dieci anni.
--Già dieci anni?
--Molti nevvero? e--soggiunse la signora Merelli con un sorriso
rassegnato--in dieci anni cinque figli e quattro aborti...
Marta arrossì. Non era ancora avvezza a queste confidenze di donna
maritata. Involontariamente guardò il signor Merelli, poi la piccina, poi
si pose ad abbottonarsi un guanto.
Si udivano i respiri delle quattro persone e della personcina.
--Mi pare che non tieni allegri la signora sposa!--tuonò Merelli--e dov'è
andata Ninetta? Ninetta!
Con la prontezza di un baleno la serva apparve.
--Prepara il caffè.
Alberto volle protestare, Marta anche.
--Che? disse Ninetta. È subito fatto.
--Non prendo mai caffè--soggiunse Alberto--e mia moglie...
Ninetta intervenne lestamente:
--Un bicchiere di vin bianco allora?
--Brava!--fece Merelli.--Ben pensato; va' a prendere il vin bianco.
Durante la piccola discussione la signora Merelli non s'era mossa, con
le mani incrociate sul grembo, dolcemente. La bambina, accanto a lei,
rosicchiava il suo pane con un grazioso rumore di topolino sotto un
uscio.
Ninetta tornò, sorreggendo con una mano il vassoio carico di bicchieri,
coll'altra tenendo la bottiglia.
--Conduci via l'Adelina--le disse piano il signor Merelli--non vuole
ubbidire.
La serva rispose con un'occhiata d'intelligenza, ma prima stappò la
bottiglia, versò il vin bianco e lo servì, e siccome Marta esitava, ella la
incoraggiò, assicurandola che era vino schietto, fatto in casa.
Indi prese per un braccio l'Adelina, scuotendola un poco,
mormorandole all'orecchio che era una cattivaccia, e se la trascinò
dietro in cucina.
Marta, che pure aveva una certa pratica di società, non trovava una
parola. Guardava quella famiglia singolare, cercando inutilmente lo
sguardo di suo marito, che sembrava sotto il fascino di Merelli.
--Ha la mamma, nevvero?--chiese ad un tratto la voce fioca della
signora Merelli.
--Sì, ho la mamma.
--Il padre no?
--No, sgraziatamente.
--È proprio una disgrazia quando muore il capo di casa!
La signora Merelli, che era rimasta coll'occhio vagante, quasi seguendo
nell'aria lo svanire delle proprie parole, riprese, rassegnata sotto il peso
dei suoi doveri di padrona:
--E fratelli?
--Nessuno. Ero io sola con la mamma; ora sono sola con Alberto.
--Ma non starà a lungo sola!--soggiunse con una grossa risata il signor
Merelli.
Marta tornò ad arrossire.
--Vorrei andare un momento a vedere la Pina--mormorò la signora
Merelli, che aveva esauriti tutti i suoi argomenti di conversazione.
--Va e conduci la signora.
--Oh!... non è un divertimento...
Marta protestò che le avrebbe fatto piacere conoscere anche l'altra
bambina.
S'avviarono su per una scala modesta, cogli scalini di mattonelle, ed
entrarono in uno stanzone che serviva di guardaroba, di dormitorio e di
ripostiglio per gli stivali del capo di casa: stivali rossi di cuoio,
stivaloni lunghi a gambiera, uose, tiranti, il tutto allineato lungo una
parete, colla canna di un fucile che luccicava in un angolo e la casacca
di fustagno dai bottoni di rame, gettata sullo schienale di una sedia, tesa
ancora e quasi calda della plasticità vigorosa di chi la aveva rivestita.
Davanti al letto della piccina, intanto che Marta ne lodava il volto
intelligente, la madre sospirò:
--Lei è adesso nella sua luna di miele... le auguro che duri a lungo.
--Oh! sempre--esclamò Marta con vivacità.
Un'espressione di meraviglia passò negli occhi della signora Merelli,
che poco dopo soggiunse:
--Almeno non avesse troppi figli... perchè qualcuno ci vuole, ma troppi!
Io non ho aspettato neanche un giorno; nove mesi giusti dal dì del mio
matrimonio nacque Battistino.
--Davvero?--fece Marta--È egli possibile?
--Come le dico. E ho sofferto tanto quella volta!
Si allontanò dal letto voltando le spalle alla bimba;
--Tre giorni interi coi dolori e poi un male, un male...
Marta ascoltava, terrorizzata, sentendosi un brivido alla superficie della
pelle.
Dopo un po' di silenzio si arrischiò a domandare:
--E gli altri?
--Meno; tuttavia è una gran brutta parte che il Signore ha dato a noi
donne. Gli uomini hanno tutto di buono, essi!
Quante domande sulle labbra di Marta! Quella donna maritata da dieci
anni avrebbe potuto scioglierle una quantità di problemi, ma non osò.
Diede timidamente un'occhiata all'esercito degli stivali e a quella
casacca baldanzosa, meditando le parole: hanno tutto di buono essi! E
le parve di sentire l'eco di risate rumorose, di passi pesanti, di parole
alte e brutali, tutto un egoismo scettico di padroni e di conquistatori.
Di ritorno nel salotto provò un'impressione di sollievo vedendo
Alberto.
--Partiamo?--gli disse.
Egli rispose gentilmente:--Come vuoi.
Nell'andito sbucò fuori la Ninetta, complimentosa, aggiungendo i
propri saluti a quelli che i suoi padroni andavano facendo agli sposi. Le
due signore si abbracciarono, promettendo di vedersi spesso. Ninetta
soggiunse:
--Ma sì, venga!
Quando la porta della casa gialla fu chiusa, Marta si strinse al braccio
di suo marito.
--Ti sei annoiata un pochino?--chiese egli ridendo.
--No, ma desideravo trovarmi sola con te. Mi pare che tutti gli altri
abbiano a portarmi via qualcosa del mio Alberto, perchè tu sei mio, non
è vero?
--Oramai,
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