Lindomani | Page 9

Neera
se anche non volessi, è cosa fatta.
--E quel signor Merelli è lui pure tutto di sua moglie?--chiese Marta
insidiosamente.
--Oh! capirai, non posso saperlo...
--Non mi piacerebbe per marito.
--Ne sono ben lieto.
--È grossolano.
--Un pochino.
--E troppo pingue.
--Converrai che di questo non ne ha colpa. Sua moglie, che te ne pare?
--Una buona donna, con poco spirito se vuoi, oh! ma ha sofferto tanto.

--Ti ha raccontato?...
--Sì, il suo primo parto...
--Ah! solamente ciò?
--Sicuro--fece Marta, dandosi l'importanza di una matrona iniziata a
segreti misteri.
Tacquero fino a casa. Sulla soglia trovarono il dottorone, impettito.
Egli, che era già stato presentato a Marta, la salutò chiedendole che
cosa l'era parso dei coniugi Merelli.
--Ma... gentili.
--E la servetta?
Il dottorone lanciò questa domanda con tale malizia negli occhi, che
Marta stupì.
--Andiamo--fece Alberto prendendo il dottore sotto braccio--vieni a
desinare con noi.
--Non posso. Ho a casa una galantina di lepre con certi tartufi che sono
una meraviglia. La mia serva non ha l'abilità della Ninetta... ma per la
galantina!
Si baciò la punta delle dita, sempre con gli occhi birichini, e fatta una
scappellata alla signora, e detto che s'era fermato apposta per augurarle
il buon pranzo, se ne andò, lento lento, col corpaccione male assettato
nell'abito nero, coi calzoni color lumaca troppo corti, il cappello a tuba
posto in bilico sopra l'orecchio.
Marta si spogliò in fretta; doveva preparare una salsa di cui ella sola
conosceva la ricetta e che, nel suo ardore di neofita, giudicava più
accetta ad Alberto, se fatta da lei.
Comparve a tavola tutta rossa, impaziente di conoscere l'esito. Quando
Alberto ebbe dichiarato che la salsa era gustosa, allora si calmò;

mangiò e bevve di buonissimo umore; fece l'enumerazione dei piatti
che preferiva, combinandoli con quelli preferiti da Alberto, vedendo
con soddisfazione che si incontravano nel gusto.
--E, dimmi--esclamò improvvisamente--che cosa intendeva il dottore
con le sue allusioni alla serva dei Merelli?
Alberto era l'uomo meno adatto del mondo a nascondere checchessia;
rispose, un po' imbarazzato, che il dottore scherzava volentieri.
--Non è ciò--interruppe Marta a cui si schiarivano le idee
meravigliosamente--se non ci fosse nulla di positivo, lo scherzo non
avrebbe avuto ragione d'essere.
--Ebbene, disse Alberto, pensando che, in fin dei conti, la cosa non lo
riguardava affatto e che Marta l'avrebbe saputa egualmente--Merelli fa
all'amore colla Ninetta.
--Così?--esclamò Marta sgranando gli occhi.
--Come, così?
--In presenza della moglie...
--Ma!...
--Con tanti bambini?
--I bambini non c'entrano.
--Ma è un orrore!
--Certo non lo approvo.
--Tu non avresti questo coraggio, eh?
--Non mi sono mai piaciute le serve.
--Ah!--tornò a fare Marta con un sospiro di sollievo, mentre l'onesto

faccione dell'Appollonia le attraversava il pensiero.
E dopo un po' di tempo mormorava ancora:
--È un'infamia, è un'infamia. Ma perchè sei amico di quell'uomo?
--Oh! bella, dovrei levargli il saluto in causa del suo gusto per le serve?
È una debolezza in lui, non può correggersi. Ninetta non è la prima.
--Ma sua moglie? Poverina, voglio avvertirla...
--Non ci mancherebbe altro!
--Almeno consigliarla a tener serve vecchie...
--Non ci stanno in quella casa, con tutti quei bambini, rifletti.
--Oh! povera donna, povera donna!
---Senti--continuò Alberto prendendo le mani di sua moglie per
calmarla--secondo ogni probabilità, la signora Merelli non sospetta
niente; e se lo sospetta, forse non ci pensa; può anche darsi che lo
sospetti, che ci pensi, ma che non gliene importi un cavolo. In tal caso
tocca a noi farci cattivo sangue?
Marta stette zitta un momento.
--È impossibile--scattò poi--che ella resti indifferente!
--E perchè impossibile?--dopo dieci anni di matrimonio...
--Alberto, che cosa dici? L'amore fra marito e moglie non deve essere
eterno?
--Cara mia, se tutte le cose che dovrebbero essere, fossero!
--Tu dunque fra dieci anni non mi amerai più? E amoreggerai?...
L'Appollonia tornò a passare nella mente di Marta portandovi un raggio

così giulivo che, nel bel mezzo della sua indignazione, dovette
sorridere; di che accorgendosi Alberto, disse:
--Ma sì, farò all'amore coll'Appollonia.
Ella rideva, adesso; avendo posata la fronte sulla spalla di suo marito,
eccitata da un ordine nuovo di idee che le si erano parate dinanzi.
--Però, senti, non capisco come una persona educata, un uomo che ha
studiato, infine che non è un villano del tutto, possa perdersi con le
serve.
--Anche un uomo educato non trova sempre delle duchesse, mia cara
Marta, e poi, se ti dico che è il suo debole! Vuoi uscire a fare due passi
in giardino?
--No.
Ella tornava al suo argomento, appassionandovisi con una voluttà
rabbiosa e crudele.
--Ma non pensa alle conseguenze, al disonore della ragazza, a...
--Che cosa vuoi che pensi!... Finiamola, se non ti dispiace, coi Merelli.
Alberto si era levato in piedi, non dissimulando una certa seccatura, e
passeggiava innanzi e indietro fermandosi ogni tanto a guardar fuori
dalla finestra.
Marta sentì una stretta
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