Lezioni e Racconti per i bambini | Page 8

Ida Baccini
del fianco, proprio nel posto dove ci curviamo per metterci a sedere; dai pantaloni squarciati cominci�� a sgorgare una larga striscia di sangue, e Pietro ebbe appena la forza di tirarsi via le forbici e di applicare un fazzoletto sulla ferita.
Non vi star�� a descrivere lo stato di Alessio.
Pentito, inorridito del suo atto colpevole, si precipit�� sul fratellino, lo abbracci��, lo baci��, lo bagn�� di lacrime, lo scongiur�� a perdonargli. Pietrino, dal gran male non poteva parlare, ma si sforzava di sorridere e di rassicurarlo con la mano.
In quel mentre si spalanc�� l'uscio e comparve il babbo.
--Non �� nulla! disse il ferito, ritrovando l'uso della parola. Mi baloccavo con le forbici e ci sono caduto sopra.
--Oh babbo mio, non gli dar retta! Sono io che l'ho ammazzato, balbett�� il povero Alessio e cadde in terra svenuto.
Poco dopo tutto era tornato nella medesima calma. Il babbo, dopo una ramanzina coi fiocchi, aveva finito col perdonare, tanto pi�� volentieri in quanto che i due colpevoli avevano promesso di non ricader pi�� in simili eccessi.
Fu deciso per�� di tener nascosto l'accaduto alla mamma, la quale, pel suo stato sempre un po' malaticcio, non doveva aver rimescolii di nessun genere.
Pietrino dur�� un gran pezzo a sentir male al fianco, specie quando si metteva a sedere e spesso era l�� l�� per fare una boccaccia, ma era in lui cos�� potente il timore di affligger la mamma o di mortificare Alessio, che quella boccaccia diventava quasi sempre una risata... insulsa.
La mamma non sapeva il perch�� di quel ridere senza ragione e sgridava il piccolo martire. Ma Alessio urlava subito:
--Lascialo ridere, mamma, lascialo ridere!

Per un chicco di grano.
La mamma prese Lello sulle ginocchia e si mise a guardare i campi a traverso i vetri della finestra. Era un tempaccio triste, noioso, buzzone: un vero tempo d'autunno. Sugli alberi non c'era rimasta che qualche foglia ingiallita, che penzolava dal ramo; i lieti canti degli uccellini erano cessati, e gi�� sulle lontane alture di S. Francesco e di Vallombrosa biancheggiava la neve.
La mamma, col viso appoggiato contro i cristalli pensava; il bambino, invece, seguiva collo sguardo un contadino, che seguito da un paio di bovi, andava e veniva per le viottole.
Per qualche tempo stette zitto, pago di osservare: poi, incuriosito, chiese alla mamma:
--Mi sapresti dire che cosa fa quell'uomo?
--Quell'uomo, figliuolo mio, mette a profitto la forza dei suoi bovi, i quali, come vedi, si tirano dietro l'aratro, per arare la terra e disporla alla sementa del grano. Sai gi�� che l'aratro �� lo strumento pi�� importante dell'agricoltura e serve a tracciare nel terreno i solchi profondi che dovranno accogliere il nuovo seme.
[Illustration]
--Non so capacitarmi, disse Lello, come i chicchi di grano seminati dal contadino, possano diventar pane. Eppure c'�� scritto in tutti i libri.
--�� certo, rispose la mamma ridendo, che noi non vedremo spuntar dal terreno, dei semelli o dei filoncini di pan salato. A queste trasformazioni ci pensa il fornaio.
--Oh, il fornaio come fa a ridurre i chicchi in pane?
--Quando li riceve il fornaio, sono gi�� stati ridotti in farina dal mugnaio, che li ha macinati al mulino.
--Ora comincio a intendere. Ma vorrei che tu mi spiegassi come ha fatto il contadino a raccoglierli.
--Te lo dico in poche parole. Il contadino semina i chicchi e li rincalza colla vanga, affinch�� stieno al coperto e possano germogliare. Infatti, dopo un mese della sementa, si vedono spuntare dei piccoli fusticini d'un verde tenero, i quali vanno via via crescendo fino a produrre delle spighe, ognuna delle quali contiene una ventina di chicchi; queste spighe, nascoste ancora nei loro steli, crescono gradatamente, maturano al sole, e, verso giugno, prendono quel bel giallo che le fa parer d'oro. Allora il contadino procede alla segatura: lega il grano in tanti fasci o covoni, lo trasporta nell'aia, e lo batte fortemente con lunghe canne, per separar la paglia ossia i gusci, dai chicchi, i quali vengono riposti nelle sacca o portati al mulino.
Il grano non serve solamente alla fabbricazione del pane, ma anche a quella delle paste, con le quali si fanno le minestre: ci d��, inoltre, l'amido con cui insaldiamo la biancheria, la crusca, la paglia per molti usi, tra a quali va ricordata la fabbricazione dei cappelli.
--Una volta, quand'ero malato, mi facesti un decotto d'orzo. La maestra mi disse che anche quello era una specie di grano.
--�� verissimo. L'orzo �� una biada molto utile e serve alla fabbricazione della birra: in alcuni paesi montuosi lo impastano insieme alla farina per farne pane, e chi lo ha assaggiato assicura che �� assai buono.
Tra i grani non bisogna dimenticare il formentone o grano turco, che ci procura quell'ottima farina gialla, colla quale facciamo polente, gnocchi, covaccini e dolci. In molti paesi dove non c'�� grano, se ne servono anche per fare il pane: ma non riesce salubre e buono come quello che mangiamo
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 43
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.