Le nostalgie | Page 5

Luigi Gualdo
primo sentì scemar nel petto?Il soffio ed il vigore... fu lui che la fortezza?Aveva degli olimpici cui vinceva in bellezza.?E con un lieve gemito, un rantolo d'amore,?Da un'indicibil estasi suprema, da un languore?Si sentì tutto invadere soavissimo e fatale?E si coprì il suo volto di pallore mortale.?Ed egli sprofondava. Per un minuto ancora?Ella il potè sorreggere, ma poi cedette, e allora?Sempre più avvinta a lui, confusi in una speme,?Unì il suo corpo al suo per rimanere insieme.?--E lenta ma sicura già l'inghiottiva l'onda.--Pria?s'agitò una forma, indi una chioma bionda?Si vide ancor confondersi col bianco della spalla;?L'oro di quei capelli restò un istante a galla,?Poi l'acqua lo coprì con mormorio leggiero.--?Ella lo avea seguito nel sogno e nel mistero?Sentendo che divisi non sarìano più mai.
E più vivi ed ardenti dardeggia il sole i rai:?Sovra l'immenso oceano più nulla si discerne.?I flutti hanno più flebili le lamentele eterne,?E par che alfin si stenda, dovunque, in ciel, sull'onda,?Inalterabilmente serenità profonda.
IV.
ALLA SERA
Stanca è la terra e lasse son le cose;?L'uomo è languente come la natura.?Scende dal cìelo una gran pace oscura.?Pendono già gli steli delle rose.
L'uomo è languente come la natura.?Sorgon dall'alme le armonie nascose,?Pendono già gli steli delle rose,?Cessa la gioia e cede la sventura.
Sorgon nell'alme le armonie nascose?Rivelatrici di vita futura...?Cessa la gioia e cede la sventura?Tra l'acri voluttà mister?ose.
Rivelatrici di vita futura?Son le tinte fugaci e calorose;?Tra l'acri voluttà mister?ose?V'è un senso di speranza e di paura.
V.
. . . . .
Rose appassite cui non rise il sole,?Vergini morte senza udir parole?Dolci al cor mesto lungamente attese--?Bellezze altere cui mentì la vita,?Cui già sfiorò la guancia impallidita?L'ala del tempo che volando offese,
Malati ingegni che non ebber lena?E che al salir del monte giunti appena?Caddero stanchi in vista della meta.?Amanti orbati dalla fredda morte,?Spirti legati da dure ritorte,?Voi cui miseria ogni desire vieta,
O passeggieri per la vita vuota,?Poeti oscuri! A voi sale la nota?Del canto arcano che il mister susurra,?Ed in voi soli sta l'eterno tema?Che--protesta fatal, vago poema--?S'erge alla sorda vasta v?lta azzurra.
Voi tutti unisce un vincolo fraterno,?Intirizziti dallo stesso inverno?Che congela nel cor gl'impeti veri,?E fra tutti un dì voi riconoscete,?Mesti assetati dalla stessa sete,?Compagni di desiri e di pensieri.
Piangete tutti qualche spento amore?La cui memoria è com'eco che muore,?O qualche ingenua aspirazion che fugge;?Voi nell'esilio d'una vita immota?Pensate sempre ad una patria ignota,?Non mai veduta, ma che il cor vi strugge.
E quei cui schiavo nella casa stretta?La via che fugge all'orizzonte alletta,?Forse deluso tornerìa dal polo?Se potesse partir--e intanto soffre?Di non saper carpir quello che s'offre?Istante d'oro ove si piglia il volo.
Invan correte il mondo e la ventura?Cercando nel mutar della natura?Un pascolo allo spirto irrequieto.?Fuggite sempre da voi stessi invano,?E qual le stelle che dal ciel lontano?La stessa luce mandano sul lieto
O triste suolo, indifferenti e belle,?Così nel cor--simili all'alte stelle--?Gli stessi sensi in region remote?V'agitan sempre, e come al firmamento?L'Orsa si mostra e la luna d'argento,?Stanno nell'alma vostre brame immote.
Vittime tutti d'uno stesso inganno,?Nell'imo vostro cor chiuso è l'affanno?Che la parola invan cerca ridire,?E s'ode solo qualche flebil suono.?Incompreso dai più, mentre che un tuono?Sublime dorme nelle vostre lire.
VI.
PRESENTIMENTO
La candida fanciulla ha sedici anni?E non provò nè duolo ancor, nè gioia;?Ignora i gaudi tristi e i dolci affanni?E il disperar per fieri disinganni,
Quando sembra che il cor nel petto muoia.
Sciolti e cadenti i suoi capelli biondi?Sul roseo volto dai grandi occhi puri,?Allor che, o sole, i vasti campi inondi,?Ella si siede sotto l'alte frondi
Nei recessi al meriggio ancora oscuri.
Sulla sua via ell'ha ben lievi impronte,?Il suo passato ancora non le pesa,?Niun periglio ella scorge all'orizzonte,?Le tempeste ella ignora, i mali e l'onte,
E non sa nè il rimpianto nè l'attesa.
La terra è allegra sotto al firmamento,?è puro il giorno come il suo bel viso,?Par che tutto il creato sia contento,?Cantan gli augelli mentre tace il vento,
La terra rende al cielo il suo sorriso.
Fiutano i bovi l'aura profumata,?Ronzan tra i rami mille alati insetti;?La pianura serena, illuminata,?Vive una vita intensa e più beata,
Fremono già i mister?osi affetti.
E allora in mezzo a quella pace lieta;?Sotto la vasta celestiale v?lta,?Lei che improvviso ignota speme asseta,?In tra la gioia cósmica e segreta
Si sente triste per la prima volta.
VII.
NEL PARCO
Nel mistero del crepuscolo?S'addormìa la villa e il parco.?Io sognavo ai tempi rosei,?E la speme moribonda?Cui ravviva la profonda?Solitudine degli alberi?Al mio cor trovava un varco.
S'era spento allor l'incendio?Del tramonto all'orizzonte?Nelle tinte d'oro e porpora,?Celestiale ed uniforme?Luce blanda sulle forme?Si spandeva e nello spazio?Cancellando l'altre impronte.
Cancellando ogni vestigio?Doloroso delle lotte?Che la vita sempre genera,?Sul color troppo vivace?Distendendo la sua pace,?E annunciandone già prossima?L'aura sacra della notte.
Si sentìa l'epitalamio?Ineffabil della sera,?V'eran soffii e note languide?Che turbavano la mente,?E facevan che le spente?Rose antiche rifiorissero?In ogni anima più nera.
VIII.
SEMPER ET UBIQUE
L'amour pleure en tout temps et triomphe en tout lieu.
VICTOR HUGO
A GIOVANNI CAMERANA
*
A me, stupito, apparve un giovinetto?Coronato di rose il crin ricciuto.?Mi sorrise e guardò, ma
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