librasse lass�� quasi in atto di fuga, veduto da Sutera pareva rituffato da palmo invisibile nei gorghi della valle; nuova sirena, Acquaviva ingannava lo straniero; appariva bella e graziosa, era in realt�� misera e poca. Abituro di mandriani e caprai, teneva aspetto di luogo delizioso, era all'incontro umile comune, eretto l�� in alto, fra le viscere della valle e le vette pi�� giganti, siccome rifugio dalle bufere e dai turbini.
Questa scena alpestre, questa pace tutta montana, questa quiete riposata e tranquilla, venivano per�� spezzate e rotte da alte grida che partivano da Acquaviva e dalle alture vicine. Erano voci di guerra, erano urla di vittoria e rabbia, spari, rimbombi, suono d'armi percosse, lunghi sospiri soffocati, brevi bestemmie. Due schiere italiane, l��, su quelle cime pure italiane, si straziavano, si uccidevano, vincevano, fuggivano, con ferri italiani, in nome d'Italia. Gli echi ripetevano quelle grida e quegli urli, e nel buio della notte avresti detto che uscissero dal seno stesso della terra, se qualche fuggitivo scorazzante alla cieca, se qualche ferito sanguinolento e sbaldanzito non fossero ad ogni poco apparsi a dar conferma alla dura realt��: nati tutti sotto lo stesso cielo, tutti parlanti l'istessa favella, tutti figliuoli della medesima patria, combattevano da ore parecchio al grido smisurato di Viva il re gli uni, Viva la libert�� gli altri. Pur
?D'una terra son tutti: un linguaggio Parlan tutti: fratelli li dice Lo straniero: il comune lignaggio A ognuno d'essi dal volto traspar. Questa terra fu a tutti nutrice, Questa terra, di sangue ora intrisa, Che natura dall'altre ha divisa, E ricinta coll'Alpe e col mar. . . . . . . . . . . . . . . . . Ahi sventura! sventura! sventura! I fratelli hanno ucciso i fratelli: Questa orrenda novella vi do!.
Un giovane col petto squarciato, col viso sanguinoso, coi panni bruciati dal fuoco e dalla polvere, scendeva in mezzo a quel disperato turbinio dal paese lungo il corso di un piccolo torrente. Ad ogni passo inciampava, piegava le ginocchia, e se forse per solo istinto non poggiava la persona sulle mani stese al suolo cadeva e cadendo precipitava dall'alta ripa. Gli occhi smarriti, la pallida fronte, il respiro angosciato, il tremito delle membra, il sudore gelato che gli gocciava, ben dicevano che a quel misero ferito era presso la morte. Pur volle contemplare ancora un istante il triste spettacolo, e comprimendo colla destra l'affanno del cuore, si rizz�� e stese la libera mano in atto di supremo saluto al paesuolo. A quello sforzo per�� svenne, e caduto boccheggiante sull'erba arrossata mormor��;--Italia, ricevi l'addio ultimo d'Arnoldo--e spir��. Nato e cresciuto in Acquaviva, moriva cittadino-soldato col nome di patria sulle labbra!
Guidati da Pardo, gl'insorti ributtavano con ostinato valore gli uomini di Frazitto; il quale, irato di cedere innanzi a un pugno di montanari, incuorava colle parole e coll'esempio i soldati a tener salda la bandiera del Monarca e far onore all'assisa che vestivano. E per verit�� combattevano da prodi, ben mostravano d'esser nipoti di quegli eroi che Murat aveva lanciati fra i ghiacci della Russia a sostegno dell'aquila francese; ma Pardo, coraggioso ed audace, ardito nelle avvisaglie e prudente ai ripari, collo sguardo rianimatore, colla parola infocata, colla mano di ferro, a tutto era pronto, tutto faceva, ordinava tutto; portato da focoso destriero, correva tutti i lati del campo, si gettava nel pi�� folto della mischia, qui riparava i colpi diretti a un fante, l�� quelli minacciosi all'amico, sereno in viso siccome uomo che tenga in pugno la vittoria, orgoglioso di onorare il nome italiano. Il cavallo, quasi esso pure dividesse la gioia e l'ardenza del padrone, s'imbaldiva, impennava, correva, volava; e l�� dove pi�� stretta era la tenzone, dove il fumo era pi�� denso, dove gli spari rivaleggiavan col tuono, piombava a precipizio, questo atterrando, quello pestando.
Gi�� da tre ore si battagliava; perocch�� appena Frazitto ebbe veduto Mussomeli spoglio e deserto, aveva inseguito Cletto e raggiuntolo sulle alture. Ma la fatica non avevagli concesso di assaltar subito le barricate degl'insorti, e solo a sera potette dar il segno dell'attacco. Pardo intanto aveva raggiunta Acquaviva, raccolte le diverse brigate, distribuite armi e munizioni, dati capi e comandi, eccitati gli spiriti, studiato il terreno; e Frazitto al primo urto s'era accorto di lottare con prodi, di aver sfidato l'ingegno del pi�� prode di Val Mazzara. Posti l'uno a fronte dell'altro, il rinnegato di Marsala e il cospiratore di Sutera, soldati di due opposte bandiere, devoti a principii ostili, fedeli a giuri avversi, non potevano n�� piegare n�� cedere; dal cozzo delle loro spade dovevano scaturire o la libert�� delle Madonie o il servaggio della valle. Frazitto e Pardo lo sapevano; e perci�� aspra e dura era la guerra; avrebber lottato sino all'infinito piuttosto che dirsi vinti e gettare le armi.
Mancava solo un'ora a mezzanotte, e Pardo voleva vincere. Serr�� dunque le
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