Libro allegro | Page 4

Antonio Ghislanzoni
se tu credi di coricarti prima ch'io torni, fa pure il comodo tuo.
--Oh! la si imagini!... So il mio dovere.... Vada pure.... pranzi di buon appetito. Frattanto vedr�� se nulla manca pel servizio e andr�� a procacciarmi sulla piazza tutto quello che pu�� occorrere. Rientrando, ella trover�� tutto in ordine.
--Buona sera, Gianbarba!
--A rivederla, signor padrone!
Io pranzai di buon appetito, feci la mia solita passeggiata, mi intrattenni un paio d'ore alla fiaschetteria cogli amici, quindi, in sul far delle dieci, rientrai in casa.
Gianbarba mi attendeva; appena mi vide entrare, egli mi present�� il lume dicendomi: non la si dubiti di nulla, io ho dato ordine a tutto.... Appena sar�� coricato, suoni il campanello e sar�� da lei per farle il solito complimento....
--Non serve, Gianbarba--io non ci tengo ai salamelecche.... Te l'ho gi�� detto.... servimi bene.... con fedelt��.... con amore.... come hai servito l'altro padrone....
--Non la si dubiti!... Vada a letto tranquillo.... e poi mi lasci fare.
Io salgo alla mia camera, mi spoglio, mi corico, e come di abitudine, prendo un libro e mi metto a leggere.
Di l�� a un quarto d'ora all'incirca, sento bussare alla porta.
--Chi �� l��?...
--Siamo in posizione? domanda dal di fuori la voce di Gianbarba.
--In posizione!!! che vorr�� dire?... entra pure....
--E anch'io l'ho qui in ordine! risponde Gianbarba aprendo impetuosamente la porta e slanciandosi verso il mio letto coll'impeto di chi prende d'assalto una barricata.
Io balzo sui guanciali, spalanco gli occhi sorpreso, quasi atterrito, e vedo che il mio uomo mi prende di mira con quel tale istromento.... con quella tal canna.... voi mi capite....
--Alto l��!.... che scene son queste?
--Presto.... intanto che �� caldo! dice l'altro facendo l'atto di rimuovere la coltre.--Ma vedendo che io do di mano al candelliere e minaccio, s'egli osa ancora avanzarsi, di gettarglielo in viso, Gianbarba si arresta, mi guarda con occhio inebetito di stupore e poi dice con tono quasi supplichevole: ?la si fidi di me, signor padrone! ci ho della pratica--il signor pretore, al quale applicavo tutte le sere il benefizio, non ebbe mai a lagnarsi della mia abilit��.... Mi lasci fare! mi lasci fare una volta tanto; poi, se non l'avr�� servito per bene, mi licenzii pure sui due piedi, ch�� io non sar�� per lagnarmene.
Quel poveraccio, parlandomi di tal guisa, ha un'aria s�� compunta, che a me vien meno il coraggio di rivolgergli una brusca parola o di chiedergli una spiegazione.
--Io credeva, mormora il poveretto abbassando la terribile canna, io credeva che tutti i padroni....? E scostandosi dal mio letto, mortificato, confuso, col pianto negli occhi, Gianbarba si avvia per uscire; ma al momento di varcare la soglia, si arresta, torna indietro, e con voce interrotta dai singulti mi dice: ?io sono un po' duro di testa.... lo so... �� il mio solo difetto.... Converr��, caro signor padrone, che lei abbia un po' di pazienza... Per esempio, mi scusi tanto, ho paura di non aver capito bene se.... in quanto sia.... alle sue buone grazie.... volevo dire... al salario....
--Mi pareva di aver parlato chiaro su tale argomento. Non ti ho detto che mi assumo di nutrirti, di vestirti e di darti alla fine d'ogni mese.... dieci lire?.... Non ti basta?....
Gianbarba mi guarda colla espressione della pi�� sentita riconoscenza ed esclama: ?ma dunque.... �� proprio vero.... che lei si degnerebbe!... troppa bont��!... troppa bont��!... come mai avr�� il coraggio di permetterle?... Basta! i padroni comandano e i servitori obbediscono.... Le auguro la buona notte.
Cos�� parlando, egli usc��, serr�� la porta colla massima cautela, e in punta di piedi per paura di recarmi disturbo, se ne and�� queto queto alla sua camera.
--Un vero scimunito! pensai io ravviluppandomi fra le coltri; ma pure, con un po' di pazienza, ne far�� un domestico tollerabile.
All'indomani, mi svegliai verso le otto.
Tendo l'orecchio, non odo rumore nella casa.--Che colui dorma ancora?--Gianbarba! Gianbarba! grido dal letto.
--Olal��! olal��! risponde il domestico urlando dalla camera attigua.
--Sei tu alzato?
--Non ancora....
--Mi pare che a quest'ora, per Dio santo, un domestico dovrebb'essere in piedi!!!
--�� quello che pensava anch'io attendendo i suoi ordini.
Passa un quarto d'ora, passa mezz'ora--al pendolo battono le nove--nessun segno di vita da parte dell'amico bestia.
Io balzo dal letto, mi vesto alla spiccia e corro alla stanza di Gianbarba gridando: ma dunque! siam vivi o morti? vuoi o non vuoi alzarti stamattina?
--Se voglio alzarmi! non desidero che questo, risponde Gianbarba balzando dal letto in camicia; non aspettava altro se non che lei venisse a vestirmi....
In sulle prime, lo strano contegno di Gianbarba e le inattese parole da lui profferite mi parvero inesplicabili. Ma poi, sovvenendomi dello stupore che il poveraccio aveva manifestato la sera innanzi nell'udire che io mi assumeva di nutrirlo e di vestirlo, indovinai.... compresi tutto; e mentre Gianbarba, seduto in camicia sovra una scranna, mi stendeva le gambe in attesa che io gli mettessi le calzature, mi scrosci�� dal petto una risata s�� impetuosa e gagliarda ch'io
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