Le tre valli della Sicilia | Page 3

Gaetano Sangiorgio
sino al pian d'Aragona, e sempre costeggiando
il Platani si diresse alla volta di Felice. Il fiume gonfiato dagli
acquazzoni che pochi dì avanti avevano fradicie le vette di
Casteltermini e Prizzi, rumoreggiava spumeggiante e rotto fra i massi e
le frane, e quel sordo e cupo muggito dell'onde impetuose accresceva
d'assai la tristezza del fuggiasco e gli metteva in cuore la rabbia della
sventura. Pardo fissava con occhi paurosi il precipizio che s'apriva a lui
daccanto, e neppur la bella e lussureggiante vaghezza dei pendii che dal
Cammarata andava morendo giù giù sino a Ribera gli apriva l'animo a
sentimenti di pace e perdono: piangeva, e del suo pianto vergognava!
--Povera patria,--diceva a sè stesso--Povera Sicilia! E dunque le ire di
Maniscalco ti terranno sempre la speranza? che abbino ad esser per te
fatali come le maledizioni dello sgozzato? E come mai egli scoprì?!...
nessuno, nessuno ci può aver scoperti!... fosse Enzo?... oh no, il mio

sospetto è calunnioso!... Arnoldo?... neppure! buon Arnoldo, perdona
all'amico straziato il solo dubbio!... dunque, dunque chi?... Avesse Iza
parlato?... oh no, Iza... giammai! sciagurato ch'io sono a sospettare di
te!... dunque? sempre questo dunque?!... Cletto? quel cuor generoso,
quell'animo di fuoco?.. Ah, eccolo, eccolo... è Lapo... sì, è lui!... infame!
ci ha venduti?! e quant'oro t'ha promesso il manigoldo? Lapo, Lapo,
trema!... e se non fosse lui?... se nessuno avesse tradita la congiura? in
Palermo, in Alicata... in Caltanisetta... qualcuno avrà messo a
repentaglio il segreto della trama... no, non è possibile... è Lapo che ci
ha venduti! Lapo, Lapo, trema!--E Pardo fremeva di sdegno... poveretto;
nemmanco pensava al vero iniquo!
Camminava, camminava, ed ai ricordi di patria e libertà si mischiavano
i nomi d'Iza e Sutera. Soffriva davvero, e cacciato da pensieri tanto
angosciosi, il suo passo era incerto e febbrile; divorava la via e le
Madonie vieppiù si perdevano nel lontano orizzonte. Ma il sole già alto
aveva spossate le forze di Pardo; sudato e stanco non avrebbe toccato il
lido che a sera, epperò si gettò supino appiè d'un albero enorme e presto
s'addormentò.
Che giova dirti, o lettore, quali strani sogni, quali orribili casi gli si
dipingessero nella fantasia? Tutti si fanno beati di narrar fantasmi e
ubbie, io invece passerò oltre e lascierò che Pardo gusti quel poco
riposo. Tre ore dormì, e forse più a lungo avrebbe dormito se lo
scalpito sonoro di un cavallo non lo svegliava. Si rizzò e con moto
involontario pose mano alla carabina; ma rasserenossi allo scorgere che
il nuovo viandante eragli conosciuto, eragli anzi amico.
--Diego!--esclamò, e avanzandosi nel mezzo della strada gli fece cenno
s'arrestasse.
--Tu Pardo, qui?
--Sì, Diego, vo in salvo.
--Fuggi?... ma non sai dunque la gran novella?
--No.

--Palermo stanotte è insorta. A Piana, a Monreale, i patrioti stan
cacciando la sbirraglia... certo a quest'ora gli spari echeggiano fra le
valli delle Madonie... Trapani e Salemi forse hanno imitata la capitale...
la rivoluzione sta scoppiando ovunque... e tu fuggi?
--Oh vittoria! Diego, Diego, mi ridoni la vita!
--Orsù, Pardo, benchè fossi diretto a Cattolica, rifarò la mia via. Sali in
groppa e fra due ore siamo a Sutera.
--Diego mio... grazie, grazie... oh qual gioia!
--Suvvia, monta qui.
E il cavallo punto dagli sproni, risalì di corsa l'erta, sollevando un
nembo di polvere.
Suonavano cinque ore dopo mezzodì alla torre di Sutera allorchè
l'ansante animale arrivò. Gran turba di popolani circondò Diego e
riconosciuto nel travestito il lor Pardo, tutti ad una voce gridarono:
Viva Pardo! Viva Pardo! E con essi una donna, la quale si precipitò
nelle braccia dell'acclamato; Iza ribaciava il suo sposo.
IV.
--All'armi! all'armi! tonò Pardo, e dato l'amplesso d'addio ad Iza,
sfoderò la spada; poi strappata di pugno ad un navichiero la bandiera
tricolore, si avviò correndo alla piazza e là sventolandola ripetè ad alta
voce:
--All'armi! all'armi!
--All'armi! all'armi! rispose la turba, e più di cento gli s'affollarono
intorno, con zagaglie e falci alcuni, altri con schioppi e pistoni, pochi
con carabine. Animati da spirito battagliero, eccitati dall'annunzio della
nuova libertà, scossi dalle parole ardenti dei patrioti, quei montanari
bramavan davvero di misurarsi col nemico; epperò al grido di guerra di
Pardo si serrarono in colonna e sfilarono. Lo sposo d'Iza e Diego

misersi a guida dei Suterani, e salutati i vecchi e le donne lasciarono il
paese alla volta di Acquaviva. Quella brigata di montanari, veduta da
lungi, avrebbe stupito l'osservatore; perocchè il luccicare delle armi ai
raggi del sole scendente e il canto marziale degli inni mettevano in
cuore un tripudio tutto nuovo, indefinibile. Camminavano allegri, e su
quelle fronti abbrunate brillava la gioia e si specchiava il proposito
fermo di vincere o morire. Baldi e spediti, serravano al petto con
militare letizia le povere armi che loro era fatto portare, ed un sorriso di
benevolo plauso sarebbe spuntato sulle labbra
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