cullarle sovra i flutti soavi,?Sembra che il mar domato cerchi le grandi navi.
Quel giorno, ancor più lieta, piena di gioia pura?Nuotava in alto mare in fra l'onde sicura.?Lontana assai da terra si soffermò un istante,?Tra la spuma giocò, poi senza andar più avante?Si coricò e fu immobile--bagnando l'aureo crine?Nell'acqua, che la linea sì delicata e fine?Del viso incorniciava di cristallo verdastro.?--Nel cielo s'innalzava gloriosamente l'astro?Del giorno.--Ed ella alzava al vasto firmamento?Gli occhi che d'azzurro s'empiano e di contento.
Alfin si mosse.
Allora provò una gran sorpresa:?Un giovane mai visto, con una mano tesa?Dritto verso di lei nuotava ed un delfino?Parea, maestoso qual era in suo cammino.
Veniva. Egli era bello al par d'un dio pagano.?Veniva. Ad ogni istante era meno lontano.?Avea i capelli bruni., non lunghi ed arricciati,?Da gocciole lucenti coperti ed imperlati,?Ed il suo viso imberbe più giovin dell'aprile?Era d'una bellezza perfetta e femminile.?Ei pure era sorpreso, e coi grand'occhi neri?Pieni di dolce ardore e languidi ed alteri?La contemplava fisso. A un tratto fu vicino.?--?Io ti scorsi da lungi nel raggio mattutino.?Colui che non vedevi per ammirarti accorse.?Che niuno sa nuotare al par di me...?
--?Io forse??E fuggì via. Ma rapido ei la raggiunse. Allora,?Nuotando insieme andarono uniti per brev'ora,?A forze uguali. A lei pareva fosse un gioco?E quasi senza sforzo pur lo vìnceva un poco.
Ognor s'allontanavano. Ma dopo lunghi istanti,?E stanca di guardare all'orizzonte avanti,?Ella pur si voltò, e i loro sguardi alfine?S'incontrarono. E allora le pupille divine?Nell'innocenza sua fissò sul nuotatore?E ingenua il contemplava e senz'alcun rossore.?Essi correvan sempre; ma ecco che improvviso?Una espressione strana le si dipinse in viso.?Ignota lassitudine di lei s'impadroniva,?Parca che le sue mani cercassero una riva...?Il giovin se ne avvide, e le pupille fisse?Sempre su lei: ?Sei forse un poco stanca??, disse.?--?Io? Giammai?. Ma frattanto facevansi più lenti?Mentre così dicea tutti i suoi movimenti.?In tutto lo splendore sul vastissimo piano?Il sole i rai possenti vibrava più lontano,?E quella immensità che avean dinnanzi a loro?Pareva tempestata di grosse gemme d'oro,?Ma a riposar lo sguardo, sovra le loro teste?Stendevasi tranquilla l'immensità celeste.
Senza contare il tempo andavano silenti.?Ella era tutta gaia, ma già nuotava a stenti?E si sentia contenta e un poco umiliata.?Faceasi il respir corto e la lena affannata,?Ed una man tenea sul seno palpitante,?Ed egli le chiedea sommesso, ad ogni istante,?S'ella era lassa, e sempre, sdegnosa e sorridente,?Rispondeva di no. Eppur sensibilmente?Ad ora ad or scemavano le forze sue già vinte?Ed avanzava solo a disperate spinte.?In fin le stese il braccio ed ella affranta, muta?L'afferrò febbrilmente e già quasi svenuta.?Tutta sentiasi invasa da ignoto turbamento.?L'un contro l'altro stretti andavano col vento?E i corpi si toccavano splendidamente belli?E l'aura alla fanciulla i dorati capelli?Moveva, e li spingea in opulenta massa?Sulle spalle imbrunite di lui. Ell'era lassa,?E di guardarlo in viso quasi più non osava...?Egli con occhi languidi e ardenti contemplava.
S'allungavano forse gl'istanti all'infinito,?Volavan forse l'ore?--Il tempo era smarrito.
Ell'era ognor più stanca. Il nuotator robusto?La sostenne, cingendo il suo corpo venusto,?Traendola con sè. Con forza prodigiosa?La portava qual fosse una languida rosa.
Ella avea chiuso gli occhi, e quasi inconsciente?Il cor di confidenza pieno ineffabilmente,?Spinta da irresistibile e nuovissimo istinto?Le braccia intorno al collo del giovine avea cinto.?Egli mirava l'ombra che le palpebre chiuse?Gettavan sulle guancie di pallore suffuse,?E le labbra vermiglie. E si sentìa sul petto?Le mosse di quel core a battere costretto,?E per la prima volta. Ei mormorò sommesso:?--?Io t'amo?.
Ella rispose: ?Mi salva?.
Allor più presso
A lei cui già mancava la voce egli si stese?E con le labbra ardenti le dolci labbra prese.
La fanciulla innocente serrò con infinita?Tenerezza colui che le dava la vita,?Colui ch'ella, già debole, chiamava salvatore.?E nulla ella sapeva pur sapendo l'amore.?Lo sguardo nel suo sguardo ella teneva fisso,?E in estasi novella pareale in un abisso?Cadere lentamente, nelle brame infinite,?Parean le loro bocche eternamente unite?Ed era un di quei baci che finir non si ponno.?Sembrava su lor scendere mister?oso sonno?E a un tempo li riempiva possanza sovrumana.?Egli sentiva in sè vibrar la forza arcana?D'una felicità che non avrà più fine,?Urtarsi le violenze delle gioie divine,?E allor dalla sua bocca del bacio prigioniera?Un mormorìo s'udì, una voce leggiera.
Gli augelli che passavano in ciel con l'ali aperte?Fermavansi a guardare quelle due forme incerte?E sovra il dolce gruppo circoscriveano il volo.?E quello che vedevano sembrava un corpo solo?Pien di forza e di grazia e doppio ed indiviso,?Simile a vis?one d'ignoto paradiso.?Fu un lampo. Ma rinchiuso in la breve durata?Era un eterno gaudio. Lei s'era risvegliata?E le parea risorta esser già dalla morte?E spinta nel mistero d'una novella sorte...?E s'abbrancava al giovine e lo teneva stretto.?Ma fu lui che pel
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.