Le tre valli della Sicilia | Page 4

Gaetano Sangiorgio
del mio lettore nello
scorgere i dieci o quindici provvisti di carabina pulirlo marciando,
spazzarne l'anima, nettarne il focone, caricarla, metterne il cane a
mezzo punto, aggiustar ai fianchi la palliniera. Ed anco gli altri davano
occhiate agli arnesi, apprestandoli e passandoli al più vicino
commilitone in esame. Era proprio il coraggio italiano che li animava; e
lo stesso Pardo, cacciatore provato, d'animo bellicoso, uso alle fatiche e
alle lotte, ne inorgoglì;... giovani tutti, infiammati dal sacro amor di
patria, desiosi di quella libertà per la quale avevano cospirato e sofferto,
incoraggiati dai baci e dagli evviva, mescevano speranze e conforti,
auguravano insieme alla lor terra ed ai confratelli felicità e gaudio!
--Oh Diego--dopo lungo silenzio disse Pardo all'amico--oh Diego, fra
poco saremo alle mani cogli oppressori. Il tuo annuncio mi ha sollevato;
ora spero!
--Non credo che Mussomeli sia ancor tenuto dai regi. Cletto stamane li
ha cacciati.... e i gendarmi eran quaranta.
--E pensi abbian sloggiato? si saranno serrati nella torre.
--La quale è comandata....
--Da Orlando.... ma anche a lui non è dato scoprirsi ad una numerosa
brigata di sgherri!
--Orlando è audace. Avrà resa la torre....
--A dispetto dei soldati?!.... a quest'ora sarebbe morto.

--E Cletto avrebbe potuto rimaner inerte spettatore dello strazio d'un
fratello?....
--Cletto non sa che Orlando è dei nostri.
--Dunque?...--insiste Diego commosso--dunque?
--Ne sarà nato uno scontro e noi giungeremo opportuni a finirlo.
--E se il capitano è morto?
--Non ha Italia l'albo dei martiri?--e queste parole Pardo pronunziò in
tuono solenne e in atto di convinzione profonda.
Ambedue tacquero, e per alcuni istanti non s'udì che il grave passo del
drappello. Ma di lì a poco due fra i seguaci ruppero il monotono
silenzio e parlarono assai rapidamente questo dialogo:
--Senti, Sandro, credi che la vittoria sarà nostra?
--Che dici, Maso, hai paura?
--No, non temo... abbiamo a capo Pardo, lui...
--Lui sì bravo, sì valente...
--Ardito e prode, ci condurrà a certo trionfo... non sai quanto valga il
nostro Pardo... tre anni or sono... te ne ricordi?
--O che, Maso, pensi che non m'abbia memoria? L'amico Pasquale fu
liberato...
--I gendarmi ebber la peggio...
--Lasciaron due morti... e si nascosero su quel di monte Puccio. Pardo
tambussò per quattro...
--E quel che più monta inspirò coraggio a noi... e ci diresse bene.

--Animo, compagni... gridava lui... animo... salviamo l'amico!
--Pardo sarà sempre il nostro capo; anche quei di Villalba e
Castronuovo eleggeranno lui!... tutti lo sanno bravo.
--Viva Pardo!
--Si, viva il nostro capo--disse forte Maso--Viva!
--Anche voi fidate in Pardo?--interruppe un terzo.
--Senza dubbio, Ascenso, nessuno in Sutera merita più di Pardo la
nostra fiducia...
--Non in Sutera soltanto... anche a Cammarata... a Termini, nella valle...
l'ho sentito lodare... e ne godevo come d'elogio fatto a me stesso.
--Nell'inverno passato a me mancò il grano e Pardo me lo donò.
--Ed a me rifornì il casale.
--Alla mia vecchia mamma... lo sapete Maso?... regalò coltri e
lenzuola...
--Tutti nella valle lo amano e lo salutano.
--Con lui vinceremo.
--Dovremo a Pardo la libertà delle Madonie.
--Viva Pardo!
--Viva!--gridarono tutti. Viva! ripetè senz'altro Diego. Pardo (chi nol
sapesse) non era facile agli improvvisi entusiasmi, per il che all'osanna
de' suoi rispose:--Amici, grideremo viva sull'orme del tiranno... allora
soltanto! oggi fa d'uopo ordine e coraggio.
--Coraggio! coraggio!

V.
Dalle vette eccelse di monte Puccio sorgeva il sole colla sua corona di
fuoco a diffondere la luce dorata de' raggi sui boschi e sui vigneti.
Irradiati da quel sublime splendore i ruscelli brillavano serpeggianti fra
i prati verde-biancastri smaltati dall'armonico velo dei fiorellini azzurri
e gialli, e gli uccelletti svegliati dal leggier fruscio delle foglie agitate
dalla brezza del mattino volavano liberi e garruli nell'aria tepida per poi
posarsi festanti sulle cime degli alberi più alti. Era la natura che,
riposata nella pace della notte, si risvegliava e ritornava per l'influsso
arcano del disco fondatore alla vita del dì; erano i figliuoli della terra
che col cessar delle tenebre cessavano dal sonno, e uniti in poetica
concordia innalzavano il saluto degli effluvi e dei canti. Era proprio la
primavera, col rigoglio della gioventù, colla bellezza del cielo e del
creato, col balsamo degli zefiri delle montagne; e là fra i reconditi
Apennini della ferace Sicilia il mattino d'aprile rinnova davvero i colori
alle piante, il miele alle acque, le forze all'uomo!
Sulla piazza di Cammarata bivaccava un battaglione di soldati che
Salzano avea spedito per tener tranquilla la provincia. Levate le tende
di buon'ora, la truppa girandolava intorno ai fasci delle armi, e gli
uffiziali ciarlavano raccolti in crocchio nell'atrio del palazzo del
Comune.
D'architettura severa e massiccia, vasto, annerito dall'età e dalle pioggie,
quel palazzo metteva in animo un tal quale ribrezzo che incuteva e
spauriva; avanzo grandioso dei tempi feudali ricordava le gesta
splendide insieme ed inique dei duchi e dei re angioini
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