Lindomani | Page 6

Neera
passione, deliri, abbandoni, singhiozzi,
tutta la forza rinchiusa, l'intima essenza del sentimento femminile.
Assetata d'amore ella disse a se stessa, stringendosi nel mantello per
sentire la carezza del proprio calore. «Egli mi ama, ne sono sicura.
Perchè mi avrebbe presa? Mi ama sopra tutte le donne; è mio, tutto

mio!» E, sollevata, sorrise a suo marito.
Alberto, che per parte sua non pensava a nulla, fu molto soddisfatto nel
vedere che la sua sposina aveva un buon temperamento; questo lo
persuase sempre più di aver avuto la mano felice nella scelta.
La cavalla intanto, sentendo prossima la stalla, prese un trotterello
giulivo. Già si vedevano da lungi i tetti del paese dominati dal
campanile, e, man mano che la carrozza progrediva, qualche cascinale
sparso, qualche cane che abbaiava, una fanciulla che conduceva le
oche.
--Sono le oche di Gavazzini--disse Gerolamo, indirizzando la sua
osservazione alla signora.
--Chi e Gavazzini?
--È il più ricco proprietario del paese--rispose Alberto.
--Tuo amico?
--Non dei più intimi, ma qui si è tutti amici. Del resto egli fa vita
ritirata, e sua moglie non si vede mai. Oh! un romanzo! Lei era una
istitutrice, fuggirono insieme, andarono in cima di un monte a passare
la luna di miele, scrissero i loro amori sulle corteccie degli alberi.
Figurati, una volta si punsero apposta un dito per bere il sangue l'uno
dell'altro.... quando ti dico romanzi!
Marta si interessava, avrebbe voluto chiedere di più, ma la faccia di
Gerolamo, che sembrava quella di un filosofo stoico in mezzo alle
follie del mondo, le dava un po' di soggezione.
Incominciarono le prime case allineate, coi portoni aperti, da cui si
intravedevano cortili verdeggianti, gruppi di vasi, lunghi anditi freschi,
riparati da tendoni a righe; una gonnella svolazzava tra due usci, un
visetto curioso spuntava da una finestra, i gatti scodinzolavano sulle
sedie di paglia, sbadigliando, socchiudendo gli occhi. Più innanzi, nel
centro del paese, si aprivano le poche botteghe; il fornaio, il

pizzicagnolo, il mercante, il tabaccaio, il calzolaio, il barbiere.
--Ecco la farmacia--disse Alberto.
Marta guardò. Non c'era nessuno sulla soglia; una cortina verde,
strofinata e attorcigliata come una fune, lasciava scorgere nell'interno
un pezzo di scansia coi barattoli di terraglia bianca e azzurra.
--Ha moglie il farmacista?
--È vedovo; ma la riprenderà. Che cosa deve fare?
--Sicuro--disse Marta, ripetendo macchinalmente tra sè: che cosa deve
fare!
--Guarda la casa di Merelli; sul canto di piazza, dipinta in giallo; l'hai
vista?
--No, non l'ho vista.
--C'era la serva davanti alla porta.
--No, non l'ho vista. Ha moglie Merelli?
--Sì, ha moglie.
--E la casa di.... di quel signore.... quello che ha bevuto il sangue....
--Gavazzini? Ah! non è qui; è fuori di paese, isolata; più isolata ancora
della nostra.
--La nostra è l'ultima, nevvero? È forse questa?
La cavalla rallentò, Gerolamo fece una voltata da cocchiere esperto, e,
passando da un cancello spalancato, fermò di botto nel bel mezzo di un
cortile vellutato d'erba minuta, con alte muraglie imbrunite dal tempo,
su cui si sbizzarriva a rabeschi una lussureggiante glicina, carica di
fiori.

L'aspetto generale del fabbricato e del cortile era quello di una vecchia
casa borghese, comoda, dove un seguito di generazioni agiate e
tranquille si erano succedute senza scosse, senza cambiamenti.
Appollonia corse fuori, tutta traballante nella sua rotondità di pan
buffetto, con la facciona lucida raggiante di semplicità, la bocca aperta,
le mani sporche di farina.
Marta, nel guardarla, non potè a meno di sorridere, e balzando lesta
dalla carrozza gridò:
--Buon giorno, Appollonia.
Furono le prime parole che la nuova padrona pronunciò entrando ne'
suoi dominî. Gerolamo ammiccò segretamente Appollonia, con uno
stringimento di palpebre che voleva dire: Va bene, va bene! E la grossa
serva, sgangherando la bocca fino alle orecchie, mostrò di aver inteso il
senso di questa affermazione.
Marta non doveva dimenticare più quel momento del suo arrivo, in un
ridente giorno di aprile; i grappoli lilla che fiorivano sui muri, l'erba del
cortile, una pace, una serenità diffusa nell'aria, un benessere sicuro che
sembrava uscire dalle muraglie della vecchia casa; perfino il volto
bonario di Appollonia e il nitrito della cavalla che scuoteva il muso fine
sotto le carezze di Gerolamo.
Alberto, senza aspettare ch'ella si levasse il cappello, passò il braccio
sotto il braccio di sua moglie e la condusse subito a visitare la casa.
Niente di ricercato nè di pomposo. Una grande comodità in tutto, nella
disposizione delle camere, nei mobili, negli ampi seggioloni, nei divani
sparsi con abbondanza; una certa ricchezza tradizionale ma tranquilla;
buoni quadri, stipi intarsiati, biancheria accuratissima, delle vecchie
maioliche di famiglie.
--Queste sedie le ha ricamate mia madre--disse Alberto.
Erano otto sedie di legno chiaro con profili dorati, coperte di ricami a

mezzo punto, bellissimi, tutti l'uno differente dall'altro.
Marta le ammirò religiosamente, commossa.
--Questo è il mio ritratto di quando ero bambino.
Marta vi si
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