la moglie accusino
entrambi la imperfezione o l'assenza di una facoltà fisica o morale, si
può andar sicuri che i figli generati da tale unione riusciranno
deplorabilmente imperfetti. Non vi pare?
E Bocca-di-fragola mi sfoderò sul viso una seconda occhiata non molto
dissimile dalla prima, che forse voleva significare: «al di là del nostro
mare, nei paesi da voi abitati, siete tutti cretini?»
Io cominciava a comprendere; l'enigma si chiariva. Ritenendo
superfluo, fors'anche sconveniente lo interrogare ad una ad una le altre
fanciulle, presi le mosse per uscire; ma, rasentando un crocchio, dove
Biscia-d'-avorio, Conca-di-perle e Pan-di-buttiro stavano ancora
cinguettando, mi ferirono l'orecchio queste parole:
«Che vuoi, biscia mia? Sotto l'aspetto fisico quel tipo non mi va. È
troppo gallo, ed io vagheggio un piccione.
Mi inchinai sorridendo e in quattro salti raggiunsi gli altri nel vestibolo.
*
Gal-di-fuoco e Spugna-di-senno si erano accostati alla carrozza, e il
precettore avea già spalancato lo sportello per dar passo al suo diletto
discepolo, quando una fanciulla leggiadrissima, avviluppata in una
ricca mantelletta che le scendeva fino alla caviglia, si slanciò in mezzo
a noi, e trattenendo il garzone per la faldiglia dell'abito, gli gridò:
--Gal-di-fuoco, io desidero ardentemente di sposarmi teco: lo vuoi tu?
--Selva-di-crini! esclamò il giovane, vibrando lampi dagli occhi.
--Selva-di-crini, per lo appunto.... Tu mi riconosci! Io ti amo da due
anni, da due anni ti desidero. Hai tu udito l'altra notte sotto i tuoi
balconi una voce che cantava al suono del mandolino la bella romanza
che comincia colle parole:
Al chiarore degli astri divini Corre il gallo alla Selva di crini?
Quella voce era la mia. Sapendo che oggi dovevi intraprendere il giro
di nozze, il mio febbrile desiderio di possederti mi spinse a muoverti
incontro. Tu eri già uscito. Non puoi imaginare quanto io abbia sofferto
nel vederti entrare in questa casa. Presa da una vertigine di amore e di
terrore, sentii mancarmi le forze e dovetti sostare nel vestibolo. Ohimè!
pensavo io--se qualcuna mi prevenisse!... s'io dovessi rinunziare al mio
bel sogno! Ma tu esci solo da quella casa, tu non sei vincolato da
veruna promessa. Guardami, Gal-di-fuoco; leggimi nel sembiante,
scrutami il cuore, e poi rispondimi un monosillabo.
Gal-di-fuoco aperse due braccia sterminate che parevano ali, e la
fanciulla si gettò nell'amplesso. Si intese uno scricchiolio di vertebre.
Spugna-di-senno corrugò la fronte rabbrividendo.
Sciogliendosi giuliva e rubiconda dalle braccia del giovane,
Selva-di-crini si slanciò nel carrozzone dove noi non tardammo a
raggiungerla.
--Al palazzo di città! gridò al cocchiere Spugna-di-senno chiudendo gli
sportelli; e salito anche egli nella carrozza, i cavalli presero il trotto.
*
Nel palazzo di città doveva compiersi il cerimoniale prescritto alla
legalizzazione del connubio.
Entrammo in una magnifica sala, ammobigliata colla massima eleganza,
decorata di statue e di emblemi simbolici. Le statue erano
adamiticamente ignude. Un gruppo di figure in marmo di grandezza
naturale ritraeva l'abbracciamento di una coppia innamorata con tale
arditezza di verismo, da far inorridire il più corazzato libertino europeo.
Ma le ragazze di Carina hanno l'occhio troppo esercitato alle
espressioni del vero per scandolezzarsi alla vista del nudo.
Il funzionario incaricato di presiedere alla cerimonia non si fece molto
attendere. Egli entrò nella sala accompagnato da due matrone.
Quest'ultime si accostarono a Selva-di-crini, l'ajutarono a svilupparsi
dalla mantelletta, quindi le snodarono le treccie. Un fiume di capelli
neri lucentissimi, dalla testa scese fluttuante sul bel dorso della bella
giovinetta, la quale, non d'altro indumento ricoperta fuor quello di una
maglia di seta candidissima, somigliava ad una statua di alabastro
ombreggiata da un salice bruno.
Notai, che all'istante in cui le matrone si chinavano per raccoglierle
intorno ai fianchi quella ricca frangia di ebano, la giovinetta diede un
guizzo, e subitamente sul seno e sulle coscie le candide maglie si
imporporarono di una leggiera fioritura sanguigna.
Spugna-di-senno crollò il capo, e traendomi in disparte mi disse
all'orecchio: «Oramai queste formalità dovrebbero abolirsi. Qui da noi,
la specie umana si è abbastanza perfezionata, perchè una ragazza possa
concepire il pensiero di ricorrere alla frode per correggere i proprii
contorni. Da circa mezzo secolo qui non s'è più avverato il caso che alle
punture dello spillo di verifica non abbia risposto immediatamente il
signum cutis. Chi prende a moglie una nativa dell'isola può andar sicuro
di portarsi in casa una donna di carne, non un cumulo di stracci o di
guttaperga, foderato di uno scheletro vivo.
È probabile che, durante questo a parte fra me ed il venerabile
precettore, siensi compiute presso la tabula pretoria dell'altre cerimonie
curiose. Quando noi ci avvicinammo ai due sposi, il funzionario era già
intento a recitare il formulario prescritto dalla legge. Quel formulario
era un tessuto di frasi burocratiche, un succinto riepilogo dei doveri che
incombono ai maritati, accompagnato da alcuni ammonimenti poco
notevoli, dove si eccettui quest'uno che mi parve assai giudizioso:
«Non amatevi

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