Libro allegro | Page 7

Antonio Ghislanzoni
il proprio violoncello, salver�� prima quest'ultimo. Poscia penser�� a ... lasciar bruciare la moglie.
Parlando del suo strumento, egli lo chiama Violonscello; con ci�� non la male ad alcuno, ed egli prova un'estasi voluttuosa.
La sua maggior soddisfazione �� quella di far piangere le corde; qualche volta, infatti, egli riesce a far piangere la moglie ed i figli con un regime di sobriet�� troppo stretto. Gli avviene anche di far ridere e di far sbadigliare, ma ci�� dipende, a suo dire, dagli influssi atmosferici.
Parimente fa esprimere dalle sue corde esaltate tutti i dolori possibili, meno quelli dei suoi uditori e dei suoi creditori.
Il violoncellista si occupa anche di magnetismo; queste due passioni sono quasi sempre inseparabili.
Il carattere malinconico di quest'istrumento porta al misticismo, e il suonatore giunge quasi sempre fino all'invocazione degli spiriti.
Si alza di notte, risveglia la moglie, e le suona in camicia la frase del manzanillo nell'Africana.
Sua moglie si riaddormenta mormorando:
--Come sega!
_Il Contrabasso._
Un critico-musicista ha chiamato il contrabasso l'_Elefante delle orchestre_.
Nessun istrumento pu�� infatti rivaleggiare con esso nella ampiezza della mole. Gli �� forse per questa ragione che gli uomini alti e stecchiti sono attratti a suonarlo da una irresistibile simpatia.
Applicando il contrabasso all'abdome, un suonatore della famiglia dei merluzzi pu�� illudersi di aver un gran ventre, e un ventre sonoro per giunta.
Il contrabassista tende alla seriet��, e si atteggia, nelle riunioni pubbliche e private, da uomo grave e profondo. Parla poco, e prima di esporre la propria opinione, attende che tutti gli altri abbiano finito di discutere. Ama con trasporto il tabacco da naso, e profitta, per assaporare la sua presa, degli intervalli d'aspetto.
Qualche volta numera i detti intervalli ribattendo voluttuosamente sotto le narici il pollice e l'indice ingrommati di tabacco.
�� raro che un suonatore di contrabasso rimanga celibe oltre l'et�� di trent'anni. La moglie lo tiene in gran conto e lo venera credendolo dotato di una energia formidabile. Questa specie di venerazione ella suol anche riportarla sullo strumento, ch'ella pone a giacersi nelle assenze del marito, al lato deserto del talamo. In tali casi, destandosi la notte, ella da un pizzico alle corde e poi brontola: ?meno male! questi almeno, se lo tocco, grugnisce.... Ma lui.... mio marito.... d�� mai segno di comprendermi??
_L'Arpa._
Stromento ascetico, gi�� suonato dal Re Davide con irresistibile successo. Serve di accompagnamento obbligatorio ai canti celesti.
L'arpista nasce cogli istinti del gatto, ma all'et�� di dieci anni fa voto di castit��. Si nutre di vermicelli al brodo e, all'estate, di lattuche. Ammesso a far parte di una orchestra, si innamora platonicamente della prima donna contralto, nella cui voce ermafrodita gli par di sentire il canto degli angioli.
Dato ch'ei prenda moglie, usa con essa celestialmente. In casa suona di rado, ma quando ci�� gli avvenga, si pone in capo una corona d'oro e si figura di essere il Re Davide. La moglie, ordinariamente, lo regala di altre corone meno splendide.
Oggid��, nelle orchestre, il posto dei Re Davidi venne usurpato dalle Bersabee, le quali pizzicano pi�� leggermente, ottenendo degli effetti pi�� omogenei; a venticinque anni muoiono consunte d'amore pel primo flauto.
_Il Timpano._
Un testone di legno e di pelle, ripieno d'aria e di sinistri presagi. Il rullo dei timpani serve nel melodramma ad annunziare l'arrivo di un personaggio fatale, che il pi�� delle volte suol essere un marito becco. Qualche volta il suo funereo brontol��o serve a descrivere il silenzio, o la intima disperazione di una prima donna colta in flagrante adulterio.
Il timpanista �� un uomo serio, compreso della sua alta missione drammatica; ma sa dissimulare il proprio orgoglio, dormendo sul proprio strumento quando gli altri suonatori fanno il maggior strepito.--Egli incarica il pi�� prossimo de' suoi colleghi di orchestra di svegliarlo a tempo debito.
Al destarsi, afferra i due battenti e percuote; ma quando il vicino si dimentica di svegliarlo, egli prolunga i suoi sonni fino al calar del sipario. Allora, si riscuote, si accorge che l'opera �� finita, si stropiccia gli occhi; e se avviene che il direttore di orchestra lo rimproveri di aver mancato all'attacco, risponde, crollando le spalle: ?tanto, anche senza i miei rulli, il tenore �� morto lo stesso.... Rullo pi��, rullo meno, cos�� la deve finire!?
_Gran Cassa._
Inutile parlarne.--�� lo strumento dell'epoca; e Ministri, Deputati, Scienziati, Poeti, Parrucchieri, Cavadenti hanno imparato a suonarlo per eccellenza... Le cretine moltitudini accorreranno sempre al richiamo del poum!... poum!... e avr�� sempre ragione chi batter�� pi�� forte.

CI�� CHE SI VEDE IN UN TEATRO POPOLARE
A dirvela schietta, lettori miei, io non ho mai capito perch�� il teatro debba chiamarsi scuola di civilt��. Chi va in teatro per educarsi? E quali insegnamenti si attendono da un dramma, da una commedia, da un'opera in musica, da un ballo? La tragedia antica insegnava l'incesto; il dramma moderno insegna l'adulterio; l'opera in musica insegna l'assurdo; il ballo insegna a misurare collo sguardo la periferia di cinquanta o pi�� mappamondi di carne femminina. Il palco
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