stata l'Appollonia a preparare queste belle cose?
--Lei, certamente. Vi avrà impiegato tutto il tempo che ci volle a noi per percorrere l'Italia; ma infine, ognuno fa quello che può.
Marta, levandosi il cappello e la spolverina, sedette sul divano che era ai piedi del letto, sentendosi finalmente in casa propria.
--Oh come si sta bene qui!
Tese le mani a suo marito, invitandolo a sedersi anche lui sul divano. Ora non dubitava più di essere la signora Oriani.
La sua felicità doveva incominciare da quel momento; prima era stata una corsa vertiginosa, contraria all'amore. L'amore ha bisogno di un nido.
Marta sollevò gli occhi, girandoli torno torno come per prendere possesso d'ogni cosa; e quando ebbe ben riguardata la camera, il letto, le cortine a fiori, fissò Alberto con un'estasi tale di riconoscenza, di tenerezza timida e ardente, che egli, un po' sorpreso, la baciò, non sapendo che dire. Ella trasalì tutta, colla speranza di una rivelazione.
--O mio Alberto, mi amerai sempre, sempre?
--Che domanda!
--Dillo!
--Ne dubiti dunque!
--Dillo...--ripetè Marta, stringendosi, avviticchiandosi a lui tutta tremante, con la bocca socchiusa.
Un'ondata di sangue colorì la fronte di Alberto, che rispose per la durata di un attimo alla stretta di sua moglie. Poi si sciolse, dolcemente, ravviandosi i capelli.
--Andiamo--disse--non facciamo ragazzate.
* * *
La prima visita fu per i Merelli; lui, il marito, se l'era fatta promettere solennemente da Alberto, quando questi era ancora fidanzato.
Appena Marta pose il piede nella casa gialla, sul canto di piazza, urtò un cestino dove un bimbo muoveva i primi passi; mentre curvavasi ad accarezzare il bimbo, uscì come un razzo, da una porta laterale, una ragazzotta sui venticinque anni, bruna, ardita, con due occhietti che sembravano granelli di pepe, e senza aspettare che Marta od Alberto parlassero, con facile loquela li invitò ad entrare, dicendo che la padrona li aspettava, che li avrebbe visti tanto volentieri.
Sì dicendo, aperse loro la via attraverso una barricata di seggiole capovolte, di balocchi, di pannilini ammonticchiati, ripetendo ad ogni oggetto rimosso:--Scusino, sono i ragazzi, non si può mai tenere un po' d'ordine, scusino.
Merelli apparve, alto, complesso, coi baffi rigogliosi, la pelle lucida e piena, lo sguardo lucente; una certa eleganza campagnuola negli abiti, che le sue membra riempivano fino a tenderne le cuciture; tutt'insieme, un aspetto di uomo sano e senza fastidi; una voce da toro.
--Giulietta! Giulietta!--si pose a gridare, intanto che aiutava la serva a sgomberare il cammino, sorridendo in pari tempo ai visitatori.
Una faccina da monello, leggermente imbrattata d'inchiostro, uscì curiosa da un paravento.
--Va a chiamare tua madre--tornò a gridare Merelli--sporcaccione!
La servetta era riuscita, in questo frattempo, ad aprire prima l'uscio e poi le finestre del salotto, passando accortamente una mano sulle sedie più in vista, e con atto cerimonioso invitò Marta a prender posto sul divano.
--Ecco mia moglie--disse Merelli andando incontro a una donnina nè bella, nè brutta, col petto liscio, e il ventre sporgente, un profilo da madonna invecchiata troppo presto.
La signora Merelli salutò, un po' impacciata, inesperta, tenendosi per mano una marmocchietta che rosicchiava una crosta di pane.
--La famiglia è tutta qui?--chiese Alberto girando gli occhi.
--Questa e l'Adelina: smetti di mangiare, via! Battistino era là quando sei entrato, dietro il paravento, a farne delle sue; il piccino lo hai visto, nevvero? e tre. La Pina è a letto, un po' indisposta, il quinto è in viaggio...
Dopo questa enumerazione il silenzio gravò, penoso, per cinque minuti.
--Si annoierà in campagna--disse la signora Merelli, con una voce stanca--se è abituata alla città...
--No, no, la vita di noi donne non è nella famiglia?
La signora Merelli assentì, facendo un lieve tentativo per togliere di bocca il pezzo di pane alla piccola Adelina.
--Questo paese poi è simpatico, la posizione è bella... Lei ci è nata?
--Non qui, ma vicino. Mi trovo in questa casa da dieci anni.
--Già dieci anni?
--Molti nevvero? e--soggiunse la signora Merelli con un sorriso rassegnato--in dieci anni cinque figli e quattro aborti...
Marta arrossì. Non era ancora avvezza a queste confidenze di donna maritata. Involontariamente guardò il signor Merelli, poi la piccina, poi si pose ad abbottonarsi un guanto.
Si udivano i respiri delle quattro persone e della personcina.
--Mi pare che non tieni allegri la signora sposa!--tuonò Merelli--e dov'è andata Ninetta? Ninetta!
Con la prontezza di un baleno la serva apparve.
--Prepara il caffè.
Alberto volle protestare, Marta anche.
--Che? disse Ninetta. è subito fatto.
--Non prendo mai caffè--soggiunse Alberto--e mia moglie...
Ninetta intervenne lestamente:
--Un bicchiere di vin bianco allora?
--Brava!--fece Merelli.--Ben pensato; va' a prendere il vin bianco.
Durante la piccola discussione la signora Merelli non s'era mossa, con le mani incrociate sul grembo, dolcemente. La bambina, accanto a lei, rosicchiava il suo pane con un grazioso rumore di topolino sotto un uscio.
Ninetta tornò, sorreggendo con una mano il vassoio carico di bicchieri, coll'altra tenendo la bottiglia.
--Conduci via l'Adelina--le disse piano il signor Merelli--non vuole ubbidire.
La serva rispose con un'occhiata d'intelligenza, ma prima stappò la bottiglia, versò il vin bianco e lo servì, e siccome Marta esitava,
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