Lindomani | Page 5

Neera
trent'anni fa, e per questo lo chiamano dottore; ma poi ha fatto un po' di tutto, il signore, il poeta, il cospiratore, il gaudente, il soldato, tutto fuorchè il medico. è un originale, un essere squilibrato. A volte parla troppo, a volte tace dei giorni intieri. Ma se hai da insegnargli qualche piatto ghiotto, parlerà.
Intanto che Alberto schizzava il profilo del suo amico, Marta, che in venti o venticinque giorni di matrimonio non si era ancora saziata di guardarlo, seguiva i movimenti della sua bocca, de' suoi occhi, la pozzetta graziosissima che il sorriso scavava nella sua guancia sinistra. Mirava ad uno ad uno i peli dei suoi baffi e l'arricciatura morbida della barba nella quale egli faceva spesso passare la mano, seguendo quella mano, attaccandosi a lui per tutti i sensi, sentendosi sempre troppo lontana. A poco a poco gli si era accostata, muta, ansando lievemente col petto. Alberto allora si ritirò nell'angolo della carrozza, gentilmente, per farle posto.
--Passa il signor Merelli--disse Gerolamo senza voltarsi, con la sua voce da ventriloquo.
Ma Alberto l'udì. Si sporse vivamente fuori della carrozza sbracciandosi verso due individui che costeggiavano la strada maestra. I due si levarono il cappello.
--Salite?
--No, grazie. Ben arrivato.
Nuovo saluto alla signora.
--Nessuna novità?
--Nessuna.
--A rivederci.
Terzo saluto.
--Ah! cari--esclamò Alberto abbandonandosi sui cuscini della vettura--quel capo ameno di Merelli, quel simpaticone di un farmacista!
Tanto per dire qualche cosa, per interessarsi anche lei a quello che interessava suo marito, Marta chiese:
--Sono tuoi amici?
--Merelli sì, Merelli fin dal ginnasio; abbiamo fatto la quarta e la quinta insieme. Fu lui che il giorno onomastico del professore... Ah! ma tu non sai, non sai, che bel matto!
--E l'altro?
--L'altro è il farmacista, Toniolo: quello che mi diceva sempre: prendi moglie, alla nostra età è ancora il meglio che si possa fare.
Il piacere di aver riveduto i suoi amici, di riprendere le antiche abitudini, coloriva il volto di Alberto e faceva luccicare i suoi occhi piccoli e buoni. Egli si fregava i ginocchi colle mani, guardando la coda della cavalla.
Marta si rimproverava di non partecipare a quella gioia, di provare invece una impressione di tristezza, quasi d'invidia. Le venne in mente sua madre, sua madre ch'ella aveva un poco dimenticata durante il viaggio, e che da piccina le diceva e da grande le ripeteva: ?Marta sei troppo impressionabile, troppo esclusiva, senti troppo, pensi troppo. Ciò non conduce alla felicità.? Parole che ella aveva ritenute come un'aria da organetto e che ora le tornavano alla mente, ma più chiare, della chiarezza improvvisa di un lume che s'accende. Volendo vincersi, volendo uscire da quell'esclusivismo che, a detta di sua madre, non l'avrebbe resa felice, guardò intorno la bella campagna, gli alberi, le siepi entro cui svolazzavano le farfalle.
--Ti piacciono questi luoghi? domandò Alberto.
--Sì, molto.
--Io non posso vedermi altrove. In città sto bene otto giorni, poi sento la nostalgia de' miei campi.
--A me pare che starei bene dovunque con te.
--Cara!
Egli disse: cara. Non era una dolce parola? Perchè Marta non esultò? Perchè rimase fredda in apparenza e muta? Ella ascoltava ancora, ripercosso nell'aria e nel suo orecchio, il suono uguale, identico a quello di un momento prima, quando aveva detto: cari! E le pareva una stonatura, una nota falsa che alterasse il valore della parola. Si chinò verso di lui, con la bocca contro il suo collo, mormorandogli nel folto dei capelli: Caro! caro! caro!
Egli la respinse vivamente, indicando Gerolamo. Marta alzò le spalle.
Sarebbe stato così bello baciarsi, lì, sotto il cielo fulgido, intanto che la carrozzella correva! Chi li avrebbe visti? E quand'anche! Tornò a guardare la strada che fuggiva, guardò gli alberi; dal cortile di un cascinale saliva acuto nell'aria il chiocciare di alcune galline. I mandorli fioriti allargavano le braccia, i boccioli dei peschi punteggiavano, nella freschezza rosea di labbra dischiuse, i loro ramoscelli privi ancora di foglie; e delle goccie sparse, rugiada, gomma, lacrime misteriose della natura, luccicavano sopra il verde tenero, frammiste ai fili d'argento che gli aracnidi sospendevano da ramo a ramo.
Il cuore di Marta si gonfiava, pieno di tenerezza, con un bisogno di espandersi, di abbracciare, col segreto desiderio di quelle ferite per cui l'animo trabocca e dilaga in passione, deliri, abbandoni, singhiozzi, tutta la forza rinchiusa, l'intima essenza del sentimento femminile.
Assetata d'amore ella disse a se stessa, stringendosi nel mantello per sentire la carezza del proprio calore. ?Egli mi ama, ne sono sicura. Perchè mi avrebbe presa? Mi ama sopra tutte le donne; è mio, tutto mio!? E, sollevata, sorrise a suo marito.
Alberto, che per parte sua non pensava a nulla, fu molto soddisfatto nel vedere che la sua sposina aveva un buon temperamento; questo lo persuase sempre più di aver avuto la mano felice nella scelta.
La cavalla intanto, sentendo prossima la stalla, prese un trotterello giulivo. Già si vedevano da lungi i tetti del paese dominati dal campanile, e, man mano che la carrozza
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