Lezioni e Racconti per i bambini | Page 7

Ida Baccini
sapevo correre? E ora corro, tanto! In tre volte ho fatto il giro della camera. Chi m'ha insegnato?
--La mamma e io, rispose il babbo. Ti avevamo messo intorno al capino un cercine di velluto ben imbottito, affinch��, se cadevi, tu non ti fossi fatta male: poi ti tenevamo nel cestino o ti sorreggevamo sotto le ascelle, per guidare i tuoi primi passi: ti portavamo tutti i giorni nel giardino, sul praticello dirimpetto alla casa, e l�� ci mettevamo di faccia l'uno all'altro e stendevamo le braccia a te, che lasciavamo sola, nel mezzo: se facevi tanto d'inciampare in un sasso, ci sentivamo rimescolare il sangue: quando poi giungevi sana e salva nelle nostre braccia, allora erano risate, battimani, tripudi.
--Cari! Io non mi sarei mai immaginata d'avervi dato tanto da fare. E chi m'ha insegnato a parlare?
--Noi, sempre noi, rispose la mamma. Ti pigliavo sulle ginocchia e ti facevo ripetere i nomi del babbo, mamma, finch�� non eri in grado di dirli bene da te. E da quelle parole facili, siamo andati via via alle pi�� difficili. Poi ti abbiamo insegnato a leggere.
--Di questo me ne ricordo benone. La mamma diceva una parola: per esempio, ago. Mi faceva distinguere il suono delle vocali, eppoi me le scriveva, sulle tavolette o me le faceva cercare nel libro. E quando le avevo trovate, mi regalava un santino, un grappolo d'uva o un balocco.
--Ma se non avessimo avuto tanta cura della tua personcina: se, in una parola, ti avessimo abbandonata a te stessa, che sarebbe avvenuto di te?
--Sarei morta o malata, o stupida. Oh che buoni genitori m'ha dato il Signore!
--Eppure, a questi buoni genitori che t'amano tanto, tu dai qualche volta dei dispiaceri: sei bizzosa, svogliata, disobbediente.
--Babbo, ti prometto che da qui avanti non avrai pi�� motivo di lamentarti di me: sar�� buona e rispettosa: vedrai!
Questa conversazione fece un grande effetto sull'animo dell'Enrichetta: e quando vedeva la mamma tutta propensa pel suo fratellino, ed era testimone delle sue trepidazioni, della sua pazienza, della sua bont��, diceva a s�� stessa: ?La poveretta si �� data lo stesso daffare anche per me.? Questo pensiero le ispirava molta tenerezza per i genitori, e la confermava sempre maggiormente nei suoi buoni propositi.

Lascialo ridere!
La signora Giulia si volt�� indietro pi�� volte: e quando giunse alla cantonata, fece colla mano un ultimo segno d'addio e spar��.
Alessio e Pietrino si ritirarono dalla finestra proprio di malincuore; pareva a loro, finch�� fossero rimasti l��, di non esser poi tanto lontani dalla mamma e di doverla rivedere da un momento all'altro. Ma bisognava esser ragionevoli, lo avevano promesso e per un bambino a modo le promesse sono sacre.
La mamma aveva assegnato loro per lezione un capitoletto della storia sacra e due pagine di calligrafia: dopo, potevano ruzzare e baloccarsi finch�� fosse loro piaciuto.
Alessio e Pietrino si misero subito all'opera; ma sia che Pietrino avesse pi�� memoria e maggiore scioltezza di mano, sia che non curasse troppo la precisione e studiasse le cose a pappagallo, il fatto sta che in capo a una mezz'ora aveva bell'e finito: e il povero Alessio era ancora alle prime righe del ?Sacrificio d'Isacco.?
Ora ditemi un po', bambini miei: che cosa avreste fatto, voi, nel posto di Pietrino? Vi sareste messi quieti, in un canto, a baloccarvi coi soldatini o a guardare le figure della storia sacra, non �� vero? Cos�� il vostro fratellino avrebbe avuto agio di finir la lezione senza furia, senza sbagli, eppoi sarebbe venuto con voi nel cortile.
Ma queste non erano le idee del signor Pietrino, il quale, se non poteva dirsi un cattivo ragazzo, era per�� un vero fuoco lavorato. Cominci�� dal ruzzare intorno alla tavola, dal farla tentennare, dal dimenare la seggiola dove sedeva Alessio; il poverino non alzava gli occhi e seguitava a studiare, ma ad un certo tremol��o del labbro superiore, era facile argomentare l'impazienza che gradatamente s'impadroniva di lui.
Accorgendosi che con quei mezzi non veniva a capo di nulla, Pietrino cominci�� a cantar forte una canzonetta scolastica, interrompendo e perci�� confondendo Alessio che ripeteva, anche lui a voce alta, la sua lezione di storia.
--?Ed il Signore disse ad Abramo....
--?Qual �� la patria dell'italiano?
--Pietrino, fammi il piacere, canta adagio, non mi fare sbagliare.
--?Prendi il fanciullo....
--?Sotto il bel cielo napoletano....
--?E sacrificamelo sul monte.... sul monte Moria! Isacco, strada facendo, diceva: Padre, io veggo le legna e il coltello.
--?Nel mar, nell'aere, nei monti un riso...
--Pietrino, mi raccomando! ?..... ma la vittima dov'��?
--?No! Non �� il gaio giardin toscano, La grande patria dell'italiano!?
Alessio si sent�� salire il sangue alla testa e senza prevedere le terribili conseguenze che potevano derivare dal suo atto, prese un paio di forbici che erano sul tavolino e le scagli��, con forza contro Pietro.
[Illustration]
Fortuna che l'irrequieto fanciullo ebbe il tempo di far cecca! se no, addio occhi! Ma, nonostante le forbici lo andarono a colpire un po' pi�� gi��
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