Libro serio | Page 4

Antonio Ghislanzoni
parodia. Tanto fa, che a met�� dell'atto primo, l'ottimo Fontana, uomo di temperamento nervoso e di carattere oltre ogni dire irritabile, comincia a dare in ismanie, e da ultimo, fatto fascio delle partiture e recatesele in braccio, a fuggire protestando.
Non era che il prologo della commedia. In teatro un tumulto da non dire. Gli artisti e il direttore di orchestra domandavano la sospensione delle prove; ma l'impresario, pressato e minacciato dalle Autorit�� politiche, ad esigere che si tirasse innanzi alla meglio, dovendosi all'indomani produrre la nuova opera ad ogni costo.
Simile ad un generale di armata che prevede la mala riuscita di un attacco, ma nullameno sente l'obbligo di sobordinarsi ad una volont�� pi�� potente della sua, il Mariani si leva in piedi, e si prova, con una arringa commoventissima, ad infiammare l'ardore dei suoi incruenti soldati.
Le prove vengono riprese; fra il male ed il bene si giunge alla fine, si spengono i lumi, e ciascuno se ne va pe' fatti suoi, pronosticando per l'indomani uno di quei fiaschi colossali che al teatro Carcano, segnatamente a quell'epoca, prendevano le proporzioni di un tumulto popolare[6].
All'indomani, il maestro Fontana, l'autore della nuova opera, venne di buon mattino a visitarmi. Egli era profondamente addolorato. Egli mi domandava affannosamente se non vi era modo di impedire per quella sera la minacciata esecuzione del suo primo spartito musicale. Vi era qualche cosa di straziante nella sua parola, vi era la disperazione di un giovane ingegno che protesta come pu�� meglio, che reagisce colle ultime forze della sua volont�� contro la prepotenza della speculazione; vi era la angoscia di un padre che, a costo di perdere s�� medesimo, vuol salvare ad ogni modo la sua creatura minacciata.
Le smanie del povero maestro mi commossero siffattamente, ch'io deliberai di venire in suo aiuto, rendendo impossibile per quella sera la rappresentazione del nuovo spartito.
Scrissi all'impresario una lettera, nella quale, protestando contro l'indegnit�� che egli stava per commettere, lo invitava a ritirare gli annunzi dei Baccanti, avvertendolo che io, per quella sera ed altre successive, mi sarei reso irreperibile, fino a quando la esecuzione della nuova opera non fosse migliorata da ulteriori concerti.
Inviata quella lettera all'impresario, io mi rifugiai nella casa di un amico, e quivi stetti ad attendere i fati.
Trattandosi di spartito affatto nuovo, non era possibile trovare un baritono che mi supplisse per quella sera. Nullameno, la cocciutaggine degli agenti di polizia tenne fermo nell'imporre all'impresario che lo spettacolo non venisse mutato. Il conte Bolza[7] era onnipotente a quell'epoca. Ma questa volta egli aveva a lottare contro un cervello balzano, che non riconosceva n�� avea mai riconosciuto il potere di alcuna autorit�� costituita. Furono spedite delle spie in ogni caff��, in ogni trattoria della citt��; furono, perfino, nella supposizione che io mi fossi recato a Pavia, inviati dei gendarmi a cavallo su quello stradale, per arrestare il fuggiasco baritono. La polizia consum�� la giornata in codeste strategie, e contando pur sempre di raggiungere il suo intento, lasci�� che la folla, avida del nuovo spettacolo, invadesse il teatro.
E quella folla era davvero imponente. Alcuni amici, avvertiti in segreto che la rappresentazione non avrebbe potuto effettuarsi per l'assenza ostinata del baritono, erano accorsi in teatro onde favorire il tumulto.
Frattanto, sul palco scenico gli artisti si abbigliavano da Baccanti; e il conte Bolza, vero rappresentante della cocciutaggine tedesca, attendeva nel camerino del teatro che i suoi emissarii gli conducessero innanzi il baritono ammanettato.
Ma venne il momento in cui non erano pi�� lecite le illusioni. Il teatro echeggiava di grida, di fischi e d'altri rumori pi�� riottosi. Il buttafuori, apparso finalmente al proscenio, pi�� pallido e pi�� balbuziente che mai, dopo aver letto al pubblico la lettera che quella mattina io aveva scritta all'impresario, annunzi�� che la promessa rappresentazione dei Baccanti non poteva altrimenti aver luogo. Il turbine non si descrive. E fu un turbine da far crollare le pareti.
Per la prima volta, in Milano, fu gridato: abbasso la polizia! abbasso Bolza! morte all'Austria!--Il vulcano latente della rivoluzione cominciava a sprigionarsi.
Si adunarono di fretta altri artisti per sostituire il Nabucco al nuovo spartito del Fontana. Mariani, sovreccitato da quella straordinaria effervescenza di pubblico, si lev�� in piedi per dare il segnale dell'attacco.--Quella grande e vigorosa sinfonia, che era stata alla Scala, pochi anni addietro, la rivelazione di un nuovo genio musicale, rispondeva siffattamente alle febbrili agitazioni del momento, da somigliare ad un grido d'allarmi lanciato nella folla.--Gli spettatori salirono sulle panche sventolando i fazzoletti; tutti i pezzi pi�� concitati dell'opera, quali le due arie del profeta, i due finali concertati e il corale dell'ultimo atto, si dovettero ripetere fra i clamori entusiastici del pubblico.--Alla fine della serata, il conte Bolza fece chiamare il Mariani nel camerino del teatro, e apostrofandolo vivamente, lo minacci�� dell'arresto personale _per aver dato alla musica del Verdi una espressione troppo evidentemente rivoltosa ed ostile all'imperiale governo_.--Il Mariani mi
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