andava di frequente. La superiora era una cugina in
secondo grado del Principe. Milla non poteva esser meglio
raccomandata, nè completare, sotto auspici più favorevoli, l'educazione
iniziata dalla povera Miss Spring. Affrettiamoci a dire che Miss Spring
aveva in vista, per consolarsi del dolore di quella separazione,
l'immediato avvicinarsi d'una: sacra alleanza con un coraggioso, ma
non estetico, ministro della chiesa anglicana. L'intrepido brittanno, a 65
anni, sposava Miss Spring. Ma la Milla, che non era provveduta di
siffatte prospettive consolanti, non si poteva dar pace di dover lasciare
il padre, Astianello e il suo amore irlandese. Di tutto le rincresceva,
persino di Drollino. Era proprio sconsolata, quando ci pensava. E ci
pensava spesso... così bambina com'era....
E in paese, che dispiacere per tutti... I padroni andavano via...
davvero?... Il Principe sarebbe
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